Da Corriere della Sera del 17/06/2004
«In crociera nello spazio. Per affari»
Burt Rutan: inizia l’era del turismo extraterrestre. Primo lancio privato oltre l’atmosfera
di Giovanni Caprara
La sfida è fissata per lunedì 21 giugno. Burt Rutan, il più famoso progettista aeronautico del mondo e fondatore del società Scaled composites, collauderà nel cielo della California il suo primo veicolo spaziale, lo SpaceShipOne. Proverà a farlo salire a cento chilometri di altezza, ai confini dell’atmosfera, e se tutto andrà bene avrà buone prospettive per vincere quello che sta diventando il premio del secolo: l’Ansari X Prize, da dieci milioni di dollari. Sette scommettitori su dieci puntano già su di lui. A fare storia, comunque, non è tanto la montagna di dollari in palio, ma il fatto che l’insolita competizione quasi extraterrestre vuole aprire le porte dello spazio ai privati. E se, come prima seducente meta, si punta al turismo spaziale, in realtà si intende andare oltre, nel mondo degli affari cosmici. «Il nostro obiettivo - dice Rutan - è dimostrare che missioni spaziali umane non governative sono non soltanto possibili, ma possono anche essere condotte a basso prezzo, in modo molto economico se confrontato alle multimiliardarie missioni delle Agenzie di Stato. E in grande sicurezza, naturalmente. Guardando al futuro, entro un decennio le persone normali come noi, al costo di una crociera di lusso, potranno permettersi l’esperienza di un volo nel cielo nero, oltre l’atmosfera, provando il brivido e il piacere di pochi minuti di assenza di gravità, avvertendo una leggerezza incredibile perché il corpo ha perso il suo peso. E poi seguirà l’emozione del rientro con l’astronave che frena la corsa improvvisamente, mentre sentiamo le membra ridiventare pesanti».
L’Ansari X Prize è stato bandito nel 1996 da Peter Diamandis, un eclettico ingegnere, uomo d’affari, scienziato. Tutto nasce a Saint Louis per ricordare l’altro celebre premio nato negli Stati Uniti negli Anni Venti del secolo scorso, l’Orteig Prize di 25 mila dollari che portò Charles Lindberg con il monoplano «Spirit of St. Louis» a trasvolare per la prima volta nel 1927 l’Oceano Atlantico tra New York e Parigi, dimostrando che pensare ai voli commerciali tra i continenti non era più una follia.
Ora si vola molto più in alto ma con lo stesso intendimento. A crederci prima di tutto sono i sostenitori del premio: dalla famiglia Ansari che, grazie alla sua lucrosa quota multimilionaria, si è conquistata il diritto di battezzare la competizione con il proprio nome, a Paul Allen, co-fondatore di Microsoft e già sponsor del grande radiotelescopio in costruzione per cercare voci intelligenti dalle spazio. E poi ci sono banche e anche personaggi affascinati dalla storica sfida come gli scrittori Tom Clancy e Arthur C. Clake o l’attore Tom Hanks. Ventiquattro team si contenderanno la vittoria nel cielo del Nuovo Messico, lo Stato che ha appena vinto la contesa con la Florida per ospitare l’evento previsto nei prossimi mesi. La maggior parte sono americani, ma ci sono pure canadesi, inglesi, israeliani e rumeni.
Finora, però, la licenza della Federal aviation administration per far volare un’astronave l’hanno ottenuta solo Burt Rutan e Jeff Greason della XCor, anche lui in pista per i voli cosmici privati pur non avendo ancora formalmente dichiarato di voler partecipare all’X Prize. Il «DaVinci Projet» canadese l’ha ricevuta, invece, dal suo governo. Conquisterà l’ambito premio chi dimostrerà di saper volare due volte nell’arco di due settimane con tre persone a bordo, pilota compreso, sino a cento chilometri d’altezza.
