Da Corriere della Sera del 03/05/2004
Giornata di sangue. I comandi Usa ripensano al «piano Falluja»
Dodici soldati americani uccisi in 24 ore Fuoco anche sugli italiani, nessun ferito
«L’ex generale della Guardia repubblicana Saleh non è in grado di imporre la pace e l’ordine nella roccaforte sunnita»
di Lorenzo Cremonesi
BAGDAD - Solo tre giorni ed è già in dubbio l'esperimento americano per risolvere la crisi di Falluja. La chiamano la «via irachena» per il controllo della città diventata simbolo della rivolta sunnita contro l'occupazione. Una soluzione all'apparenza semplice: non ci riescono gli americani? Allora ci pensino le unità del vecchio esercito di Saddam Hussein, rimodernate ed equipaggiate per cooperare con i marines.
Più facile però a dire che fare. Ieri sera 6 soldati Usa sono morti per un colpo di mortaio sparato sul loro convoglio alle porte di Falluja (sembra vi siano 40 feriti). Altri 6 erano deceduti nelle 24 ore precedenti: 5 bruciati nei loro mezzi in un'imboscata di prima mattina a Bagdad (con loro sono morti anche due agenti iracheni). Un altro americano è morto nella cittadina settentrionale di Kirkuk. E la tensione resta altissima nelle zone sciite comprese tra Najaf, Amara e Kut. Ieri pomeriggio gli americani hanno ucciso a Hillah assieme a 4 guardie Adnan al-Anbaky, uno dei più stretti collaboratori del leader fondamentalista Moqtada al Sadr. E a Nassiriya una pattuglia italiana è finita sotto il fuoco nemico, per fortuna senza conseguenze.
Ma l'attenzione è concentrata su Falluja. Qui si combatte dal 4 aprile, quando cioè i marines hanno deciso di porre fine a terrorismo e guerriglia. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata 5 giorni prima il feroce linciaggio di 4 americani che lavoravano a contratto come guardie del corpo. Ma l'assedio si è rivelato un disastro.
Non dal punto di vista militare. «Con la protezione dell'aviazione e la copertura delle nostre unità corazzate potremmo sbaragliare la guerriglia in poche ore», ripete da tempo il portavoce dell'esercito a Bagdad, Mark Kimmit. Il problema è però di immagine. La battaglia per Falluja si è trasformata in guerriglia urbana, con devastazioni, morti e feriti tra i civili. E soprattutto si è sposata alla rivolta nelle zone sciite quando gli americani hanno deciso di prendere «vivo o morto» Moqtada Al Sadr. Tre giorni fa gli alti comandi hanno proposto una nuova soluzione: al loro posto in città entra una brigata composta da circa 200 veterani dell'ex esercito iracheno e comandati da un baathista doc quale è l'ex generale della Guardia Repubblicana (i fedelissimi di Saddam) Jassim Mohammed Saleh. Secondo le intenzioni la nuova «Brigata Falluja» dovrebbe arrivare a 1.100 effettivi.
Ma ieri il loro numero restava basso, meno di 500. E si limitavano a controllare i posti di blocco attorno alla città appena abbandonati dai marines. Poi sono giunte da Washington le dichiarazioni dello stesso capo di stato maggiore americano, generale Richard Myers. «Non credo che il generale Saleh sia in grado di imporre pace e sicurezza a Falluja. Il suo incarico non è stato ufficializzato. Abbiamo altri nomi per quel ruolo e non ritengo andrà a lui», ha detto Myers.
Più facile però a dire che fare. Ieri sera 6 soldati Usa sono morti per un colpo di mortaio sparato sul loro convoglio alle porte di Falluja (sembra vi siano 40 feriti). Altri 6 erano deceduti nelle 24 ore precedenti: 5 bruciati nei loro mezzi in un'imboscata di prima mattina a Bagdad (con loro sono morti anche due agenti iracheni). Un altro americano è morto nella cittadina settentrionale di Kirkuk. E la tensione resta altissima nelle zone sciite comprese tra Najaf, Amara e Kut. Ieri pomeriggio gli americani hanno ucciso a Hillah assieme a 4 guardie Adnan al-Anbaky, uno dei più stretti collaboratori del leader fondamentalista Moqtada al Sadr. E a Nassiriya una pattuglia italiana è finita sotto il fuoco nemico, per fortuna senza conseguenze.
Ma l'attenzione è concentrata su Falluja. Qui si combatte dal 4 aprile, quando cioè i marines hanno deciso di porre fine a terrorismo e guerriglia. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata 5 giorni prima il feroce linciaggio di 4 americani che lavoravano a contratto come guardie del corpo. Ma l'assedio si è rivelato un disastro.
Non dal punto di vista militare. «Con la protezione dell'aviazione e la copertura delle nostre unità corazzate potremmo sbaragliare la guerriglia in poche ore», ripete da tempo il portavoce dell'esercito a Bagdad, Mark Kimmit. Il problema è però di immagine. La battaglia per Falluja si è trasformata in guerriglia urbana, con devastazioni, morti e feriti tra i civili. E soprattutto si è sposata alla rivolta nelle zone sciite quando gli americani hanno deciso di prendere «vivo o morto» Moqtada Al Sadr. Tre giorni fa gli alti comandi hanno proposto una nuova soluzione: al loro posto in città entra una brigata composta da circa 200 veterani dell'ex esercito iracheno e comandati da un baathista doc quale è l'ex generale della Guardia Repubblicana (i fedelissimi di Saddam) Jassim Mohammed Saleh. Secondo le intenzioni la nuova «Brigata Falluja» dovrebbe arrivare a 1.100 effettivi.
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