Da La Repubblica del 02/06/2004

Nasce il governo iracheno presidente sunnita, premier sciita

Ieri il giuramento, dal 30 giugno avrà piena autonomia

Dopo quasi un anno, e con votazione unanime, si è sciolto il Consiglio provvisorio
Tra i ventisei ministri della compagine votata ieri, ci sono cinque donne e una sottosegretario

di Massimo Dell'Omo

BAGDAD - Alla fine la matassa istituzionale si è districata in due o tre ore. Sciolto il nodo Pachachi - che già l´altroieri sera aveva informalmente annunciato il ritiro - il groviglio di fili accumulati in settimane di trattative è stato velocemente dipanato. Con la nomina dello sceicco sunnita Ghazi al Yawar alla Presidenza della Repubblica sono bastati pochi aggiustamenti per varare anche il governo ad interim che è già succeduto al Consiglio provvisorio autoscioltosi - dopo poco meno di un anno - con votazione unanime. Il nuovo esecutivo avrà ancora un´autonomia limitata fino al 30 giugno, data in cui avverrà il trasferimento dei pieni poteri dalla Coalition provisional authorithy guidata da Paul Bremer. Sull´impronta della struttura istituzionale, due elementi saltano agli occhi: la laicità e la specificità irachena della nuova creatura che non è stata certo partorita dagli americani. Questi elementi li offrono sia le caratteristiche degli uomini nominati al vertice dello Stato e alla guida del governo - sunnita laico al-Yawar, sciita laico il premier Yiad Allawi - sia la sequenza della trattativa che li ha portati alle rispettive cariche.

E´ contenuto infatti nei due ultimi giorni di negoziato - tra Bremer e l´inviato Onu, Brahimi, da una parte; il Consiglio provvisorio, dall´altro - lo scarto imprevisto che ha smarcato l´organismo iracheno dalla stretta tutela americana. Adnan Pachachi, il raffinato diplomatico cosmopolita, ex ministro degli esteri prima dell´avvento della dittatura baathista, ambasciatore Onu, credenziali nelle cancellerie occidentali: era lui l´uomo predestinato alla Presidenza della Repubblica, il punto fermo attorno al quale costruire l´intelaiatura del nuovo Iraq. Era talmente un punto fermo che ieri mattina alle nove - quando ormai i giochi erano fatti e dal giorno prima era già trapelata ufficiosamente la sua decisione di abbandonare la corsa - France Press e Reuters lanciavano la conferma definitiva: «Pachachi presidente». Ancora alle undici, mentre Brahimi aveva già annunciato la conferenza stampa per la presentazione del governo, la solitamente ben informata tv araba «Al Jazeera» dava il medesimo annuncio. Questo dimostra quanto imprevisto fosse, per gli stessi iracheni, il muro opposto dal Consiglio provvisorio, impuntato su Ghazi al-Yawar, malgrado i fumogeni usati da Bremer che aveva agitato i nomi di altri quattro possibili candidati. Perché al-Yawar, ingegnere minerario con laurea alla Georgetown University, vissuto per 15 anni in Arabia Saudita, non ha le credenziali di Pachachi, non indossa eleganti abiti occidentali ma quelli tradizionali dei beduini, non ha mai ricoperto cariche istituzionali, è stato avversato fin dall´inizio da Bremer e dallo stesso Brahimi. E questo, anziché pesargli come handicap, ha rafforzato il suo carisma di arabo rispetto al «contaminato» americano Pachachi. Non solo. Al-Yawar, sunnita di Mosul, è uno dei capi della sterminata tribù al-Shammar - presenza estesa e influente in Iraq con ramificazioni nei Paesi del Golfo - che raggruppa sunniti e sciiti e con buoni rapporti con i curdi. Insomma è un iracheno-iracheno. Il che non gli ha impedito, nel suo primo discorso, un equilibrio e una moderazione, da politico tutt´affatto naif. Ha rivendicato la «piena sovranità da restaurare attraverso una nuova risoluzione dell´Onu. Una sovranità che ci permetta di ricostruire una patria libera, indipendente, democratica, federale e unificata». Ma ha anche espresso la propria gratitudine alle forze della Coalizione guidata dagli Stati Uniti «che hanno sacrificato così tante vite per liberare l´Iraq». Ed ha aggiunto: «Chiederemo ai nostri amici islamici di aiutarci a difenderci dalla minaccia del terrorismo. E chiederemo anche agli amici americani ed europei di aiutarci fino a quando l´Iraq non sarà in grado di farlo da sola». Al popolo iracheno si è invece rivolto Brahimi, durante la conferenza stampa congiunta, per dire che «questo governo è un governo nuovo, dategli una chance, aiutatelo». L´unica faccia scura della giornata è stata quella di Paul Bremer. Mentre il presidente mancato, Adnan Pachachi, ha giustificato serenamente la propria rinuncia per il mancato sostegno da parte del Consiglio provvisorio per una carica che «per il suo ruolo altamente simbolico necessita di una persona sostenuta dalla maggioranza degli iracheni».

I due vice presidenti che affiancheranno al-Yawar, sono lo sciita del Dowa, Ibrahim al-Jaffari e il presidente del parlamento della Regione autonoma curda di Irbil, Rowsh Shaways. Per il resto, c´è da segnalare la presenza di cinque donne (sei con un sottosegretario) tra i ventisei ministri nominati. Questi i posti assegnati nei dicasteri chiave: Petrolio al tecnocrate indipendente Thamir Ghadhban; Interni al sunnita, ex governatore di Tikrit, Falah al-Naqib; Esteri al curdo Hoshiyar Zebari; Difesa al sunnita Hazim al-Shalan.

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