Da La Repubblica del 29/06/2004

Il più alto grado della magistratura americana boccia il "diritto di guerra" per i presunti terroristi approvato dal presidente

Guantanamo, la sconfitta di Bush

La Corte Suprema: "I detenuti possono ricorrere ai tribunali ordinari"

di Vittorio Zucconi

WASHINGTON - Neppure l´11 settembre può cancellare la Costituzione. Ore 10, Washington, severa lezione di diritto e di storia a un altro Presidente americano che si credeva al di sopra della legge. Come in tutti i passaggi decisivi della democrazia americana, si deve alzare la Corte Suprema per difendere il "governo delle leggi" e ristabilire la supremazia della Costituzione sull´esecutivo. La Corte sentenzia che il trattamento dei prigionieri di Guantanamo è un abominio giuridico, prima che essere una possibile tortura fisica, e i "desaparecidos" di Campo X Ray hanno diritto a quella rappresentazione legale che il Pentagono voleva negare, per tenerli in gabbia a propria infinita discrezione. E anche negli altri due casi simili, di due detenuti per sospetto di essere "combattenti nemici" Yaser Hamdi e José Padilla, i guardiani della Costituzione hanno restituito agli arrestati quello che l´esecutivo voleva negare, il diritto al giusto processo. La stessa Corte Suprema che mandò Bush alla Casa Bianca accettando la validità della conta in Florida, oggi lo rimette al suo posto, non sopra, ma sotto la legge.

Come nello scontro del 1973 fra Nixon e il giudice Sirica che gli aveva ordinato di consegnare le registrazioni illegali dei suoi colloqui nel caso Watergate, come nel caso di Bill Clinton querelato dalla signora Jennifer Flowers che lo aveva accusato nel 1998 di molestie sessuali, una Corte Suprema ha ristabilito la sacralità del principio sul quale si regge da due secoli la democrazia americana, e che viene insegnato ai bambini delle elementari come agli studenti di giurisprudenza. Che questa è una nazione ruled by laws and not by men, governata dalle leggi e non dagli uomini. I terroristi possono avere distrutto le Torri Gemelle, ma, dice la Corte a Bush, non possono abbattere la torre della Costituzione.

Gli umiliati sostenitori del "diritto di guerra" che pretendevano di detenere indefinitamente chiunque volessero si consolano con la concessione della legittimità dell´arresto di "combattenti nemici", che la Casa Bianca ha visto riconosciuto, perché scritto in una legge passata dal Parlamento nelle ore del panico post 11 settembre e nel "Patriot Act", con misure poliziesche straordinarie. Ma il diritto di arrestare individui sospetti già esiste ed è legittimo ampliarlo nei momenti di crisi e di necessità, se il Parlamento acconsente. Il nocciolo della questione non era l´arresto, era la detenzione preventiva e sine die, di singoli "presunti terroristi", anche se cittadini americani, come José Padilla e Hamdi o di interi gruppi di persone rastrellate a mucchio durante le operazioni militari, come i 600 di Guantanamo.

L´amministrazione, con il ministro della giustizia Ashcroft e il segretario alle difesa Rumsfeld, si era aggrappata al precedente della seconda guerra mondiale quando spie naziste catturate in territorio americano furono arrestate e detenute senza processo, ma la violazione dei principi fondamentali della Costituzione spinti da questo governo era intollerabile, per magistrati che hanno un compito e uno solo, quello di misurare le sentenze dei tribunali ordinari e le leggi con il metro severo della Carta Costituzionale. Il caso di Guantanamo, come quelli di Padilla e di Hamdi, entrambi cittadini americani, non poteva reggere all´esame del "garantismo" costituzionale, al perno sul quale si regge la cultura giuridica di quello che comunemente chiamiamo Occidente, l´habeas corpus, il diritto alla protezione dalle angherie del potere politico e al ricorso legale.

E´ soltanto una coincidenza, naturalmente, il fatto che questa triplice sconfitta del frenetico, e ora lo sappiamo, "incostituzionale" giustizialismo della Casa Bianca, sia venuta nelle stesse ore in cui nelle stanze fortificate della "zona verde", il governatore Paul Bremer anticipava in una cupa cerimonia seguita dalla sua pronta fuga da Bagdad, il trasferimento della sovranità formale all´Iraq per battere sul tempo i piani del terrorismo per il 30 luglio e permettere a Bush dichiarazioni trionfali al vertice Nato. E spetterà ora ai costituzionalisti e ai giudici federali, che saranno sommersi dai ricorsi dei sequestrati di Guantanamo che chiedono di essere finalmente processati, capire l´effetto pratico delle tre sentenze sul versante giudiziario della "guerra al terrorismo". Studiare come possano essere coniugate le giuste necessità della repressione con gli imperativi della costituzione. Ma ancora una volta, l´America delle leggi, e della sua più alta magistratura, ha risposto a chi ha fiducia in essa, oltre le amministrazioni e le ideologie che passano, con una voce che sembra soltanto legale, ma contiene un severo giudizio politico. Ha detto che Bush non può pretendere di esportare la costituzione in Iraq, mentre tenta di aggirarla in casa propria.

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