Da La Repubblica del 12/06/2004
L´invasione del premier
di Edmondo Berselli
Dicono i laudatores più espliciti che il governo, con i 57 milioni di sms per ricordare agli smemorati che oggi e domani si vota, ha dimostrato una fantasia mediatica infinitamente superiore a quella degli oppositori. In realtà la potenza di Silvio Berlusconi si era già vista in tutto il suo splendore con l´occupazione unilaterale dei teleschermi nella serata della liberazione degli ostaggi; mentre ieri sera lo show è proseguito sul Tg1 e soprattutto con una fluviale esternazione al Tg5, in cui Berlusconi ha concluso la sua personale campagna di candidato di Forza Italia, non eleggibile ma onnipresente, con la rinnovata promessa di tagliare le tasse a partire dal 2005 e qualche couplet dei suoi, tipo «vinca il migliore, cioè io».
Per riapparire poi da Pierluigi Battista, a Batti e ribatti, in un micidiale incrocio di reti e programmi tale da renderlo ineluttabile per qualsiasi famiglia.
Ma la televisione è Berlusconi, e Berlusconi è la televisione. Berlusconi è il monopolio, l´antenna, il tubo catodico e lo schermo al plasma. Quindi non c´è da sorprendersi se usa la tv come uno strumento tutto suo, una prolunga eterea della sua personalità pubblica, un campo privato di esercitazione politica. Al massimo ci si può indignare, mostrare insofferenza, votargli contro. Oppure si può rimpiangere il fatto che non sia stato fatto nulla, niente di niente, quando era possibile, per impedire questo connubio distorsivo di interessi personali e di interessi politici e pubblici.
Ma se a tutto questo si aggiunge la faccenda degli sms, siamo alla goccia che fa tracimare il monopolio. Perché è vero che c´è una legge che autorizza il governo a comunicare via telefonino nel caso di calamità naturali o di questioni di ordine pubblico (quelle evocate da Gianfranco Fini per giustificare gli sms, spediti per segnalare che si vota anche di sabato e per scongiurare l´affollamento ai seggi domenica). Tuttavia a osservare l´effetto che faceva l´intestazione della presidenza del Consiglio sui volti allibiti di chi riceveva i primi messaggini e guardava il display, si capiva immediatamente che la prima impressione era qualcosa fra la sorpresa e l´inquietudine.
Perché è vero che l´informazione era neutra, non propagandistica. Ma sappiamo che i sondaggisti per le elezioni europee avevano individuato lo schema: «La gente vota, Berlusconi tiene; la gente non vota, Berlusconi perde». Lo spirito dell´invito a votare era quindi meno neutro della sua lettera. Tanto più che per ogni italiano possessore di cellulare la presidenza del Consiglio non significa un´istituzione fra le altre, bensì Lui, Silvio Berlusconi. È stato Giuliano Ferrara a teorizzarlo. Berlusconi non è il presidente del Consiglio, non è un uomo politico, è "Berlusconi", una figura irripetibile, unica anche nell´uso un po´ comico del doppiopetto senza cravatta al G8, dopo l´invito di George W. Bush a vestire casual.
E allora l´identificazione totale fra l´istituzione e il personaggio, fra Palazzo Chigi e Berlusconi, determina in chi riceve l´sms della presidenza del Consiglio un effetto particolare: non tanto la sindrome del Grande fratello quanto la sensazione di un´intrusione. Fastidiosa per chi è già sommerso da messaggi e telefonate, e tale comunque da suggerire un reply immediato di insulti, un vaff. elettronico, se non fosse che il numero all´origine è disattivato e nessuna risposta è possibile.
Già Berlusconi ci ha inflitto in passato il rotocalco Una storia italiana, l´euroconvertitore con la lettera di accompagnamento che ha imposto il tormentone sulla "cara vecchia lira", poi il libretto blu sui risultati del suo governo. Adesso l´ubiquità televisiva e i messaggini, fatti echeggiare in viva voce anche nelle sale degli aeroporti, "in collaborazione con l´Aviazione civile". Tutto regolare. Normale anche che Berlusconi abbia inventato lo spamming telefonico (per chi non usa il computer, lo spamming è l´invio per e-mail di messaggi non richiesti). Normale che invada la privacy, normale il decreto d´urgenza del ministro Pisanu. Tutto normale: informazioni indesiderate, boutade televisive imposte all´ora di cena, sms intrusivi. Forse la presidenza del Consiglio, cioè Lui, Silvio Berlusconi, ha inventato qualcosa di ultramoderno: l´intrusione elettronica totale, l´imposizione di sé attraverso tutti i canali della comunicazione, insomma, il super-spamming.
