Da La Stampa del 14/04/2004
Originale su http://www.lastampa.it/_web/_INTERNET/copyfight/archivio/copyfight0404...
UE: torna il rischio della brevettazione del software?
La Commissione Europea ha reintrodotto la direttiva sulla brevettabilità dei programmi. Ferve la protesta del popolo della rete e delle PMI: "Così si affonda l'innovazione tecnologica"
di Stefano Porro
Sono giorni di grande fermento per il popolo della rete. Su un numero crescente di siti, blog, forum e newsgroup stanno comparendo vibrate proteste e animate discussioni contro l'approvazione definitiva della direttiva sulla brevettazione del software che l'Europarlamento dovrebbe votare tra pochi giorni. La mobilitazione più clamorosa è arrivata dalla prima pagina di Linux.it, il principale punto di riferimento italiano per gli sviluppatori e gli appassionati di open source, secondo cui "La Commissione Europea e il Consiglio dei Ministri stanno segretamente spingendo per la brevettabilità del software senza limiti, fortemente incitati dalle multinazionali e da avvocati specializzati in brevetti. Essi stanno ignorando la decisione di voto democratico del Parlamento Europeo del 24 settembre 2003 (data della votazione in prima lettura della direttiva, ndr), che ha avuto il supporto di oltre 300.000 cittadini, 2.000.000 di piccole e medie imprese, dozzine di economisti e scienziati".
Secondo i paladini del codice libero, l'intenzione della Commissione Europea sarebbe quella di cancellare gli emendamenti votati a Strasburgo lo scorso settembre, in modo da reintrodurre anche nel nostro continente il permesso di brevettare qualsiasi tipo di software senza nessuna limitazione. Uno status quo presente negli Stati Uniti già da vari anni che, a detta di molti operatori del settore, blocca di fatto l'attività degli sviluppatori indipendenti (che costituiscono la vera anima della rete e dell'innovazione tecnologica) a favore delle grandi multinaionali del software. Questo perché l'ideazione e la realizzazione di programmi per computer sono da sempre frutto della concertazione di più individui, ciascuno dei quali fornisce il proprio contributo per il corretto svolgimento del lavoro.
La fase di sviluppo si configura come una complessa operazione intellettuale durante la quale diverse parti di codice vengono assemblate, modificate e reimpostate alla ricerca di nuove funzioni e potenzialità, ovviamente rispettando i dettami del diritto d'autore. Se venisse approvata la direttiva sulla brevettazione del software, elaborare programmi diventerebbe molto più arduo, se non impossibile. Gli sviluppatori dovrebbero infatti assicurarsi che il codice da loro utilizzato non violi nessuna delle decine di migliaia di brevetti software esistenti, per evitare di incappare in un circolo vizioso di denunce. Un'operazione impossibile visti i numeri in gioco, che, secondo le posizioni più critiche nei confronti della direttiva, avvantaggerà le grandi multinazionali del software americano, le uniche in grado di stipendiare uffici legali destinati al controllo e alla contrattazione dei brevetti.
Ma per quale motivo la Commissione Europea sarebbe intenzionata a favorire una normativa volta a consegnare il mercato del software del nostro continente nelle mani di pochi potentati statunitensi? Le accuse che circolano in rete sono le più varie: se da un lato c'è chi se la prende con la superficialità dei parlamentari europei, che non sarebbero in grado di comprendere la delicatezza della questione, dall'altro c'è chi accusa i burocrati di Bruxelles di agire sulla base di mirate azioni di lobbying gestite da potenti multinazionali. A sostegno di questa seconda tesi, vanno registrate una serie di recenti direttive sul diritto d'autore (dalla Eucd alla IP Enforcement) che, nel tentativo di limitare il fenomeno della pirateria, hanno notevolmente innalzato la sorveglianza sui cittadini, inserendo delle restrizioni che molti esperti hanno definito come un grosso regalo alle big corporate della musica e del cinema.
