Da La Repubblica del 20/05/2004

Il ricatto di Sharon in un mondo distratto

di Sandro Viola

DA TEMPO, non cerchiamo più spiegazioni sulle stragi che si susseguono tra Israele e la Palestina. Le registriamo, certo. Contiamo i morti da una parte e dall´altra, al massimo biascichiamo per l´ennesima volta le parole di sgomento che la vista di tanti cadaveri suscita in noi. Ma tentativi d´inquadrare in una qualche logica le convulsioni del conflitto israelo-palestinese, di spiegare come e perché la spirale della violenza non conosca pause e anzi diventi sempre più mortifera, non siamo più capaci di farne.

È come se avessimo rinunciato a capire, e a giudicare. Ma il massacro che l´esercito israeliano ha compiuto a Gaza negli ultimi due giorni, e ieri in particolare (in tutto oltre 30 morti e almeno cento feriti, di cui una grande quantità sono donne e bambini), deve risvegliarci il cervello.

Impone lo sforzo d´una spiegazione. A che cosa mira Ariel Sharon, quali ordini ha impartito all´esercito? Il governo di Gerusalemme si propone di fare tanti lutti tra la popolazione palestinese da costringerla a smettere qualsiasi protesta, a fuggire ogni volta che è in vista un carro armato israeliano, insomma a prendersi la testa tra le mani e piegarsi totalmente e per sempre dinanzi alla forza militare d´Israele? Sì: è questo che emerge, quando cerchiamo di capire gli avvenimenti di ieri. Del resto, il ministro della Difesa Shaul Mofaz s´era espresso martedì, quando già il cumulo dei cadaveri s´era fatto agghiacciante, in termini molto chiari: l´operazione a Rafah andrà avanti per tutto il tempo necessario. E l´operazione consiste appunto nello stroncare qualsiasi protesta dei civili palestinesi. Nel fiaccarne ogni volontà di resistenza. Perché se si trattasse d´altro, per esempio di smantellare i tunnel sotterranei con l´Egitto da dove passano armi e munizioni, questo potrebbe essere fatto senza aprire il fuoco sulla folla. Tecnicamente - qualsiasi esperto militare è in condizione di spiegarlo- potrebbe essere fatto senza stragi di civili.

La folla di Rafah era scesa in strada, ieri, per interporsi tra i carri armati d´Israele e il quartiere di Tel Al-Sultan, dove l´esercito si preparava ad abbattere ancora altre case, dopo le decine e decine già abbattute nei giorni scorsi. Era una folla rabbiosa e vociferante, perché sconvolta dal timore di veder ridotta la propria casa in macerie. Tra i civili, le donne e i bambini c´erano - come sostengono i comandi militari - uomini armati? È possibile. Ma i cannoni dei tank hanno sparato ancora una volta nel mucchio, e i corpi restati sul terreno erano di gente inerme. Sicché la sola spiegazione possibile per una risposta militare tanto tremenda e sanguinosa, è che quella folla andava terrorizzata. Questo perché, come ha scritto di recente uno degli intellettuali più prestigiosi d´Israele, lo storico Ze´ev Sternhell, Sharon sembra convinto che sia giunto «il momento d´annichilire una volta per tutte qualsiasi possibilità d´una esistenza autonoma del popolo palestinese».

Seguiamo ancora un po´ l´argomentazione di Sternhell, cerchiamo di capire che cosa intenda quando dice che Sharon vuol cogliere «questo momento».

Intanto, il caos iracheno: il mondo distratto da quasi tutto quel che non riguarda l´Iraq, il terrorismo islamico, il fantasma d´una crisi petrolifera devastante. Nessun negoziato con i palestinesi, soltanto intese con gli americani, con un presidente americano che sembra voler mostrare prima e più d´ogni altra cosa la sua solidarietà ad Ariel Sharon. L´Europa imbelle, e paralizzata dai rigurgiti antisemiti che la scuotono ogni tanto qua e là. Il tutto mentre Israele, spiega Sternhell, fa pesare un´emotional extortion, diciamo un ricatto emotivo. E infatti, «ogni condanna per l´uccisione di bambini palestinesi, anche se pronunciata dagli amici d´Israele, viene subito bollata come un´espressione d´antisemitismo».

Il rullo compressore dei carri armati e degli elicotteri lancia-missili, non dovrebbe quindi fermarsi neppure dopo «la tragedia umana e politica» (come l´ha chiamata un membro del governo israeliano, il ministro della Giustizia Lapid) avvenuta ieri a Rafah. Nell´idea del ritiro israeliano da Gaza, così come l´ha concepita Sharon, sembra infatti esserci il proposito di lasciare sul posto - una volta evacuati i coloni e l´esercito - una popolazione domata. Finita in buona parte a vivere nelle tende fornite dall´assistenza Onu, ripiegata sui propri lutti, senza più capacità di reazione.

Il calcolo è esatto? Per dubitarne, basta pensare ai tanti calcoli sbagliati che Sharon ha fatto nella sua lunga carriera. Nell´oltre mezzo secolo in cui da militare o da politico s´è mosso mirando continuamente, quasi ossessivamente, all´escalation. Alle fughe in avanti. Gaza è infatti un nido di scorpioni, peggio del Libano, peggio di qualsiasi focolaio terroristico che Israele abbia mai dovuto fronteggiare. Lì stanno gli aspiranti "martiri" di Hamas e della Jihad islamica, lì è la miseria più atroce, lì stanno la maggior parte delle rovine rimaste dopo la distruzione delle case. E chi può quindi credere che i palestinesi di Gaza vogliano rinunciare a resistere, a colpire dove e quando possibile?

Un´ultima cosa va detta sul governo degli Stati Uniti e la sua politica. L´amministrazione Bush sa benissimo che la condotta di Sharon complica enormemente la sua posizione nel quadro regionale, dà fuoco alle polveri dell´antiamericanismo, manda in pezzi i tentativi di stabilizzazione in Iraq e i progetti d´un Great Middle East democratico e pro-occidentale. Ma la sua vista è corta. Non va oltre novembre, oltre le elezioni presidenziali e la sua volontà di vincerle. Infatti le reazioni ai massacri di Gaza sono vaghe, esangui, poco più che formali. Il segno d´un cinismo inaccettabile.

Solo dagli israeliani viene qualche speranza. Dai 100 o 150mila che l´altra sera hanno manifestato nella piazza Rabin di Tel Aviv contro l´occupazione di Gaza, contro il "partito" dei coloni, contro la politica del proprio governo. Con un´America come quella d´oggi, con un´Europa che può solo lamentarsi ma non agire, soltanto loro possono tentare l´arresto di quest´immane, scandalosa carneficina.

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