Da Corriere della Sera del 14/06/2004

Zapatero ottiene la conferma. Ma il Partito popolare tiene

I socialisti hanno vinto col 43 per cento dei voti contro il 41 per cento del centrodestra

di Mino Vignolo

MADRID - Il partito socialista del premier Rodriguez Zapatero ha vinto le elezioni europee ottenendo il 43,33 dei voti (25 seggi) contro il 41,27% (23 seggi) del partito popolare, il partito dell'ex capo del governo Aznar. Per il partito socialista (Psoe) è stata una conferma della sua vittoria a sorpresa alle legislative del 14 marzo e in certo modo anche una conferma che al risultato di quel giorno aveva contribuito molto il rigetto all'appoggio del governo Aznar alla guerra in Iraq, oltre che lo stato di choc dovuto agli attentati di Madrid.

Hanno votato il 45,99% degli elettori contro il 63,05% del 1999. Gli altri seggi di eurodeputato si ripartiscono fra una coalizione di partiti nazionalisti baschi, catalani e galiziani (3 seggi), la coalizione comunisti-ecologisti (2 seggi) e la coalizione di partiti regionalisti Europa de los Pueblos (1 seggio).

Ieri si è votato ad appena tre mesi dal massacro di Madrid, dalla vittoria inaspettata del partito socialista. Gli attentati avevano trasformato il paesaggio politico. Mai elezioni europee si sono disputate a così breve distanza dalle elezioni generali e mai erano state presentate come una seconda tornata di un voto avvenuto in drammatiche circostanze. I socialisti volevano provare che a portarli al potere era stato il bisogno profondo di cambiamento, non soltanto l'emozione e l'indignazione del momento scatenata da una cattiva gestione dell'informazione del governo nei due giorni successivi agli attentati. Dato vincitore in tutti i sondaggi, il PP si era intestardito nella difesa della pista del terrorismo basco anche quando tutti gli elementi dell'investigazione concentravano i sospetti sull'islamismo radicale.

La pista islamista era imbarazzante per il PP perché riportava al centro del dibattito la partecipazione militare spagnola nell'avventura irachena. Il governo popolare aveva sostenuto la guerra contro il parere della stragrande maggioranza della opinione pubblica spagnola. Il risultato è stato la mobilitazione dell'elettorato di sinistra che in altre circostanze si sarebbe astenuto e la concentrazione del «voto utile» su Zapatero.

Il castigo delle urne al PP è stato senza appello. I popolari hanno mal digerito la sconfitta e la hanno attribuita alla manipolazione mediatica dello choc emotivo. Nella campagna elettorale i suoi dirigenti hanno cercato di convincere i cittadini che la sconfitta del 14 marzo era reversibile e che si doveva, in gran parte, al gioco sporco dei socialisti. L'Iraq, molto più dell'Europa che pure fra Costituzione e ampliamento sta vivendo un momento delicato, ha dominato la campagna. Il Psoe ha cercato di trasformare il voto in un plebiscito sul ritiro delle truppe spagnole, una mossa controversa, soprattutto per i tempi accelerati impressi dal premier Zapatero, che però è appoggiata dall’80% degli spagnoli. Il capo del governo ha già riportato a casa tutti i 1300 militari. Simbolicamente ha aperto la legislatura con una promessa elettorale mantenuta. Con un occhio rivolto alle europee di ieri. Il giovane capo del governo ha sfruttato la carta Iraq in campagna. A Valencia a gente preoccupata per la scarsità di acqua ha dichiarato: «Se sono stato capace di riportare a casa i soldati dall'Iraq, ed era difficile, come non potrò portare l'acqua a Valencia?». Anche l'insufficienza delle falde acquifere della terza città di Spagna è stata l'occasione per agitare lo spauracchio della guerra di Iraq. La foto delle Azzorre, con Aznar terzo uomo dietro le stelle Bush e Blair, è stata sbandierata più volte dai socialisti mentre è stata notata l'assenza dell'ex-premier, che oggi non fa guadagnare voti, durante l'intera campagna. Soltanto sul finire i popolari sono stati aiutati dall'anniversario dello sbarco in Normandia e dalla risoluzione dell'Onu che ha dato in extremis ai popolari un’arma utile per controbattere l'«irachizzazione» della campagna elettorale socialista. Il PP ha avuto buon gioco nel criticare la fretta dimostrata da Zapatero che aveva parlato di un ritiro se entro il 30 giugno non vi fosse stata una risoluzione dell'Onu.

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