Da La Repubblica del 07/05/2004

Le idee

Se la guerra è un esorcismo

di Giorgio Bocca

L´uso della tortura da parte dei soldati americani non è un fiore del male sbocciato all´improvviso per colpa di alcuni carcerieri malvagi e sadici o di alcune kapò che ridono delle sofferenze altrui. È l´esito infame di una ideologia neoconservatrice per cui il mondo è diviso fra gli stati canaglia, i regni del male, i demoni terroristi e la virtuosa America, prediletta da Dio.

La grande paura dell´integralismo islamico che c´è e terrorizza il mondo ha fatto dimenticare un integralismo cristiano puritano che in America è al governo. Il ministro della Giustizia Ashcroft parla dei terroristi come di indemoniati, nel linguaggio dei collaboratori di Bush la parola nemici torna di continuo anche quando non si sa di preciso chi sono e dove stanno, come l´incombente presenza del Maligno. Le guerre continue nel nuovo come nel vecchio continente appaiono più simili ad esorcismi che ad operazioni ragionate. Bush che prende le distanze e minaccia severe punizioni sembra mosso da una ipocrisia puritana piuttosto che dalla realpolitik.

Le torture in Iraq non sono affatto una sorpresa e non c´è solo Guantamano nella pratica che ne fa il potere americano. Anche le prigioni di Diego Garcia, la base americana nell´Oceano Indiano non sono «un albero a cinque stelle» come, con pesante ironia, dice il ministro della guerra Rumsfeld. Si sa non da ieri ma da anni che le torture abituali sono: la privazione della luce in cella alternata a lampi accecanti per impedire il sonno, sospensioni del cibo, dell´acqua, del passeggio, cioè l´uso delle torture che non sanguinano, per le ispezioni della Croce rossa. Stare incappucciati per giorni al freddo o al caldo eccessivo, cambiare ogni giorno i luoghi degli interrogatori, il passeggio, i cartelli delle indicazioni per procurare un senso di smarrimento, un metodo chiamato della "falsa bandiera". «Noi - dicono i carcerieri - non li tocchiamo, sappiamo come piegare la loro resistenza».

L´America della Seconda guerra mondiale non era filantropica come a molti è parso, ma era democratica e non si sentiva come oggi in spirito di crociata. E sono le crociate, le missioni religiose a giustificare tutto, anche le torture. Diceva Bush padre, ai tempi della guerra del Golfo: «Non ho alcun dubbio sulla decisione che ho preso. È la scelta del Bene contro il Male». E suo figlio George: «Traggo forza dalla preghiera, Cristo mi guida e mi ha salvato, ho fiducia in lui, confido pienamente in lui». È la dottrina di Gregorio VII: «Omnis auctoritas a Deo». Il Dio americano ama fortemente i conservatori, gli indica Bagdad come la nuova Babilonia, la città del Male che va distrutta e li autorizza, a fin di bene, a mentire e a provocare gli «effetti collaterali», fra cui la tortura. Non è un caso se questa mescolanza di sacro e di profano, di aut aut brutali e di richiami alle virtù evangeliche ha creato un linguaggio di alta ipocrisia. Il capitalismo d´assalto ama definirsi «compassionevole», gli errori di bersaglio «il fuoco amico», i bombardamenti delle città «chirurgici» anche se sventrano scuole e ospedali.

Il filoamericanismo senza se e senza ma dice che non è lecito criticare la democrazia americana che ci ha dato pane e libertà ma non è neppure giusto che una religiosa come Madeleine Allbright abbia chiesto, quando era segretaria di Stato, che i soldati americani colpevoli di delitti comuni fossero sottratti ai tribunali internazionali. Non c´è niente di religioso in questa gestione cinica del potere, c´è l´antico privilegio dei forti. L´integralismo cristiano dei neoconservatori è stato così definito «un atteggiamento politico e religioso caratterizzato dalla volontà di realizzare in forma completa, integrale una concezione del mondo e del modo di viverci. Questo atteggiamento presuppone l´accettazione di un quadro di valori ben preciso». L´uso della violenza senza limiti porta alla simmetria con il terrorismo islamico. «Terrorismo e violenza - dicono gli integralisti islamici - sono per i nemici di Dio, per i non credenti. Misericordia, sicurezza e amore per i credenti». Ma questa è la concezione primitiva che proprio il cristianesimo ha superato. Anche da un punto di vista laico la violenza totale, la tortura devono essere respinte.

Nella primavera del '45, a Pradleves in Valgrana i nostri partigiani catturarono un agente della Gestapo nazista, un francese. Andava in bicicletta verso il confine, sotto la sella aveva nascosto un elenco di resistenti francesi del Delfinato. Lo interrogammo nel comando partigiano e si accese una discussione se si dovesse oppure no torturarlo. Si decise per il no, anche se si poteva sapere di più sulla sua missione e salvare la vita di compagni per due ragioni: una ideale, perché la tortura ripugnava a chi si sentiva un combattente per la giustizia e la libertà, e una pratica perché fra di noi non c´era nessuno addestrato a torturare. L´aspetto più sconfortante della tortura americana è che il Paese della libertà e della democrazia abbia formato in questi anni un corpo di specialisti della tortura, comprese le orrende kapo che si facevano fotografare divertite dalla sofferenza altrui.

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