Da Corriere della Sera del 06/05/2004

Esperti e effetto serra

Più o meno caldo, i numeri che dividono

Più caute di qualche anno fa le accuse all’umanità sui mutamenti atmosferici. Ma l’anidride carbonica resta la grande imputata

di Giovanni Caprara

Il pianeta si riscalda: colpa dell’uomo con la sua attività sempre più frenetica che immette nell’atmosfera sostanze prima inesistenti, o manifestazione naturale secondo cicli a noi sconosciuti? Questa è la domanda che ricorre sempre più frequente dentro e fuori il mondo scientifico. Oggi, dopo anni di ricerche e discussioni, il dubbio sul presunto colpevole è più forte, mentre qualche anno fa il dito contro l’uomo era puntato in modo più deciso. Anche se permangono le due posizioni, che spesso si contrappongono anche vivacemente. «Io mi attengo ai dati raccolti - dice Vincenzo Ferrara, capo del "progetto clima" dell’Enea -. Nell’ultimo secolo la temperatura è aumentata di 0,6 gradi centigradi, le emissioni di anidride carbonica sono salite a 24 miliardi di tonnellate all’anno e l’energia per metro quadrato scaricata dall’uomo sulla Terra è cresciuta del due per cento, rispetto ai 170 watt portati dal Sole. Inoltre - continua Ferrara - dal 1960 si registra un accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera che va ben oltre le capacità di assorbimento delle foreste e degli oceani».

Di conseguenza abbiamo un aumento del caldo e un’estremizzazione dei fenomeni meteorologici. L’apporto naturale al fenomeno - secondo l’esperto dell’Enea - legato all’oscillazione dell’asse terrestre, al vulcanismo o alla deriva dei continenti capace di influire sull’energia riflessa, ha livelli trascurabili. «C’è un aggravio - sottolinea Ferrara - valutato intorno all’80 per cento non giustificabile con le cause naturali e, dunque, questo è il peso imputabile all’uomo». «Ma non basta prendere in considerazione i dati raccolti - sostiene Guido Visconti, fisico dell’atmosfera all’Università de L’Aquila -. Innanzitutto perché quelli attendibili riguardano soltanto gli ultimi cinquant’anni, che è un tempo brevissimo per capire il comportamento di un sistema complesso come la nostra Terra. In secondo luogo perché bisogna prima fare chiarezza sulle cause e qui si è in un mare di grande incertezza. Oggi si tende a spiegare ciò che accade facendo ricorso a dei modelli teorici riguardanti la circolazione generale. Ma questi sono carenti perché scritti con informazioni troppo limitate, essendo inadeguata la loro raccolta».

Gli strumenti di indagine, inoltre, sarebbero ancora inappropriati e quindi le conclusioni tratte fuorvianti nello spiegare le vere origini del fenomeno.

«Non basta fare i conti dell’anidride carbonica - conclude Visconti - che comunque è certamente cresciuta ed è da ridurre, per dire che questa è la vera responsabile del riscaldamento. Perché non potrebbe essere un ciclo naturale? L’incertezza delle risposte fornite dalle indagini sono notevolissime. Affermare che sia un effetto diretto è pura fantasia. Purtroppo c’è una classe scientifica che ha interesse a sostenere queste tesi per altre ragioni che non hanno nulla a che fare con la scienza. Se vogliamo arrivare a risposte credibili è necessario invece separare lo sfruttamento politico di questi problemi ambientali dalla ricerca vera da effettuare, che richiede sforzi maggiori di quelli compiuti fino ad ora».

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