Da La Repubblica del 05/06/2004

Offerta all´Europa

di Alberto Flores D'Arcais

GEORGE W. Bush sbarca in Europa e nel weekend tra Roma e Parigi offre un "regalo" inaspettato agli alleati di provata fedeltà come agli "avversari" riottosi della old Europe: quello di una nuova risoluzione che metta d´accordo tutti, che sia la base di una "carta dell´Onu" per dare il via al nuovo Iraq libero e democratico. Un documento che sancisce il diritto del popolo iracheno a «scegliersi liberamente il proprio futuro e a controllare le proprie risorse naturali» (vedi petrolio), che impone il «rispetto dei diritti umani, inclusi i diritti delle donne», che impegna «tutte le forze» ad agire «secondo le leggi internazionali», incluse quelle «umanitarie», che definisce l´Iraq uno Stato «indipendente, unito e sovrano».

C´è anche un altro impegno formale - che la nuova Costituzione irachena sia pronta «non oltre il 31 dicembre 2005» - nella nuova bozza di risoluzione presentata ieri dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E c´è un passaggio che alla Casa Bianca deve essere costato molta fatica e che il Pentagono non deve aver digerito facilmente: quello che dà al nuovo governo iracheno la facoltà di far «terminare il mandato della forza multinazionale» prima del previsto.

Una bozza, la "numero 3" su cui non ci sono ulteriori margini di manovra, se non nei piccoli dettagli e che nelle intenzioni di Washington dovrebbero trovare l´accordo dei paesi europei (Francia, Germania e Russia) e della Cina in modo da essere approvata in largo anticipo sui tempi previsti.

Un´accelerazione improvvisa, quella della Casa Bianca, che sull´asse telefonico Roma-Washington ha messo ieri nero su bianco alcune delle richieste "ineludibili" di Parigi, Berlino e Mosca nella speranza di poter dare il grande annuncio forse già questa sera nella capitale francese (improbabile), domani in Normandia (possibile) o male che vada al G8 di Sea Island in Georgia. Una campagna di riavvicinamento, soprattutto con la Francia, suggellata con una lettera aperta che il quotidiano Ouest France pubblicherà oggi, in cui Bush scrive che i due Paesi stanno collaborando per portare al mondo la pace, e che chi «condivide i medesimi valori... è capace di unire le forze per conseguire quanto i pessimisti considerano invece impossibile».

È stata Condoleezza Rice la protagonista dell´affondo diplomatico che potrebbe rivelarsi decisivo e trasformare il viaggio europeo di Bush, un week end pieno di simboli e riferimenti all´ormai lontano "trionfo" delle nazioni democratiche contro le dittature nazifasciste, in un grande successo. Per raggiungere l´obiettivo Condi non ha esitato a disertare il programma ufficiale del viaggio romano (inclusa la visita in Vaticano cui teneva particolarmente). Sapremo presto se ne valeva la pena; quel che è certo è che alle Nazioni Unite una piccola svolta negli ultimi tre giorni c´è stata: prima con una bozza di risoluzione numero 2 (fatta circolare il 1 giugno tra i membri del Consiglio) che raccoglieva diverse richieste franco-tedesche; infine con la "numero 3" (quella presentata ieri); che se il pressing della diplomazia Usa e lo sforzo del consigliere per la Sicurezza nazionale non si riveleranno vani assumerà un altro valore altamente simbolico per la Casa Bianca e la sua guerra di oggi, quella contro il terrorismo.

I nodi essenziali, quelli su cui il disaccordo era ancora elevato, erano legati al ruolo e ai tempi della forza multinazionale e alla possibilità che il nuovo governo iracheno potesse domandarne il ritiro. Nella prima bozza questo non era previsto: si lasciava al governo il diritto di chiedere che la forza multinazionale "restasse" ma non gli si dava alcuna facoltà di "cacciarla". Nella bozza "numero 2" veniva data la «disponibilità a terminare il mandato (della forza multinazionale) in anticipo su richiesta del governo iracheno; in quella di ieri - al punto 10 della seconda parte - la disponibilità diventa certezza: «Il mandato finirà in anticipo su richiesta del governo di transizione iracheno eletto».

Tra le altre importanti novità - forse poco comprensibili al pubblico ma decisive nel "gioco diplomatico" e nell´inevitabile linguaggio burocratico delle risoluzioni Onu - quella in cui si «riafferma il diritto del popolo iracheno a determinare il proprio futuro e a controllare le proprie risorse naturali». Un punto su cui Parigi e Mosca avevano fatto una questione di principio, anche se dietro ai "valori" si nascondono gli enormi interessi in gioco sull´"oro nero", i pozzi e le riserve petrolifere dell´Iraq. Inseriti anche: i ?diritti delle donne´, una dimenticanza (nella prima bozza) che ha dell´incredibile considerando la condizione femminile nei paesi islamici; il tenere conto convocando la conferenza nazionale delle «diversità della società irachena» (preoccupazione cara ai curdi); il riferimento all´impegno di "tutte le forze" (non solo quella multinazionale) a garantire la sicurezza e la stabilità; l´impegno al rispetto delle leggi internazionali «comprese quelle umanitarie», un riferimento - su cui hanno insistito particolarmente i francesi - che richiama lo "scandalo delle torture". Infine la novità della parola «indipendenza» riferita all´Iraq nel paragrafo 3 del preambolo iniziale.

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