Per riapparire poi da Pierluigi Battista, a Batti e ribatti, in un micidiale incrocio di reti e programmi tale da renderlo ineluttabile per qualsiasi famiglia.
Ma la televisione è Berlusconi, e Berlusconi è la televisione. Berlusconi è il monopolio, l´antenna, il tubo catodico e lo schermo al plasma. Quindi non c´è da sorprendersi se usa la tv come uno strumento tutto suo, una prolunga eterea della sua personalità pubblica, un campo privato di esercitazione politica. Al massimo ci si può indignare, mostrare insofferenza, votargli contro. Oppure si può rimpiangere il fatto che non sia stato fatto nulla, niente di niente, quando era possibile, per impedire questo connubio distorsivo di interessi personali e di interessi politici e pubblici.
Ma se a tutto questo si aggiunge la faccenda degli sms, siamo alla goccia che fa tracimare il monopolio. Perché è vero che c´è una legge che autorizza il governo a comunicare via telefonino nel caso di calamità naturali o di questioni di ordine pubblico (quelle evocate da Gianfranco Fini per giustificare gli sms, spediti per segnalare che si vota anche di sabato e per scongiurare l´affollamento ai seggi domenica). Tuttavia a osservare l´effetto che faceva l´intestazione della presidenza del Consiglio sui volti allibiti di chi riceveva i primi messaggini e guardava il display, si capiva immediatamente che la prima impressione era qualcosa fra la sorpresa e l´inquietudine.
Perché è vero che l´informazione era neutra, non propagandistica. Ma sappiamo che i sondaggisti per le elezioni europee avevano individuato lo schema: «La gente vota, Berlusconi tiene; la gente non vota, Berlusconi perde». Lo spirito dell´invito a votare era quindi meno neutro della sua lettera. Tanto più che per ogni italiano possessore di cellulare la presidenza del Consiglio non significa un´istituzione fra le altre, bensì Lui, Silvio Berlusconi. È stato Giuliano Ferrara a teorizzarlo. Berlusconi non è il presidente del Consiglio, non è un uomo politico, è "Berlusconi", una figura irripetibile, unica anche nell´uso un po´ comico del doppiopetto senza cravatta al G8, dopo l´invito di George W. Bush a vestire casual.
E allora l´identificazione totale fra l´istituzione e il personaggio, fra Palazzo Chigi e Berlusconi, determina in chi riceve l´sms della presidenza del Consiglio un effetto particolare: non tanto la sindrome del Grande fratello quanto la sensazione di un´intrusione. Fastidiosa per chi è già sommerso da messaggi e telefonate, e tale comunque da suggerire un reply immediato di insulti, un vaff. elettronico, se non fosse che il numero all´origine è disattivato e nessuna risposta è possibile.
Già Berlusconi ci ha inflitto in passato il rotocalco Una storia italiana, l´euroconvertitore con la lettera di accompagnamento che ha imposto il tormentone sulla "cara vecchia lira", poi il libretto blu sui risultati del suo governo. Adesso l´ubiquità televisiva e i messaggini, fatti echeggiare in viva voce anche nelle sale degli aeroporti, "in collaborazione con l´Aviazione civile". Tutto regolare. Normale anche che Berlusconi abbia inventato lo spamming telefonico (per chi non usa il computer, lo spamming è l´invio per e-mail di messaggi non richiesti). Normale che invada la privacy, normale il decreto d´urgenza del ministro Pisanu. Tutto normale: informazioni indesiderate, boutade televisive imposte all´ora di cena, sms intrusivi. Forse la presidenza del Consiglio, cioè Lui, Silvio Berlusconi, ha inventato qualcosa di ultramoderno: l´intrusione elettronica totale, l´imposizione di sé attraverso tutti i canali della comunicazione, insomma, il super-spamming.
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