Da La Repubblica del 03/06/2004

In tribuna i due presidenti si sono ignorati. I leader del centrosinistra relegati a lato del palo

Il gelo di Ciampi e i fischi festa amara per Berlusconi

Il premier ha ostentato disinteresse per la sfilata, leggendo e scrivendo per quasi tutto il tempo
Assenti i leghisti, che però da casa protestano per il parco moto dei militari: "Troppe Bmw e poche Guzzi"

di Concita De Gregorio

ROMA - La prima è una giovane signora accompagnata dal marito. «Buffone», urla. Un ragazzo porta le dita in bocca e fischia, dall´altra parte della strada rispondono altri fischi. «Ma chi è?», chiede una donna. E´ Berlusconi. «Vattene a casa, bugiardo». «Come vanno i lavori in villa, eh?». Piazza Venezia, mezzogiorno. Non sono contestatori, questi. Non hanno palloncini d´acqua nello zaino, sono gente anche di una certa età, portano per mano bambini con la bandiera tricolore. E´ il pubblico della parata, quello che aspetta dietro le transenne dalle otto del mattino. Berlusconi procede verso casa a passo svelto: non si ferma a salutare a stringere mani, questa volta. Non prolunga la passeggiata come gli anni passati, quando si faceva raccontare aneddoti dalle signore e per ciascuna aveva un complimento. Le guardie del corpo lo circondano nervose, gli guardano le spalle. Lui si volta verso quelli che applaudono, che pure ci sono, e sorride muto. Sono trecento metri fino a via del Plebiscito, ma ora che i fischi crescono il cammino diventa lunghissimo. Gianni Letta e Paolo Bonaiuti lo seguono quasi di corsa. E´ la prima volta dei fischi in piazza. Contestazioni organizzate sì, ce n´erano state. Ma fischi del pubblico, fischi dalla folla dei giorni di festa quelli mai.

Un brutto due giugno per il presidente del Consiglio. Prima l´obbligo istituzionale di assistere a una sfilata che deve essergli sembrata noiosa e interminabile: ha preso appunti dal principio alla fine, ha letto e scritto, pareva che si portasse avanti col lavoro dell´indomani approfittando delle due ore morte. Un paio di sbadigli inquadrati dalle telecamere, anche. Poi la freddezza di Ciampi, il cui invito al Quirinale il premier ha snobbato mercoledì sera per il quinto anno consecutivo. Fra i due c´era stata una stretta di mano formale la mattina presto, all´altare della Patria. Ora, durante la parata, il capo dello Stato non gli rivolge mai la parola, andandosene gli passa davanti senza voltarsi a salutarlo come il protocollo vorrebbe, e come anche solo per cortesia si usa fare. Lo ignora, al contrario. Infine la passeggiata in piazza Venezia, solitamente un tributo di applausi, e invece.

Non c´erano bei segnali, del resto. Città blindata e grande tensione nei controlli, non di rado bruschi. Voci di contestazioni fuori dall´area blindata, arresti e videocassette tv sequestrate. Ai Fori grandissima prevalenza di militari sui civili. Dagli altoparlanti linguaggio guerresco: «Il personale non comandato alla sede stradale ripieghi immediatamente». Applausi all´arrivo di Casini e del sindaco di Roma Veltroni, silenzio per gli altri. Quando arriva Ciampi a bordo della Flaminia scoperta Berlusconi Pera e Casini sono in piedi ad accoglierlo, ad ascoltare l´Inno il presidente del consiglio è costretto a restare un passo indietro rispetto agli altri tre. Il ministro della Difesa Martino canta con la mano sul cuore. La disposizione dei posti in tribuna autorità penalizza fortemente il centrosinistra, relegato in alto a destra fuori dall´inquadratura a centropalco della diretta tv. Per le cronache televisive Fassino, Rutelli, Parisi lassù in quarta fila all´angolo è come se non ci fossero. Molti stacchi su Andreotti, piuttosto, in prima fila insieme ad Emilio Colombo. Un paio di zoom su Antonio Fazio, vicino a Jole Santelli in neroblù e grandi occhiali scuri. Castagnetti in alto a sinistra, piuttosto sacrificato. In evidenza invece Veltroni e il presidente della Provincia Gasbarra, seppure ultimi dei politici prima del settore militare. Assente il presidente della Regione Storace, come quasi tutti i ministri di An. C´è Fini, indossa occhiali neri.

Massiccia, vistosa, imponente l´assenza della Lega. Nessuno. Non un ministro non un sottosegretario, niente. A cercare proprio bene, a scendere giù giù per le gerarchie si rintraccia Luigi Peruzzotti, segretario di presidenza del Senato: bisogna essere esperti del genere, però. Da casa di certo non lo riconosce nessuno. I leghisti assenti, in probabile polemica con l´amor patrio qui celebrato, parlano però da casa. Il senatore Celestino Pedrazzini, per esempio, nota come nella rassegna militare ci sia un eccesso di moto non indigene e lamenta la colonizzazione: troppe Bmw, poche Guzzi. Pedrazzini si chiede come mai. L´unità nazionale si contesta, ma il protezionismo dei commerci mai. Nel dettaglio: «I nostri carabinieri e la polizia di Stato potevano far sfilare il nuovo California, una moto oltre che bella anche molto potente». Lo speaker (anzi gli speaker, se ne alternano quattro) leggono un testo che illustra la sfilata in stile cinegiornale Luce. Dagli altoparlanti si diffondono sulla «alpinità, sentimento che va oltre i compiti specifici del militare alpino», «i servizi ippomontati dei Forestali, di cui il cavallo è da lungo tempo compagno fedele», «l´allegria e il buonumore insito nella tradizione bersaglieresca». Il ministro Martino, formale regista della cerimonia, avrà di certo rivisto i testi. Silvio Berlusconi si alza in piedi, solo lui, all´annuncio dei «poliziotti di quartiere, punta di diamante della strategia di polizia di prossimità, vicina ai bisogni sempre più diffusi di sicurezza che la società italiana esprime». Ciampi saluta con la mano la Folgore e i cadetti dell´Accademia navale, livornesi. Sfilano missili «montati su un simulacro di ala». Due tornado simulano un rifornimento in volo. Fuori dall´area blindata sono vietati ai manifestanti anche i palloncini. Rallegramenti ripetuti al prefetto Serra per l´ordine assicurato. Berlusconi scrive. Un bambino di otto anni vestito da carabiniere concede interviste.

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