Da La Repubblica del 26/06/2004
In molte zone il culto è vietato, in altre i seguaci di Cristo sono accusati di proselitismo: nel mirino dei fondamentalisti chiese e missionari
Cristiani sotto attacco in tutto il mondo
Persecuzioni e minacce soprattutto in Asia e nei paesi islamici
In Laos molte persone sono state imprigionate e spinte a rinunciare alla loro fede
In Birmania il governo offre favori e denaro a chi lascia la Chiesa e torna al buddhismo
di Marco Politi
ROMA - Cristiani nel mirino. Il Rapporto 2004 sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato dall´Acs («Aiuto alla Chiesa che soffre»), mostra un´ondata di astio, violenze, intolleranza, azioni minacciose fino all´omicidio che colpiscono cattolici e protestanti in varie parti del mondo: specie in Asia e in alcuni paesi islamici. E´ come se la ruota della storia avesse cominciato a girare all´incontrario. Gruppi e comunità cristiane, che tre secoli fa avevano iniziato fiduciosi la loro marcia di espansione attraverso il globo terraqueo al seguito di mercanti, soldati e funzionari, si ritrovano oggi sulla difensiva di fronte all´esplodere di fondamentalismi e ultra-nazionalismi. Si moltiplicano le situazioni in cui i seguaci di Cristo vengono considerati un elemento estraneo, se non una vera e propria infezione del corpo di un´etnia o di una compagine sociale e statale.
Il Laos lo afferma esplicitamente: il cristianesimo è una «religione straniera imperialista» e di stagione in stagione cristiani vengono picchiati, imprigionati, torturati perché non firmano il documento di «rinuncia volontaria» alla propria fede. Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di Acs, mette in guardia dal contare solo morti e martiri. Di stragi ce ne sono state meno nel 2003 rispetto al 2002, ma è il quadro complessivo di intolleranza e rigetto che preoccupa. In Arabia saudita la repressione di ogni forma di culto non-islamica persiste. Nel Brunei è vietato - come nella grande maggioranza dei paesi arabi - il proselitismo tra i musulmani. Nel Buthan è proibito dal 2000 il culto pubblico dei cristiani. In Indonesia continuano le distruzioni di chiese da parte dei fondamentalisti musulmani. In Birmania il regime offre incentivi ai cristiani che ritornano al buddismo (ma perseguita con eguale impegno anche i musulmani). In Pakistan torture e arresti ai danni dei cristiani avvengono sotto pretesto di una presunta violazione del reato di «blasfemia». In India prosegue la campagna d´odio lanciata dai fanatici induisti contro le più diverse comunità cristiane accusate di forzare le conversioni. E´ simbolico l´attacco di un gruppo estremista contro la Pata Fellowship Church del villaggio di Patapaypangara, culminato con la distruzione della chiesa e il tentativo di mettere sull´altare una statua di divinità indù. In Somalia, dove il 5 ottobre scorso fu uccisa la missionaria laica Annalena Tonelli, è proibita qualsiasi forma di proselitismo, mentre in Algeria il fondamentalismo islamico colpisce soprattutto i musulmani moderati e laici.
Nel quadro spiccano i sussulti sanguinosi che si verificano in Nigeria e in Sudan, dove odio religioso e odio etnico formano una miscela politicamente esplosiva. Non ideologica, ma motivata dalla preoccupazione nuda e cruda dell´establishment partitico di mantenere la propria supremazia, appare di converso la politica sistematicamente vessatoria delle autorità cinesi nei confronti delle comunità cattoliche che dichiarano esplicitamente il loro legame con la Santa Sede. Padre Cervellera, direttore di Asia News, riporta che il regime consente oggi scuole private straniere, «ma non religiose». Così come a Cuba i conflitti riguardano il governo e la dissidenza cattolica o l´episcopato per quanto riguarda la richiesta di una riforma politica generale, ma non investono la libertà di culto della popolazione.
D´altro lato, dopo l´attacco alle Torri Gemelle qualcosa è cambiato in peggio anche negli Usa, paese notoriamente tollerante. Il Consiglio delle relazioni americano-islamiche denuncia che nel corso del 2003 le aggressioni contro i musulmani sono aumentate del 70 per cento sino a raggiungere quota 1.019 tra incidenti e manifestazioni di violenza.
Eppure si fanno strada anche esperienze positive. In molti stati ex sovietici o dell´est europeo la libertà religiosa è stata più o meno restaurata. E qualcosa di importante sta avvenendo anche in alcuni paesi arabi. In Qatar si è tenuta il mese scorso un´importante conferenza islamo-cristiana. E persino nell´Arabia saudita, racconta Camille Eid, uno dei massimi esperti sulla situazione religiosa nei paesi musulmani, si manifestano segni di novità: «Alcuni intellettuali coraggiosi hanno chiesto la riforma dei testi scolastici che denigrano i miscredenti».
Chi è libero, tuttavia, a volte diventa prepotente. In Croazia i vescovi cattolici hanno bloccato l´introduzione nelle scuole dell´insegnamento di yoga.
Il Laos lo afferma esplicitamente: il cristianesimo è una «religione straniera imperialista» e di stagione in stagione cristiani vengono picchiati, imprigionati, torturati perché non firmano il documento di «rinuncia volontaria» alla propria fede. Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di Acs, mette in guardia dal contare solo morti e martiri. Di stragi ce ne sono state meno nel 2003 rispetto al 2002, ma è il quadro complessivo di intolleranza e rigetto che preoccupa. In Arabia saudita la repressione di ogni forma di culto non-islamica persiste. Nel Brunei è vietato - come nella grande maggioranza dei paesi arabi - il proselitismo tra i musulmani. Nel Buthan è proibito dal 2000 il culto pubblico dei cristiani. In Indonesia continuano le distruzioni di chiese da parte dei fondamentalisti musulmani. In Birmania il regime offre incentivi ai cristiani che ritornano al buddismo (ma perseguita con eguale impegno anche i musulmani). In Pakistan torture e arresti ai danni dei cristiani avvengono sotto pretesto di una presunta violazione del reato di «blasfemia». In India prosegue la campagna d´odio lanciata dai fanatici induisti contro le più diverse comunità cristiane accusate di forzare le conversioni. E´ simbolico l´attacco di un gruppo estremista contro la Pata Fellowship Church del villaggio di Patapaypangara, culminato con la distruzione della chiesa e il tentativo di mettere sull´altare una statua di divinità indù. In Somalia, dove il 5 ottobre scorso fu uccisa la missionaria laica Annalena Tonelli, è proibita qualsiasi forma di proselitismo, mentre in Algeria il fondamentalismo islamico colpisce soprattutto i musulmani moderati e laici.
Nel quadro spiccano i sussulti sanguinosi che si verificano in Nigeria e in Sudan, dove odio religioso e odio etnico formano una miscela politicamente esplosiva. Non ideologica, ma motivata dalla preoccupazione nuda e cruda dell´establishment partitico di mantenere la propria supremazia, appare di converso la politica sistematicamente vessatoria delle autorità cinesi nei confronti delle comunità cattoliche che dichiarano esplicitamente il loro legame con la Santa Sede. Padre Cervellera, direttore di Asia News, riporta che il regime consente oggi scuole private straniere, «ma non religiose». Così come a Cuba i conflitti riguardano il governo e la dissidenza cattolica o l´episcopato per quanto riguarda la richiesta di una riforma politica generale, ma non investono la libertà di culto della popolazione.
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