Da Corriere della Sera del 04/05/2004

Rapporto segreto: «Torture sistematiche»

Inchiesta di un generale. Accuse anche alle guardie private usate dal Pentagono negli interrogatori. Bush: li puniremo

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Per la seconda volta in quattro giorni, il presidente Bush condanna le torture inflitte dai militari americani ai detenuti iracheni definendole «atti vergognosi e raccapriccianti».

Il capo della Casa Bianca chiede anche al ministro della Difesa Donald Rumsfeld di «sincerarsi che si stia agendo nel modo opportuno per punire i responsabili». Lo riferisce il suo portavoce Scott McClellan, mentre il comandante delle truppe in Iraq, il generale Ricardo Sanchez, annuncia la «censura» di sette ufficiali coinvolti nello scandalo, provvedimento che ne segna di fatto, con l’impossibilità di promozioni, la fine della carriera. E mentre si aprono due altre inchieste, una sui «contractors», le ditte private al servizio del Pentagono, l'altra sulla Cia. Sono conferme che la traumatica vicenda, che sembrava limitata alla prigione di Abu Ghraib e alla condotta criminosa di sei soldati, ha dimensioni maggiori del previsto, lede gravemente l'immagine degli Stati Uniti, fomenta l'antiamericanismo nell'Islam, e minaccia la missione a Bagdad.

L'intervento della Casa Bianca è dovuto alle drammatiche rivelazioni dei media, e alla mobilitazione di gruppi come Human Rights Watch e Amnesty International che reclamano un'inchiesta indipendente, e i Musulmani Neri di Louis Farrakhan, che ammonisce che «la collera e l'odio islamici ci costeranno molte vite».

Il Los Angeles Times , in possesso del rapporto più importante, quello segreto del generale Antonio Taguba, scrive che le torture commesse nelle segrete di Abu Ghraib (il principale carcere del Paese) non rappresentarono un caso isolato, ma «un abuso sistematico, illecito perpetrato intenzionalmente dai militari». Che esistono anche foto di donne seviziate o umiliate. Che i colpevoli delle sevizie testimoniate dalle immagini trasmesse dalle tv (e risalenti all’autunno 2003) non sarebbero solo i sei soldati sotto accusa, ma anche il colonnello Thomas Pappas e il tenente colonnello Steven Jordan dell’ intelligence , e due agenti privati della ditta Caci di Arlington, presso Washington, Steven Stephanovicz e John Israel.

A Bagdad, il Washington Post raccoglie le testimonianze di ex detenuti anche di altre carceri, oltre ad Abu Ghraib, e conclude che le torture erano - non sa se lo siano ancora - diffuse un po’ ovunque.

Evidenzia il ruolo della Caci e di altri «contractors» nei soprusi. Per Human Rights Watch è uno dei problemi più gravi: in Iraq ci sono da 15.000 a 20.000 agenti privati che aiutano l'intelligence, lavorano alla sicurezza, sostengono l'esercito, sottraendosi spesso a ogni controllo. La Caci si discolpa ma il rapporto Taguba parla chiaro. Il quadro avalla la tesi della ex direttrice di Abu Ghraib, la generalessa della riserva Javis Karpinski, uno dei «censurati», secondo cui i suoi sei soldati (a sua insaputa) eseguirono solo gli ordini di superiori e membri dell’intelligence. Nella lista potrebbe esserci il generale Geoffrey Miller che la sostituì a gennaio, dopo aver diretto il campo di detenzione di Guantanamo a Cuba.

Per la famiglia di uno dei soldati che ora rischiano la Corte marziale, Chip Frederick, le rivelazioni non sono ancora finite: ad Abu Ghraib, ha riferito Frederick, i maltrattamenti dei prigionieri fecero almeno due morti. Per uno di loro i medici militari organizzarono una macabra messa in scena: lo portarono via in barella, con una flebo nel braccio, per nascondere il suo decesso.

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