Da La Repubblica del 30/05/2004

Una missiva in quindici milioni di copie che celebra i risultati del governo della Cdl

Il premier scrive agli italiani "Ma attenti ai postini comunisti"

di Concita De Gregorio

MILANO - La lettera che quindici milioni di famiglie stanno per ricevere a casa, postini comunisti permettendo, scorre in karaoke sul maxischermo del sedicente congresso e ci vogliono dieci minuti per leggerla tutta. Cinque cartelle, parecchie, Berlusconi s´impappina un paio di volte però riassumerla è facile. C´è scritto: votatemi. Votate me, solo me, non quei partitini che eleggono due-tre deputati tipo l´Udc, votate Forza Italia e per le preferenze non tre nomi qualsiasi ma Berlusconi per primo. Poi, chi vi pare. Il resto serve a illustrare l´opera di governo e sembrano scritte per un cugino di terzo grado che vive a Canberra e che da anni non ha notizie dall´Italia. «Sapesse quanti problemi abbiamo ereditato dal passato, quante cose sbagliate abbiamo aggiustato». Peccato lei non sia stato qui a vederlo.

«I risultati del nostro lavoro di questi quasi tre anni di governo sono innumerevoli: ne potrà avere un´idea scorrendo il sintetico opuscolo che ho il piacere di inviarLe con questa lettera». Ecco, un libriccino l´aiuterà a mettersi in pari sulle meraviglie di cui gode chi vive qui da noi: scuola eccellente, tasse diminuite, «occupazione in crescita, un mercato del lavoro flessibile che c´invidiano in Europa», sicurezza impeccabile, immigrazione clandestina dimezzata e a giorni sconfitta. Gli italiani all´estero apprezzeranno il gesto, quelli che stanno qui come vanno le cose lo sanno da sè.

Le scene di entusiasmo della platea - oggi convocata in massa con distribuzione di bandiere all´ingresso - si spiegano in parte con le caratteristiche del pubblico di cui il seguente aneddoto chiarisce i connotati. Erano iscritti a parlare, venerdì sera, quaranta delegati locali nell´ora di ricreazione concessa dalla precedente ininterrotta carrellata di ministri. Dalle otto alle nove: uno spazio, per così dire, di libertà, per quanto a scanso di sorprese a ciascuno fosse stato chiesto di depositare il testo scritto sei ore prima di prendere la parola. Siccome era tardi, e si sarebbe fatto tardissimo, a Berlusconi è venuta un´idea: chi rinuncia a parlare - ha detto - potrà farsi una foto con me. Ventotto hanno preferito la foto. Belli anche, ieri mattina - giornata dedicata ai teorici del movimento, ai pensatori - i momenti in cui Baget Bozzo ha detto in una parola quel che pensa di Bassanini, Adornato ha ripercorso «il filo rosso che da Socrate, a Gesù, al Rinascimento» porta a Forza Italia e sommamente quello in cui Sandro Bondi si è presentato sul palco con l´ultimo libro di Berlusconi in mano, ne ha fatto una breve recensione («colpisce, leggendolo, la coerenza») ed ha invitato tutti ad acquistarlo. A fine spot Bondi ha espresso un giudizio politico sulla lista Occhetto-Di Pietro («un accoppiamento, atti osceni in luogo pubblico») ed ha invitato la platea ad eleggere il nuovo presidente del partito. Candidati: uno. Metodo di voto: acclamazione.

Acclamato all´una in punto per la prima diretta dei tg tra sventolar massiccio di bandiere (alcune centinaia di Forza Italia, quattro a stelle e strisce, una, incongrua, della Roma) il nuovo presidente ha accettato umilmente l´inaspettato incarico («spero di continuare ad essere degno di voi») ed ha quindi per prima cosa dettato lo slogan per il 2006: «Sarà: la forza dei fatti, l´Italia è cambiata». Qualcuno annota. Breve cenno a giornali e tv tutti orientati e sinistra, si vede anche i suoi che sono molti, poi colpo di scena: attacco ai postini comunisti. E´ l´annuncio della lettera agli italiani: «Voi dovrete controllare che sia stata messa in cassetta». I postini lo boicottano. Di seguito un bignami dei contenuti del messaggio: la sua statura di leader europeo («ho fatto da fratello maggiore a personaggi che hanno la responsabilità di guidare paesi importanti»), l´origine delle scelte di strategia economica: «Dentro di noi c´è una norma di diritto naturale: se lo stato chiede un terzo di tasse è giusto, se chiede la metà o più è ingiusto». Infine il testo per esteso, in karaoke: comincia dal contratto con gli italiani, «l´ho firmato in modo solenne davanti alle telecamere della tv pubblica» nelle ore di massimo ascolto. Ora vuol «mantenere la parola data», in caso contrario diminuirebbe lo share. Il calo di share elettorale è appunto la preoccupazione che si evince dal resto dell´accorato appello: «Tra poco si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo. E´ necessario che gli elettori non disperdano il proprio voto sui piccoli partiti che con uno, due, tre deputati, finiscono per non contare nulla». In particolare è necessario votare lui anche se in Europa non ci andrà. «La mia è una candidatura di bandiera», dice in effetti, «ma le preferenze che gli elettori mi attribuiranno scrivendo il mio nome sulla scheda elettorale varranno da riconoscimento per quello che sono riuscito a realizzare». Ecco, il voto deve essere questo: un plebiscito, con lui o contro di lui. Ovazione. Parte la musica, il coro intona il lato B - Azzurra libertà - più languido e adatto ai congedi. Lui scende tra la folla e si lascia baciare. Taormina si avvolge in una bandiera, Tremonti lo guarda e sorride. Bondi firma autografi. Il delegato Zumbino sale al microfono, sventola un drappo americano e finge di parlare. Chiede se qualcuno può fargli una foto, per favore.

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su The Economist del 21/04/2005
 
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