«Abbiamo iniziato a pensare al nostro veicolo SpaceShipOne nel 1996 - racconta Rutan, già celebre per aver ideato l’aereo Voyager che compì il giro del mondo senza scalo - ma è rimasto segreto sino all’anno scorso costruendo nel frattempo l’aereo madre White Knight, che lo porterà a 15 chilometri d’altezza agganciato sotto la sua fusliera. Qui si staccherà e accendendo il motore a razzo salirà verso la quota stabilita, dove il cielo è nero. Se avremo successo, il nostro progetto suonerà come il rinascimento del volo spaziale. Questo momento è paragonabile agli anni tra il 1908 e 1912 quando si è passati da una decina di piloti a centinaia di aerei e piloti. Ora - continua Rutan - dobbiamo disporre finalmente di veicoli cosmici capaci di uscire con facilità dalla Terra per ispirare il futuro dei giovani, dimostrando che i sogni sono realizzabili, che anche gli obiettivi più ardui sono raggiungibili e che possono guidare ed essere protagonisti delle future esplorazioni e delle grandi scoperte».
E dietro al grande ideale si intravvede il grande business che finora le agenzia spaziali governative non sono riuscite ad accendere, salvo l’eccezione delle telecomunicazioni via satellite. «A parte il brivido di un’esperienza turistica - aggiunge Jeff Greason presidente di XCor - puntiamo soprattutto al lancio economico di piccoli satelliti in orbita di cui ci sarà sempre più bisogno e al trasporto rapido e a basso costo di merci fra i continenti. Per i turisti oggi un volo nello spazio costa 20 milioni di dollari: noi lo offriremo a 25 mila dollari».
L’Ansari X Prize è stato bandito nel 1996 da Peter Diamandis, un eclettico ingegnere, uomo d’affari, scienziato. Tutto nasce a Saint Louis per ricordare l’altro celebre premio nato negli Stati Uniti negli Anni Venti del secolo scorso, l’Orteig Prize di 25 mila dollari che portò Charles Lindberg con il monoplano «Spirit of St. Louis» a trasvolare per la prima volta nel 1927 l’Oceano Atlantico tra New York e Parigi, dimostrando che pensare ai voli commerciali tra i continenti non era più una follia.
Ora si vola molto più in alto ma con lo stesso intendimento. A crederci prima di tutto sono i sostenitori del premio: dalla famiglia Ansari che, grazie alla sua lucrosa quota multimilionaria, si è conquistata il diritto di battezzare la competizione con il proprio nome, a Paul Allen, co-fondatore di Microsoft e già sponsor del grande radiotelescopio in costruzione per cercare voci intelligenti dalle spazio. E poi ci sono banche e anche personaggi affascinati dalla storica sfida come gli scrittori Tom Clancy e Arthur C. Clake o l’attore Tom Hanks. Ventiquattro team si contenderanno la vittoria nel cielo del Nuovo Messico, lo Stato che ha appena vinto la contesa con la Florida per ospitare l’evento previsto nei prossimi mesi. La maggior parte sono americani, ma ci sono pure canadesi, inglesi, israeliani e rumeni.
Finora, però, la licenza della Federal aviation administration per far volare un’astronave l’hanno ottenuta solo Burt Rutan e Jeff Greason della XCor, anche lui in pista per i voli cosmici privati pur non avendo ancora formalmente dichiarato di voler partecipare all’X Prize. Il «DaVinci Projet» canadese l’ha ricevuta, invece, dal suo governo. Conquisterà l’ambito premio chi dimostrerà di saper volare due volte nell’arco di due settimane con tre persone a bordo, pilota compreso, sino a cento chilometri d’altezza.
«Abbiamo iniziato a pensare al nostro veicolo SpaceShipOne nel 1996 - racconta Rutan, già celebre per aver ideato l’aereo Voyager che compì il giro del mondo senza scalo - ma è rimasto segreto sino all’anno scorso costruendo nel frattempo l’aereo madre White Knight, che lo porterà a 15 chilometri d’altezza agganciato sotto la sua fusliera. Qui si staccherà e accendendo il motore a razzo salirà verso la quota stabilita, dove il cielo è nero. Se avremo successo, il nostro progetto suonerà come il rinascimento del volo spaziale. Questo momento è paragonabile agli anni tra il 1908 e 1912 quando si è passati da una decina di piloti a centinaia di aerei e piloti. Ora - continua Rutan - dobbiamo disporre finalmente di veicoli cosmici capaci di uscire con facilità dalla Terra per ispirare il futuro dei giovani, dimostrando che i sogni sono realizzabili, che anche gli obiettivi più ardui sono raggiungibili e che possono guidare ed essere protagonisti delle future esplorazioni e delle grandi scoperte».
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