Da La Repubblica del 29/05/2004

"Un´Europa senza Londra? Potremmo essere costretti"

Intervista a due tra i massimi esperti della politica comunitaria Giuliano Amato e Dominique Strass Khan

di Stefano Citati, Sylvain Cypel, Henri de Bresson, Paolo Garimberti

La Gran Bretagna sta alzando sempre più il prezzo del suo assenso alla Costituzione europea. L´atteggiamento inglese fa spazientire altri Paesi europei, definiti dal ministro degli Esteri britannico Jack Straw, «mosche fastidiose». Il suo collega francese Barnier gli ha risposto che gli inglesi vorrebbero piuttosto delle «mosche tse tse» per addormentare l´Europa. È soprattutto sul problema della maggioranza qualificata, che dovrebbe sostituire in alcune materie il principio dell´unanimità, che gli inglesi esercitano il loro ostracismo. Fino a che punto il gioco inglese è tollerabile? L´Europa si può fare anche senza la Gran Bretagna? Giuliano Amato, che è stato vicepresidente della Convenzione europea, e Dominique Strauss-Khan, ex ministro dell´Economia, uno dei maggiori esponenti del Ps francese ne hanno parlato in questo forum con Le Monde, El Paìs e la Repubblica


Molti europei sembrano esasperati dai blocchi posti dai britannici. Potrebbe l´Ue fare a meno del Regno Unito?

Amato: «Abbiamo tutte le ragioni per mantenere i britannici nell´Unione, ma potremmo averne alcune per lasciarli fuori. Il prezzo da pagare non dev´essere troppo elevato. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che sul piano economico come su quello politico, hanno sempre dato un impulso essenziale alla modernizzazione europea. Hanno aperto la strada al capitalismo moderno, hanno dato l´esempio nel campo del commercio libero e globale. Dal punto di vista politico, sono sempre stati esemplari in materia di democrazia. Noi abbiamo avuto, in vari paesi continentali, esperienze fasciste; loro mai. Ancor oggi, la Gran Bretagna fa da freno contro le tendenze allo statalismo e al dirigismo, contro chi s´oppone alla liberalizzazione e alla competizione».

Strauss-Kahn: «Portare avanti la costruzione dell´Unione senza i britannici avrebbe un costo elevato; ma ciò non deve impedire all´Ue di progredire. I britannici sono parte della nostra comune storia. Occorrerà forse prevedere la possibilità di procedere insieme a loro, ma con ritmi diversi».


Avete descritto una situazione in cui Londra sta con un piede in Europa e l´altro fuori. E sembra che la troviate accettabile.

Strauss-Khan: «I britannici sono sempre a metà tra dentro e fuori. Hanno inventato il concetto di "club": finché non ne fanno parte lo considerano privo interesse; quando diventano soci vogliono dirigerlo. Per arrivare a costruire l´Unione politica c´è bisogno di loro. Senza il Regno Unito, la difesa europea non può avere molto senso. Ma se ne prendono le distanze, bisognerà pure andare avanti senza di loro».

Amato: «La presenza della Gran Bretagna è qualcosa di sano, di utile per l´Europa; ma il loro atteggiamento potrebbe comportare un prezzo troppo alto. Potremmo pagare un costo ragionevole, ma non quello di bloccare ogni progresso. Perciò, o i britannici prendono sul serio l´Europa, come noi, od occorre pensare a un´altra soluzione».

Strauss-Khan: «La questione finirà per "decantarsi". Blair s´è impegnato per un referendum sul progetto di Trattato costituzionale entro il 2005. Perciò, o coloro che militano per l´approvazione del Trattato riusciranno a prevalere, e così molte delle ambiguità passate cadranno; o il referendum sarà respinto. Allora bisognerà che chi ha aderito al Trattato proceda autonomamente, lasciando ai britannici la porta aperta per una svolta successiva - ma senza che possano impedirci d´avanzare».


Se la Gran Bretagna respingerà la Costituzione, dovrà uscire dall´Ue? Oppure ci ritroveremo con due Unioni in una: quella degli Stati che hanno aderito, e un "secondo circolo"?

Strauss-Khan: «Non dobbiamo mettere alla Gran Bretagna il coltello alla gola. Il problema più complesso non è quello di creare un´avanguardia, bensì come gestire la retroguardia».

Amato: «La Costituzione è molto diversa dai Trattati che l´hanno preceduta. Fintanto che si tratta d´innovazioni settoriali, si può sempre consentire a uno o due paesi di scegliere la soluzione dell´opt out. Ma è impossibile porsi al di fuori d´un nuovo sistema istituzionale. Se uno dei Paesi dell´Ue vota contro la Costituzione, legalmente ciò significa che non viene approvata. Politicamente, può accadere che gli Stati che hanno approvato la Costituzione decidano di firmare tra loro un nuovo Trattato con lo stesso contenuto, lasciando fuori i dissidenti. Una posizione molto dura, ma la sola soluzione possibile. Nei confronti d´un piccolo Paese la cosa è concepibile, ma sarebbe assai più complessa con Gran Bretagna o Francia. Un referendum potrebbe fallire anche in Francia. Sarebbe concepibile continuare senza Parigi?».

