Da Corriere della Sera del 22/05/2004

Sul Washington Post

Dal carcere dell’orrore: così sono stato violentato

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Cresce l’orrore, si rafforza il sospetto che le torture dei prigionieri, in Iraq e altrove, siano state più diffuse e atroci di quanto si pensasse. E si crea un clima che ricorda il Watergate, lo scandalo più grave della storia americana. Come allora, il protagonista è il Washington Post , che non pubblica solo nuove foto e nuovi video degli abusi di Abu Ghraib ma anche - ed è la prima volta - le testimonianze di alcuni torturati, 13, e che mette quasi tutto su Internet. Interrogato al Congresso, il capo di Stato maggiore, il generale Richard Myers, promette di «rivoltare anche i sassi» per punire i colpevoli e impedire che le sevizie si ripetano. Al Pentagono starebbero indagando su 37 morti sospette di detenuti in Iraq e in Afghanistan a partire dal 2002. E il ministero della Giustizia ha aperto anche un’inchiesta per maltrattamento a carico di un dipendente civile impegnato nel paese mediorientale.


LE IMMAGINI - Più che le immagini, ributtanti, sono le testimonianze dei torturati a sconvolgere l'America. Le immagini mostrano barbarie in parte già viste: un detenuto nudo, forse sporco di feci; un altro svenuto incatenato a una balaustra; un terzo piegato in due, le mani legate dietro le gambe, in bilico su due scatole; un quarto su cui sembra stia per scagliarsi un cane lupo; alcuni pestati da un soldato. Ma le testimonianze sono nuove. Una, spaventosa, parla dello stupro di un minore da parte di un interprete arabo davanti a una soldatessa che lo filma. Un altro detenuto, di cui il Post non pubblica il nome perché vittima di uno stupro, ha testimoniato di esser stato sodomizzato dai carcerieri con un manganello: «Intanto facevano foto». Un'altra testimonianza parla di un soldato che getta il cibo nella toilette e ordina a due prigionieri di mangiarlo. Un'altra ancora di detenuti costretti a muoversi come cani e abbaiare, oppure obbligati a ingoiare carne di maiale e alcol durante il Ramadan. Dice una testimonianza sulle perversioni sessuali: «Era come un porno». Dice una seconda sulle «abiure» dall’Islam chieste ai torturati: «Se non bestemmiavo contro Allah mi picchiavano sulla gamba che mi ero rotto». Le testimonianze, con nomi, cognomi e date, precisa il Washington Post , risalgono allo scorso gennaio e riguardano abusi prima sconosciuti. Sembrano provenire dalle 6 mila pagine, sinora segrete, annesse al rapporto Taguba. Ma tra i media ne circolerebbero altre, assieme alle foto e ai video, di torture non in Iraq, bensì in Afghanistan e a Guantanamo.


PRIGIONI OCCULTE - Sul Wall Street Journal inoltre la Croce Rossa denuncia le «prigioni occulte» che l'America ha in alcuni Paesi islamici, e dove le sevizie dei prigionieri sarebbero peggiori: «E' un problema globale - protesta il portavoce Eros Bosisio -. L'America ci nega l'accesso». Nella speranza di ridimensionare lo scandalo, il Pentagono annuncia che aprirà alla Croce Rossa le porte di Guantanamo a fine mese, mentre la Casa Bianca distribuisce le immagini delle atrocità commesse da Saddam Hussein, dalle mutilazioni alle decapitazioni dei nemici, ma con scarso successo. Il presidente Bush ignora la vicenda e dichiara che lunedì notte presenterà alla nazione «una chiara strategia in Iraq». Ma alla Camera, 15 democratici chiedono al ministro della Giustizia John Ashcroft di «nominare un procuratore speciale che indaghi sui crimini di guerra dell'Amministrazione». E l’intera Camera vota per la demolizione di Abu Ghraib. Il Pentagono infine prospetta altre corti marziali.


L’OBIETTORE - A un anno di prigione è stato condannato il sergente Camilo Mejia, che dopo essersi arruolato nella Guardia Nazionale non si era presentato alla sua unità per protestare contro «la guerra del petrolio». Mejia - figlio del cantante Carlos, già gloria del Nicaragua sandinista - aveva contestato le «troppe» vittime civili e aveva rivelato di aver visto prigionieri iracheni trattati con crudeltà.

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