Da Il Messaggero del 28/06/2004
Formigoni: non abbiamo saputo ascoltare la società
«Serve un esame di coscienza nazionale e locale. Disaffezione trasversale, non solo colpa della Lega»
di Mario Ajello
ROMA - Presidente Formigoni, Milano ha cambiato pelle?
«No. Non ha cambiato pelle».
Ma allora che cosa è successo?
«Semplicemente, una parte degli elettori del centro-destra ha voluto mandarci un segnale».
Un avviso di sfratto al governo Berlusconi?
«Non un segnale politico, visto che nessun voto alle provinciali milanesi è passato dal Polo all’Ulivo. Però gli elettori di centro-destra che hanno disertato le urne hanno voluto dire che i partiti della coalizione sono stati troppo poco uniti».
E poi?
«Ci hanno detto che dobbiamo rimboccarci le maniche».
Vi considerano ”fanagottun”, scansafatiche?
«Talvolta abbiamo dato l’impressione di rilassarci. E dobbiamo stare di più fra la gente».
Troppo distanti dalla società?
«In certi casi, sì. Io, infatti, non da oggi invoco una maggiore capacità da parte nostra di coinvolgere la gente e di ascoltarla. Questa è la politica. E questi risultati devono spingere tutti noi a fare un esame di coscienza a livello nazionale e locale».
La sconfitta è colpa della Lega?
«Le colpe sono di tutti. Con questo voto non vanno in crisi l’asse fra Forza Italia e la Lega o in generale il berlusconismo. L’Italia è un Paese moderato. Però se i partiti moderati si distraggono, allora si distraggono anche gli elettori»
Chi vi ha voltato le spalle?
«A occhio, credo che la disaffezione - sia pure modesta, perchè la Colli ha perso solo due punti - sia trasversale. Artigiani, commercianti, ceto medio, i nostri elettori normali, appartenenti a tutti i partiti della coalizione, hanno voluto dirci che c’è qualcosa che non va».
Anche nel governo Berlusconi?
«Non vedo conseguenze sul governo. Abbiamo introdotto il bipolarismo proprio per avere esecutivi più stabili e di legislatura. E un qualsiasi voto amministrativo non può, e guai se potesse, avere riflessi su Palazzo Chigi».
A Bergamo comunque il Polo ha vinto senza Lega.
«Studieremo i dati con grande attenzione. Anche da questo punto di vista».
Per le regionali del 2005, il voto odierno è un campanello d’allarme?
«E’ un bel richiamo a quelli che credono di avere il risultato già in tasca».
Lei si ricandiderà al Pirellone?
«Ma certo».
Nella sconfitta milanese anche Berlusconi ha sbagliato qualcosa o almeno si è distratto?
«Bisogna approfondire le ragioni di ciò che è accaduto. E trovare, dentro ognuno di noi, un po’ di generosità in più e di maggiore impegno».
«No. Non ha cambiato pelle».
Ma allora che cosa è successo?
«Semplicemente, una parte degli elettori del centro-destra ha voluto mandarci un segnale».
Un avviso di sfratto al governo Berlusconi?
«Non un segnale politico, visto che nessun voto alle provinciali milanesi è passato dal Polo all’Ulivo. Però gli elettori di centro-destra che hanno disertato le urne hanno voluto dire che i partiti della coalizione sono stati troppo poco uniti».
E poi?
«Ci hanno detto che dobbiamo rimboccarci le maniche».
Vi considerano ”fanagottun”, scansafatiche?
«Talvolta abbiamo dato l’impressione di rilassarci. E dobbiamo stare di più fra la gente».
Troppo distanti dalla società?
«In certi casi, sì. Io, infatti, non da oggi invoco una maggiore capacità da parte nostra di coinvolgere la gente e di ascoltarla. Questa è la politica. E questi risultati devono spingere tutti noi a fare un esame di coscienza a livello nazionale e locale».
La sconfitta è colpa della Lega?
«Le colpe sono di tutti. Con questo voto non vanno in crisi l’asse fra Forza Italia e la Lega o in generale il berlusconismo. L’Italia è un Paese moderato. Però se i partiti moderati si distraggono, allora si distraggono anche gli elettori»
Chi vi ha voltato le spalle?
«A occhio, credo che la disaffezione - sia pure modesta, perchè la Colli ha perso solo due punti - sia trasversale. Artigiani, commercianti, ceto medio, i nostri elettori normali, appartenenti a tutti i partiti della coalizione, hanno voluto dirci che c’è qualcosa che non va».
Anche nel governo Berlusconi?
«Non vedo conseguenze sul governo. Abbiamo introdotto il bipolarismo proprio per avere esecutivi più stabili e di legislatura. E un qualsiasi voto amministrativo non può, e guai se potesse, avere riflessi su Palazzo Chigi».
A Bergamo comunque il Polo ha vinto senza Lega.
«Studieremo i dati con grande attenzione. Anche da questo punto di vista».
Per le regionali del 2005, il voto odierno è un campanello d’allarme?
«E’ un bel richiamo a quelli che credono di avere il risultato già in tasca».
Lei si ricandiderà al Pirellone?
«Ma certo».
Nella sconfitta milanese anche Berlusconi ha sbagliato qualcosa o almeno si è distratto?
«Bisogna approfondire le ragioni di ciò che è accaduto. E trovare, dentro ognuno di noi, un po’ di generosità in più e di maggiore impegno».
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
su The Economist del 21/04/2005
di Barbara McMahon su The Guardian del 18/04/2005
di Ilvo Diamanti su La Repubblica del 17/04/2005
In biblioteca
di AA.VV.
Reality Book, 2006
Reality Book, 2006
di AA.VV.
Contemporanea Editore, 2006
Contemporanea Editore, 2006