Da Corriere della Sera del 10/05/2004
«Volevo indagare, il Pentagono mi fermò»
L’accusa di un deputato repubblicano. Prima corte marziale per le torture. Amnesty: Blair sapeva da un anno
di Lorenzo Cremonesi
WASHINGTON - Mentre escono nuove foto delle torture, la maggioranza del Congresso accusa il Pentagono di avere cercato d'insabbiare lo scandalo e alcuni democratici ne addossano per la prima volta la responsabilità a Bush oltre che a Rumsfeld. Per limitare i danni, il ministro della Difesa promette di mostrare alle Commissioni del Congresso, a porte chiuse, altre «immagini sadiche» di cui parlò nella audizione dello scorso venerdì, rimaste sinora segrete e di portare le varie inchieste a una rapida conclusione. A Bagdad, inoltre, il generale Mark Kimmitt annuncia la prima Corte marziale di un imputato il 19 prossimo, il caporale Jeremy Sivits di 24 anni, un processo aperto al pubblico, con due difensori, uno civile e uno militare. Ma un senatore repubblicano, Lindsey Graham, protesta che «non basta». Chiede che le immagini vengano rese pubbliche e giustizia sia fatta subito
L'accusa d'insabbiamento viene dall'avvocato e deputato repubblicano dell'Indiana Steve Buyer: «Un anno fa - dice - il Pentagono mi impedì di andare in Iraq a indagare sulla 800esima Brigata, quella delle torture». Il permesso datogli originariamente, precisa, venne revocato di colpo, senza spiegazioni.
Il senatore repubblicano Chuck Hagel, un eroe della guerra dell'Iraq, la avalla: «Adesso sono in corso oltre 30 investigazioni criminali su casi di morte in Iraq e Afghanistan. Non tutti sembrano omicidi. Ma perché le indagini non furono fatte prima?». Due democratici, il senatore Evan Bayh e il generale a riposo Wesley Clark criticano Bush. Bayh parla di «responsabilità ancora più in alto del Pentagono» senza fare nomi, rileva che «l'America ha perso la sua superiorità morale». Ma Clark denuncia il presidente: «Gli eccessi vanno attribuiti ai vertici, premevano perché si strappassero informazioni ai detenuti, disconoscevano la Convenzione di Ginevra. E' un problema di leadership della Casa Bianca». Anche l'annuncio del generale Kimmitt in Iraq suscita commenti negativi: Sivits, uno dei sette soldati della 372esima brigata accusato di sevizie alle carceri di Abu Ghraib, non deve essere un capro espiatorio, protesta Del Biller, il sindaco della sua città, Hyndman in Pennsylvania.
Le richieste di dimissioni di Rumsfeld, e spesso anche del sottosegretario Paul Wolfowitz e del capo di Stato maggiore Meyers, spingono i falchi a proteggerli. Il loro capo, il vicepresidente Dick Cheney, definisce Rumsfeld «il miglior ministro che l'America abbia mai avuto» invitando la gente «a lasciarlo lavorare» e i giornali a «togliersi di dosso». Dopo averlo criticato privatamente, Condi Rice, il consigliere per la Sicurezza nazionale, proclama che «ha il sostegno del presidente e continuerà ad averlo, perché fa esattamente quello di cui l'America ha bisogno». Bush stesso, che la scorsa settimana lo aveva ripreso duramente per lo scandalo, sarebbe stato a cena da lui e si recherà oggi al Pentagono in una dimostrazione di fiducia.
L'accusa d'insabbiamento viene dall'avvocato e deputato repubblicano dell'Indiana Steve Buyer: «Un anno fa - dice - il Pentagono mi impedì di andare in Iraq a indagare sulla 800esima Brigata, quella delle torture». Il permesso datogli originariamente, precisa, venne revocato di colpo, senza spiegazioni.
Il senatore repubblicano Chuck Hagel, un eroe della guerra dell'Iraq, la avalla: «Adesso sono in corso oltre 30 investigazioni criminali su casi di morte in Iraq e Afghanistan. Non tutti sembrano omicidi. Ma perché le indagini non furono fatte prima?». Due democratici, il senatore Evan Bayh e il generale a riposo Wesley Clark criticano Bush. Bayh parla di «responsabilità ancora più in alto del Pentagono» senza fare nomi, rileva che «l'America ha perso la sua superiorità morale». Ma Clark denuncia il presidente: «Gli eccessi vanno attribuiti ai vertici, premevano perché si strappassero informazioni ai detenuti, disconoscevano la Convenzione di Ginevra. E' un problema di leadership della Casa Bianca». Anche l'annuncio del generale Kimmitt in Iraq suscita commenti negativi: Sivits, uno dei sette soldati della 372esima brigata accusato di sevizie alle carceri di Abu Ghraib, non deve essere un capro espiatorio, protesta Del Biller, il sindaco della sua città, Hyndman in Pennsylvania.
Le richieste di dimissioni di Rumsfeld, e spesso anche del sottosegretario Paul Wolfowitz e del capo di Stato maggiore Meyers, spingono i falchi a proteggerli. Il loro capo, il vicepresidente Dick Cheney, definisce Rumsfeld «il miglior ministro che l'America abbia mai avuto» invitando la gente «a lasciarlo lavorare» e i giornali a «togliersi di dosso». Dopo averlo criticato privatamente, Condi Rice, il consigliere per la Sicurezza nazionale, proclama che «ha il sostegno del presidente e continuerà ad averlo, perché fa esattamente quello di cui l'America ha bisogno». Bush stesso, che la scorsa settimana lo aveva ripreso duramente per lo scandalo, sarebbe stato a cena da lui e si recherà oggi al Pentagono in una dimostrazione di fiducia.
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