Da La Repubblica del 25/05/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraq24/cedepotere/cedep...

La risoluzione: entro 7 giorni un nuovo governo. Ma fino al 2005 la sicurezza resta sotto comando Usa

Iraq, all'Onu il piano Usa "Così cederemo il potere"

di Alberto Flores D'Arcais

WASHINGTON - Un governo iracheno "sovrano" sotto la tutela di una forza multinazionale a comando Usa. Nella bozza di risoluzione presentata ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite grosse novità, rispetto alle anticipazioni delle ultime settimane, non ce ne sono. Le date sono quelle che già si sapevano: 30 giugno per il nuovo governo "ad interim", dicembre 2004 o al massimo gennaio 2005 per le prime libere elezioni; i 130mila soldati e marines americani resteranno almeno fino all'estate del 2005 con il compito di garantire la "sicurezza" e prendere le misure necessarie a "combattere il terrorismo".

Se le colonne portanti restano le stesse e la "filosofia" della Casa Bianca non viene messa in discussione, alcuni dettagli - frutto di tre settimane di discussioni tra il Dipartimento di Stato e la diplomazia di Francia, Russia e Germania - e qualche altro inevitabile aggiustamento prima del voto (che avverrà a fine mese dopo la conclusione della missione dell'inviato speciale dell'Onu Lakhdar Brahimi) aprono la possibilità ad un voto unanime del Consiglio di Sicurezza che riporti, almeno formalmente, le Nazioni Unite al centro della questione irachena. E che ieri al Palazzo di Vetro si respirasse un certo ottimismo lo dimostrano le dichiarazioni dei "nemici": "E' una buona base di discussione", ha detto l'ambasciatore tedesco Guenther Pleuger mentre da Berlino il ministro degli Esteri Fischer gli faceva eco ("una risoluzione che può avere ampio sostegno"). "E' la prima volta che discutiamo il testo, siamo pronti ed aperti a proposte per migliorarlo", ha risposto il vice ambasciatore americano all'Onu, James Cunningham.

Il principale dissenso resta ancora quello sul ruolo e i tempi della forza multinazionale. La Francia vorrebbe ridurre le mansioni del comando Usa, la Cina (altro paese con diritto di veto all'Onu) vorrebbe che il mandato dei soldati venisse limitato a sei mesi. Due punti su cui il Pentagono non intende però cedere. Washington ritiene che nella bozza ci siano già sufficienti elementi che garantiscono l'autonomia del governo iracheno e il ruolo dell'Onu; volere ancora di più sarebbe come chiedere agli Usa di "ritirarsi, di lasciare il lavoro a metà".


LA SICUREZZA - A sicurezza e forza multinazionale vengono dedicati quattro paragrafi della bozza di risoluzione. Il Consiglio di Sicurezza "riafferma l'autorizzazione di una forza multinazionale sotto comando unificato americano stabilito dalla risoluzione 1511 del 2003 e decide che la forza multinazionale avrà l'autorità di prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq compresa l'opera di prevenzione e deterrenza contro il terrorismo". Il Consiglio inoltre decide che "il mandato della forza multinazionale sarà rivisto fra 12 mesi o su richiesta del governo transitorio dell'Iraq".

La novità maggiore riguarda la creazione di una "forza distinta" all'interno della forza multinazionale, una sorta di corpo speciale che avrà come compito quello di garantire la sicurezza alla missione Onu (e ai suoi uomini) in Iraq. Agli Stati membri viene chiesto di "fornire risorse in appoggio a questa nuova entità". La forza Onu avrà un proprio comando che dipenderà però a sua volta dal comando generale americano. La forza multinazionale dovrà "assistere" gli iracheni nella costruzione di un nuovo esercito nazionale, attraverso un "programma di reclutamento, addestramento, equipaggiamento, istruzione e monitoraggio". A tutti gli Stati membri viene chiesto di partecipare alla forza multinazionale con l'invio di forze militari.


TERRORISMO - Un capitolo a parte è dedicato alla lotta al terrorismo. Nel paragrafo 11 la risoluzione "condanna tutti gli atti di terrorismo in Iraq" e impone agli Stati membri di compiere tutti i "passi immediati e necessari per congelare i fondi e altri interessi finanziari di individui o entità preminenti, per impedire a individui e entità di utilizzare i loro rispettivi territori con l'obiettivo di finanziare, pianificare, facilitare o commettere atti terroristi contro l'Iraq e i suoi cittadini e per garantire che tali individui vengano assicurati alla giustizia". Inoltre tutti gli Stati si devono impegnare a impedire la "diretta o indiretta vendita, trasporto e diffusione di armi o materiale correlato". Il paragrafo 13 precisa che da queste norme sono ovviamente esclusi i soldati della forza multinazionale e dell'esercito iracheno chiamati a far rispettare l'ordine da questa stessa risoluzione.


PETROLIO - Una volta sciolta la Cpa, il nuovo governo "ad interim" e il suo "successore" - quello che verrà eletto nelle elezioni tra dicembre 2004 e gennaio 2005 - potranno decidere l'uso dei soldi del Fondo per lo sviluppo dell'Iraq e diventeranno i responsabili del programma Oil for food che dal 2003 era nelle mani dell'autorità provvisoria. Nel paragrafo 15 viene però precisato che questi soldi devono essere "utilizzati in maniera trasparente" sotto la supervisione e il controllo della "Commissione internazionale di Monitoraggio".


L'ONU - Il ruolo delle Nazioni Unite parte da una premessa di fondo: il fatto che "la situazione in Iraq continua a costituire una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale". Il compito di Brahimi e della missione dell'Onu in Iraq (Unami) sarà quella di convocare nel 2004 (la data precisa non viene specificata ma gli Usa vorrebbero che fosse a ridosso del 30 giugno) una Conferenza nazionale per scegliere il nuovo governo.

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