Da Corriere della Sera del 13/05/2004

Quel grido assassino nel nome di Allah

di Magdi Allam

«Allah Akhbar!». L’invocazione «Dio è grande», urlata e ripetuta, singolarmente e collettivamente, ha accompagnato il barbaro sgozzamento e decapitazione del giovane americano Nick Berg. In un clima di euforia necrofila che ha rappresentato l’apoteosi della cultura della morte. Una scena terrificante e devastante per qualsiasi essere umano che nutra il valore della sacralità della vita. Un’atrocità inaudita consumata nel nome di un Dio che legittimerebbe il massacro degli «infedeli». «Uccidete gli infedeli ovunque li vedete, prendeteli, scagliatevi contro di loro e aspettateli dovunque» . Sono le ultime parole del capo del gruppo di cinque terroristi islamici prima di impugnare il coltello e infilzarlo nella gola di Berg. Forse si tratta di Abu Musab Al Zarqawi, il luogotenente di Osama Bin Laden. Con una ferocia disumana. Con la stessa logica della «purificazione» per cui nella macellazione si sgozza l’animale per dissanguarlo, fino alla definitiva separazione dell’anima dal corpo. «Vi diciamo che la dignità degli uomini e delle donne musulmane, reclusi sia nella prigione di Abu Ghraib che in altre, sarà redenta dal sangue e dalle anime. Da noi riceverete cadaveri su cadaveri e bare su bare di persone massacrate in questo modo» . Siamo sempre nel finale. Il capo ha quasi finito di leggere il proclama. Scritto con lo stile tradizionale dei binladiani, un connubio di citazioni coraniche e rivendicazioni politiche. Il suo tono si fa possente, il corpo comincia a vibrare in preda all’eccitazione. E’ lui che assume il ruolo del carnefice. Per dare l’esempio di come dovrebbe comportarsi un autentico «emiro», un leader sia religioso sia politico.

Lo fa nel nome di Dio: «Sia gloria ad Allah, che ha onorato l’Islam con il suo sostegno, ha umiliato gli infedeli con il suo potere» . E nel nome del profeta Mohammad (Maometto): «Il profeta, signore della grazia, ha ordinato di tagliare la testa ad alcuni dei prigionieri di Badr (allusione alla battaglia di Badr, combattuta da Maometto nel 624, ndr) . Egli è il nostro esempio e il nostro modello di buon comportamento» . Lo fa attaccando gli ulema, i giureconsulti islamici, che non condividono la sua interpretazione della Jihad, la guerra santa: «Non vi siete ancora stancati della Jihad fatta con le conferenze e delle battaglie combattute con i sermoni? Non è forse giunto il tempo di sfoderare la spada con la quale è stato inviato il capo dei Messaggeri?» . E ancora: «Non vedete che Dio vi ha rinfacciato l’evidenza attraverso la gioventù musulmana, che ha umiliato la più grande potenza della storia rompendole il naso e distruggendo la sua arroganza? Non è giunto il momento che impariate da loro che cosa significa affidarsi a Dio, e che apprendiate dalle loro azioni la lezione del sacrificio e la disponibilità a immolarvi? Per quanto ancora assomiglierete alle donne, e non saprete far altro che gemere, urlare e piangere?» . L’estasi raggiunge il culmine con l’annuncio altisonante: «Ci sono grandi novità! Si vedono le prime luci dell’aurora e soffiano i venti della vittoria. Dio ci ha assicurato un grande vittoria in una delle sue battaglie, quella di Falluja. Rendiamo grazie a Dio» .

Poi si passa alla conta dei nemici da combattere e sconfiggere. In primo luogo l’America: «Per quanto ti riguarda, Bush, cane dei cristiani, ti promettiamo cose molto spiacevoli. Se Dio vuole, per te stanno arrivando giorni assai duri. Tu e i tuoi soldati state per pentirvi del giorno in cui avete messo piede in Iraq e avete osato oltraggiare i musulmani» . Subito dopo è il turno del Pakistan: «Un altro messaggio è per il collaborazionista e traditore Pervez Musharraf: ti comunichiamo che non indugeremo a dare il benvenuto ai tuoi soldati. Con l’aiuto di Dio, li colpiremo prima degli americani e vendicheremo il sangue dei nostri fratelli versato a Wana e altrove» (la località di Wana si trova nel Pakistan occidentale, in prossimità della frontiera con l’Afghanistan; nel marzo 2004, la città e le zone circostanti sono state teatro di un’imponente operazione, condotta dalle forze di sicurezza pachistane, contro Al Qaeda, ndr). A conferma dello stretto intreccio fra il terrorismo islamico in Iraq e quello di Bin Laden in fuga lungo la frontiera tra il Pakistan e l’Afghanistan. E’ l’ennesima riprova del fatto che il vero scontro è all’interno stesso del mondo musulmano. Che il fulcro del conflitto è la valutazione del valore della vita all’interno stesso dell’Islam. Che l’obiettivo di Al Qaeda è la conquista del potere nei Paesi musulmani facendo leva sul terrorismo incentrato sulla cultura della morte. Uno scenario inquietante, in cui gli occidentali sono semplici ostacoli da rimuovere. Anche fisicamente. Infierendo il più possibile sulle vittime innocenti per terrorizzare le masse. E’ questo il macabro messaggio che arriva dall’atroce fine riservata al povero Berg.

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