Da La Repubblica del 14/06/2004

L´Ukip terzo partito britannico, le due principali formazioni non arrivano al 50 per cento

Trionfa la destra anti-Ue tracollo di Labour e Tory

di Enrico Franceschini

LONDRA - Brutte notizie per quasi tutti: per i laburisti che scendono sempre più in basso, per i conservatori che vedono evaporare l´avanzata delle amministrative, per i liberal-democratici che passano dall´inebriante secondo al deludente quarto posto nella "classifica" dei partiti nazionali. Brutte notizie per l´Europa, cui giunge da Londra un rifiuto sempre più netto delle sue istituzioni e iniziative. Buone notizie, viceversa, per l´UKip, l´United Kingdom Independence Party, partito per l´indipendenza del Regno Unito, il cui programma si riassume nel nome: portare il paese all´indipendenza, ovvero fuori dall´Unione Europea.

Il verdetto delle elezioni europee in Gran Bretagna, secondo il primo exit-poll della rete televisiva Sky, è il seguente: laburisti 22 per cento, conservatori 22, UKip 20, lib-dem 14. Qualcuno predice che alla fine il partito indipendentista anti-europeo potrebbe addirittura prendere più voti di tutti. In ogni caso Labour e Tory, messi insieme, sarebbero sotto il 50 per cento dei voti: la prima volta che succede nella storia moderna britannica. Il Labour continua il declino registrato nelle amministrative, i cui risultati erano noti da giovedì: nel voto per i poteri locali aveva preso il 26 per cento, ora scende al 22, gli resta ormai poco più di un quinto dell´elettorato. I Tory, che nelle amministrative erano balzati in testa con il 38 per cento dei voi, crollano al 22. Il diverso andamento tra le due votazioni si spiega con l´UKip, che non gareggiava nelle amministrative ma soltanto nelle europee. Quello che cinque anni fa era un partitino sconosciuto ora è il terzo (o secondo, o perfino primo) partito nazionale. Il motivo: un programma violentemente anti-europeo. Se i Tory sono euroscettici, dicendo no all´euro, no alla Costituzione europea, ma sì alla Ue, l´Ukip dice no anche alla Ue, predicando l´immediata secessione dall´Europa. Un messaggio molto preoccupante per l´Unione dei 25, e per Blair: il primo ministro voleva adottare l´euro e ha dovuto rinunciarvi, voleva aderire alla costituzione con un "sì" della camera dei Comuni e ha dovuto indire un referendum popolare che ora rischia di perdere, nel qual caso la Gran Bretagna sarebbe fuori dall´Europa, tornando all´isolazionismo di trent´anni or sono.

Più in generale, il responso delle urne, completato dai risultati delle europee, rappresenta il più grave rovescio subito da Tony Blair da quando è al potere. La stampa britannica scrive che forse il premier pronuncerà un "mea culpa" sulla guerra in Iraq, causa principale della batosta. Come che sia, nel Labour tira aria di rivolta. Dice Gordon Brown, cancelliere dello Scacchiere (ministro del Tesoro), rivale di Blair nel partito e da anni candidato a rimpiazzarlo: «In parte la sconfitta è un normale effetto delle elezioni di metà mandato. In parte, come ammette lo stesso Blair, deriva dai dubbi sulla nostra politica in Iraq. La lezione da trarne è lavorare di più, ascoltare l´elettorato e riflettere su quanto è accaduto». Sembra un appello a cambiare qualcosa: la politica sull´Iraq, il leader del Labour, o entrambi.

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