Strauss-Khan: «Non posso immaginare un referendum in Francia che non porti a una maggioranza di "sì", come in passato. Se il presidente della Repubblica sceglierà di sottoporre il Trattato a un referendum - cosa auspicabile - i francesi voteranno in favore. La Francia, come la Germania e l´Italia, è parte di tutto ciò che abbiamo cercato di costruire fin dall´inizio, mentre i nostri amici britannici si sono distanziati a più riprese.

Amato: «Se Blair, o il premier in carica, si batteranno per convincere i loro concittadini ad accettare l´Europa, gli altri paesi Ue dovranno trovare una soluzione perché il Regno Unito continui a farne parte».


Il referendum britannico avrà luogo, nel migliore dei casi, tra un anno. Si dovrà aspettare un anno o più, con tutti i rischi che ciò comporta in termini d´integrazione, per andare avanti? Non sarebbe questo un modo per conferire al Regno Unito quel "potere d´inerzia" che voi ricusate?

Strauss-Khan: «I tempi sono sempre troppo lunghi per queste questioni? Ma facciamo quest´ipotesi. Dopo di che tutte le manovre, i ricatti e le pressioni saranno possibili. Ma sappiamo bene che la costruzione europea è stata fatta a forza di mercanteggiamenti, di scambi, d´equilibri da trovare».

Amato: «La mia risposta è no: non si può aspettare - ma neppure immaginare una difesa europea senza Londra. Facciamo l´ipotesi - da incubo - che l´Europa vada avanti con la Costituzione senza l´adesione della Gran Bretagna. Dovremmo concludere che il Regno Unito resti totalmente al di fuori? Non potremmo concepire un quadro diverso, più ampio, che includa la Gran Bretagna tra i partner privilegiati, associandola a diverse politiche europee, a incominciare dalla difesa?».


Ma in tal modo non s´aprirebbe la porta a un gioco d´equilibri ancor più spinto tra Usa ed Europa, mettendo in una posizione difficile alcuni paesi, a iniziare dall´Italia?

Amato: «Che sia nell´Ue o meno, Londra conserverà il suo ruolo di collegamento tra Europa e Usa. Il problema è dare sostanza a una politica estera europea. Anche se nella questione irachena la maggior parte dei paesi continentali condividono ora la posizione franco-tedesca, quest´ultima non è divenuta una posizione europea. Se vogliamo dotare l´Europa dei mezzi per parlare con una sola voce e d´avere una maggiore influenza, possiamo trattare più facilmente con i britannici che con l´Italia, quale si presenta oggi».


In attesa di poter risolvere le "grandi questioni" restano una serie di altri blocchi britannici, ad esempio sul fisco e sull´Europa sociale. Anche qui, bisognerà aspettare per uscire dall´inerzia?

Strauss-Khan: «Molte questioni si dovrebbero poter decidere a maggioranza qualificata - in particolare quelle fiscali. Su questi punti non si fanno progressi perché vige la regola dell´unanimità. I problemi futuri saranno più complessi di quelli passati, che erano per lo più economici: diritti doganali, mercato unico, euro. Oggi i problemi da risolvere riguardano difesa, Europa sociale, ambiente. Il banco di prova sarà la nostra capacità di costruire l´Europa politica. Per qualche tempo, se i britannici non ci stanno, si dovrà andare avanti senza di loro».

Amato: «Se si vuole che i britannici s´avvicinino alle posizioni condivise da noi continentali, c´è bisogno di più Europa. Il fatto che l´Europa sia stata la grande assente nella crisi irachena è da imputare a tutti i Paesi. La Francia e la Germania hanno giocato anche un gioco nazionale in questa difficile partita, invece di ricercare con maggiore impegno una via europea comune. Quanto alla politica sociale, credo che la Gran Bretagna ne condivida i grandi principi. Durante la Convenzione, quando discutevamo sulle modalità decisionali - se a maggioranza qualificata o all´unanimità - sulla politica sociale, l´obiezione è venuta dalla Germania, sotto la pressione dei Länder, e non da Londra».


Quale sarebbe "un prezzo troppo elevato" per mantenere i britannici nell´Ue?

Amato: «Un esempio: io condivido l´idea che i parlamentari nazionali debbano avere una voce più forte. Ma con il testo esistente, un solo parlamento nazionale può bloccare tutto. Questo è un prezzo troppo alto, inaccettabile. In questo modo si riduce l´impatto innovatore della Costituzione su un punto cruciale: quello di poter votare a maggioranza qualificata su talune questioni, e non solo all´unanimità. La porta deve rimanere aperta».

Strauss-Khan: «Sì: una delle chiavi sarà la possibilità di progredire con maggioranze qualificate, anche se dovranno essere ampie. Perciò il sistema della "passerella", per quanto pesante, consente di progredire - a condizione di non consentire più il blocco nazionale. C´è una linea da non superare: una situazione in cui si possa impedire a un gruppo di Paesi di progredire più celermente è inaccettabile. Se Londra esigesse un "diritto di veto" sugli accordi stipulati tra loro da altri Paesi europei, supererebbe questa linea. Ma non accetto l´idea di dover costruire l´Europa senza i britannici. Noi francesi abbiamo un´opera di convincimento da compiere nei confronti del popolo britannico, a incominciare dai più alti livelli dello Stato».
Annotazioni − Traduzione di Elisabetta Horvat

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