Da Corriere della Sera del 03/06/2004

Cerimonia prevista sabato in un paese vicino a Bordeaux. I fidanzati: noi ci amiamo, speriamo che i politici si convincano

«Illegali le prime nozze gay in Francia»

Il premier Raffarin: il rito sarà nullo. Il sindaco: unirò egualmente quei due uomini in matrimonio

di Massimo Nava

PARIGI - Tutto è pronto per la cerimonia. Una sessantina d’invitati, banchetto, genitori commossi e persino una bella macchina prestata da un amico della coppia. «Ci amiamo, desideriamo vivere insieme fino alla fine dei nostri giorni», dicono i promessi sposi. Ma questo matrimonio «non s’ha da fare»: lo vietano le leggi, il ministro della Giustizia, la maggioranza di governo e una parte dell’opposizione di sinistra che, dopo il trionfo di primavera, riesce comunque a trovare un buon argomento per dividere se stessa e l’elettorato alla vigilia delle europee: il primo matrimonio gay.

Così Bertrand Charpentier, magazziniere di 31 anni, e Stephane Chapin, assistente medico a domicilio, 33 anni, in attesa di partire per la luna di miele dividono la Francia più della recente legge sulla laicità e molto più della guerra in Iraq. La decisione di unirli sabato in matrimonio è del deputato verde Noel Mamere, sindaco di Bègles, cittadina in provincia di Bordeaux, lanciatosi in una campagna libertaria che considera l’unione delle coppie dello stesso sesso - e magari la possibilità di adottare bambini - la nuova frontiera di una «società davvero aperta e pluralista».

In realtà, la «patria dei diritti civili», come ama dipingersi la Francia, ha già introdotto un modello normativo (il cosiddetto «pacs») che legalizza le coppie di fatto, anche dello stesso sesso. L’unione familiare andrebbe oltre, invadendo la sfera dell’etica e del costume, con un’ovvia ricaduta sulla sensibilità collettiva.

Secondo un sondaggio, la questione divide i francesi esattamente a metà e, secondo tradizione, infiamma il dibattito intellettuale lungo la complessa frontiera fra conformismo e tolleranza, fra diritti e valori.

Ieri è sceso in campo il primo ministro, Jean Pierre Raffarin. Per il governo la questione è chiusa in partenza. «Il codice civile non autorizza matrimoni fra persone dello stesso sesso - ha detto all’Assemblea nazionale - pertanto la celebrazione sarà nulla e illegale». Un messaggio per lo stesso Mamere, il quale, non essendo don Abbondio, è però deciso a celebrare le nozze. «Gli omosessuali non chiedono privilegi, ma diritti», insiste. E’ contrario anche il presidente Chirac, disponibile solo a una riflessione su eventuali modifiche di legge.

Bertrand e Stephane sembrano più vittime che militanti di una campagna mediatica, cavalcata da politici, avvocati e giornalisti. A Bègles conducono una vita «riservata, normale». Stanno insieme da tre anni e per il matrimonio hanno scelto la data del 5 giugno, «anniversario del primo incontro». «Per le nostre famiglie il matrimonio è un’istituzione molto importante che sancisce l’amore per l’altra persona, una forza per la coppia. I genitori hanno accettato la nostra scelta, la gente che ci conosce è indifferente, qualche collega si è messo a ridere, ma nessuno ci ha criticato», raccontano.

Dice Bertrand: «Quando ho chiesto la mano di Stephane, non sognavo il matrimonio, ma sono grato a Mamere per questa possibilità che ci ha dato. L’amore è uguale per tutti: speriamo che il nostro amore convinca i politici, perché la mentalità della maggioranza dei francesi è già cambiata».

Salvo qualche grave episodio isolato di discriminazione, l’omosessualità in Francia non costituisce un problema. A Parigi, il quartiere di Saint Paul, frequentato e abitato dalla comunità gay, non è certo un ghetto. Il sindaco socialista della capitale, Bertrand Delanoe, ha pubblicamente affermato la propria omosessualità e marcia ogni anno in testa al gay-pride. L’unione familiare sancita in municipio andrebbe però oltre una logica di tolleranza e diritti.

E’ il conformismo della trasgressione? Si chiede su Libération lo scrittore Benoit Duteurtre, il quale intravede «un bisogno di accesso rapido a norme familiari». E’ la domanda che ha diviso la sinistra socialista. Per Dominique Strass Kahn, possibile candidato all’Eliseo, il matrimonio gay corrisponde «ad un obiettivo di uguaglianza di tutti i cittadini». Lapidario l’ex premier Lionel Jospin: «Il genere umano non si divide fra esseri etero o omosessuali - che è questione di scelta personale - ma fra uomini e donne». E sua moglie, militante femminista: «La differenza fra sessi è indispensabile alla battaglia per l’uguaglianza delle persone».

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