Da La Repubblica del 12/06/2004
Vw produrrà componenti ad Abu Dhabi per risparmiare sul petrolio
Berlino, voglia di nucleare e Volkaswagen "emigra"
di Andrea Tarquini
BERLINO - Il caro-petrolio spinge la Germania a ridiscutere le grandi scelte sull´energia e sulla politica industriale. E il nucleare, il cui rifiuto è stato fino ad oggi un elemento costitutivo della vittoria delle sinistre di Schroeder e Fischer e del loro programma di governo, torna in ballo. L´opposizione conservatrice e gli ambienti economici chiedono a gran voce alla sinistra di rivedere l´addio soft all´uso civile dell´energia atomica. Il dibattito coinvolge i media e spacca il paese. Intanto le grandi aziende, spaventate dal decollo dei costi energetici e dal crollo del mercato dell´auto, studiano soluzioni d´emergenza. Volkswagen, primo costruttore europeo dell´automobile, pensa allo spostamento di parte della produzione ad Abu Dhabi, dove petrolio e quindi energia elettrica costano almeno il 30% in meno che in Europa.
«Nucleare? Grazie», diceva l´ultima copertina del settimanale Stern, riproducendo ironicamente lo storico manifesto dei Verdi col sole che ride, ma con la parola «no» prima di «grazie» cancellata. Il premier conservatore bavarese Edmund Stoiber, da sempre un falco pro-atomo, ha proposto di progettare la costruzione di nuove centrali, se il fabbisogno energetico lo richiederà. I produttori di impianti atomici - in prima fila Siemens, che lavora insieme ai francesi di Framatome - e le aziende del ramo energetico fiutano contratti miliardari. «Cinque nuove centrali entro il 2020 non sarebbero un´idea insensata», afferma Ralf Gueldner di Framatome-Germania. «Nulla è irreversibile in politica», aggiunge Walter Hohlefelder, presidente del colosso energetico E-On.
Per il governo è un tema scottante. La legge e l´accordo con i produttori sull´addio dolce al nucleare è un pilastro strategico dei rosso-verdi. Legge e accordo prevedono la chiusura a tappe di qui al 2021 dei diciotto reattori nucleari che attualmente forniscono circa un terzo del fabbisogno energetico nazionale. Il cancelliere Schroeder esclude un ritorno all´atomo per scongiurare una rottura con i Verdi e una crisi di governo. Ma ammette che «ridurre la dipendenza dal petrolio è prioritario e urgente» e vuole puntare su uno sviluppo accelerato delle energie alternative: eolica, solare, geotermica. E su nuove norme Ue per auto più ecologiche, da premiare con incentivi fiscali. La paura di incidenti o di attentati e il problema delle scorie restano una grave controindicazione, ma il dubbio sull´addio all´atomo contagia però anche il partito del cancelliere, la Spd. Su questo sfondo si colloca la sortita del presidente di Volkswagen, Bernd Pischetsrieder: Vw, che sta trattando per cedere il 10% del suo pacchetto ad Abu Dhabi, pensa di trasferirvi parte della produzione. I costi dell´energia, ha detto Pischetsrieder al Financial Times, sono sempre più decisivi nella componentistica delle auto moderne, e la casa non può ignorare il problema.
«Nucleare? Grazie», diceva l´ultima copertina del settimanale Stern, riproducendo ironicamente lo storico manifesto dei Verdi col sole che ride, ma con la parola «no» prima di «grazie» cancellata. Il premier conservatore bavarese Edmund Stoiber, da sempre un falco pro-atomo, ha proposto di progettare la costruzione di nuove centrali, se il fabbisogno energetico lo richiederà. I produttori di impianti atomici - in prima fila Siemens, che lavora insieme ai francesi di Framatome - e le aziende del ramo energetico fiutano contratti miliardari. «Cinque nuove centrali entro il 2020 non sarebbero un´idea insensata», afferma Ralf Gueldner di Framatome-Germania. «Nulla è irreversibile in politica», aggiunge Walter Hohlefelder, presidente del colosso energetico E-On.
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