In attesa della votazione, la protesta degli attivisti non si ferma ed esce persino dalla rete. A partire dal 14 aprile, sono infatti previste una serie di manifestazioni per le strade di Bruxelles. Serviranno a qualcosa?
Secondo i paladini del codice libero, l'intenzione della Commissione Europea sarebbe quella di cancellare gli emendamenti votati a Strasburgo lo scorso settembre, in modo da reintrodurre anche nel nostro continente il permesso di brevettare qualsiasi tipo di software senza nessuna limitazione. Uno status quo presente negli Stati Uniti già da vari anni che, a detta di molti operatori del settore, blocca di fatto l'attività degli sviluppatori indipendenti (che costituiscono la vera anima della rete e dell'innovazione tecnologica) a favore delle grandi multinaionali del software. Questo perché l'ideazione e la realizzazione di programmi per computer sono da sempre frutto della concertazione di più individui, ciascuno dei quali fornisce il proprio contributo per il corretto svolgimento del lavoro.
La fase di sviluppo si configura come una complessa operazione intellettuale durante la quale diverse parti di codice vengono assemblate, modificate e reimpostate alla ricerca di nuove funzioni e potenzialità, ovviamente rispettando i dettami del diritto d'autore. Se venisse approvata la direttiva sulla brevettazione del software, elaborare programmi diventerebbe molto più arduo, se non impossibile. Gli sviluppatori dovrebbero infatti assicurarsi che il codice da loro utilizzato non violi nessuna delle decine di migliaia di brevetti software esistenti, per evitare di incappare in un circolo vizioso di denunce. Un'operazione impossibile visti i numeri in gioco, che, secondo le posizioni più critiche nei confronti della direttiva, avvantaggerà le grandi multinazionali del software americano, le uniche in grado di stipendiare uffici legali destinati al controllo e alla contrattazione dei brevetti.
Ma per quale motivo la Commissione Europea sarebbe intenzionata a favorire una normativa volta a consegnare il mercato del software del nostro continente nelle mani di pochi potentati statunitensi? Le accuse che circolano in rete sono le più varie: se da un lato c'è chi se la prende con la superficialità dei parlamentari europei, che non sarebbero in grado di comprendere la delicatezza della questione, dall'altro c'è chi accusa i burocrati di Bruxelles di agire sulla base di mirate azioni di lobbying gestite da potenti multinazionali. A sostegno di questa seconda tesi, vanno registrate una serie di recenti direttive sul diritto d'autore (dalla Eucd alla IP Enforcement) che, nel tentativo di limitare il fenomeno della pirateria, hanno notevolmente innalzato la sorveglianza sui cittadini, inserendo delle restrizioni che molti esperti hanno definito come un grosso regalo alle big corporate della musica e del cinema.
In attesa della votazione, la protesta degli attivisti non si ferma ed esce persino dalla rete. A partire dal 14 aprile, sono infatti previste una serie di manifestazioni per le strade di Bruxelles. Serviranno a qualcosa?
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Lunedì l'Ue vota un testo che rende brevettabili tutti i software. Il ministro Stanca: "Questa norma danneggia il mercato"
Una direttiva europea minaccia l'open source
Una direttiva europea minaccia l'open source
di Alessio Balbi su La Repubblica del 15/05/2004
di Sara Arrigone su La Stampa del 18/12/2006
di Sara Arrigone su La Stampa del 15/12/2006
News in archivio
su Punto Informatico del 03/11/2006
su APCom del 22/09/2006
Aids: Roche condivide il suo sapere con l'Africa
Il gigante farmaceutico svizzero Roche trasferisce a tre compagnie africane i mezzi di fabbricare localmente un farmaco generico contro l'AIDS. Altre imprese seguiranno.
Il gigante farmaceutico svizzero Roche trasferisce a tre compagnie africane i mezzi di fabbricare localmente un farmaco generico contro l'AIDS. Altre imprese seguiranno.
su SwissInfo del 22/09/2006
In biblioteca
di Lawrence Lessig
Feltrinelli Editore, 2006
Feltrinelli Editore, 2006