Da La Repubblica del 04/04/2004

La strage di ieri collegata agli uomini di Al Qaeda responsabili degli attentati dell´11 marzo

L´ombra di sei ricercati un incubo per la Spagna

Caccia in tutta Europa a quelli che sono ritenuti ideatori e autori del massacro. Almeno quattro sarebbero saliti la mattina dell´11 marzo alla stazione di Alcalà

di Carlo Bonini

All´una del mattino, quando i tre cadaveri del barrio di Leganes non hanno ancora un volto, sei nomi agitano come fantasmi la notte di Madrid. Sei facce fissate in altrettante sgranate foto-tessera. Che i magistrati dell´Audiencia Nacional, il ministero dell´Interno, l´intelligence, indicano come i macellai dell´11 marzo. Alla cui ricerca, non più tardi del 31 marzo scorso, sono stati pubblicamente chiamati l´intero Paese e le polizie di tutta Europa. «Non è al momento possibile stabilire se siano o meno loro», abbozzano fonti della polizia spagnola, ma è evidente come nella curiosità che sollecita la domanda è la speranza che la danza di almeno tre di quei fantasmi si sia per sempre compiuta. Ovvero, se così non dovesse essere, la paura di chi mettendo in fila i nomi di una caccia infinita, vede con terrore moltiplicarsi i nemici di una guerra che non è più né silenziosa né nascosta. Combattuta da militanti di un esercito in armi che fa strage nelle stazioni. Che pianifica massacri sui binari dell´Alta velocità Madrid-Siviglia e ora si immola in un quartiere popolare alle 8 di sera del primo week-end della Settimana santa.

Jamal Ahmidan, Sarhane Ben Abdelmajid, Rachid Oulad, Mohamed Oulad, Agdennabi Kounjaa, Said Berraj. Ecco i nomi dei sei fantasmi.

Jamal Ahmidan è scomparso nei giorni in cui cadeva il primo diaframma dell´indagine sulla strage. Lo chiamavano, lo chiamano per i suoi tratti, "il cinese". E´ scomparso mentre gli uomini dell´Antiterrorismo ammanettavano Jamal Zougam, l´uomo delle schede telefoniche della strage. Anche lui, come Jamal, aveva una bottega a Lavapies, il cuore marocchino di Madrid. Ma, a differenza di Jamal, della strage sarebbe stato non un manovale ma l´architetto. Lui avrebbe scelto gli uomini del commando dell´11 marzo. Lui avrebbe tirato dentro il gruppo Sarhane Ben Abdelmajid Fakhet, "il tunisino", dal giorno della strage mai più rincasato nella sua casa di Parque de las Avenidas, dove viveva con sua moglie, una ragazza marocchina, conosciuta durante i suoi anni da studente a Madrid.

Alla chiamata del "cinese" e del "tunisino" - ne è convinta l´Antiterrorismo spagnola - avrebbero risposto i marocchini Said Berraj, Agdennabi Kounjaa, alias Abdullah, e i due fratelli Rachid e Mohamed Oulad. Tutti e quattro, la mattina dell´11 marzo, sarebbero saliti sui treni della morte nella stazione di Alcalà de Henares. Tutti e quattro, nei mesi in cui lo scempio è stato incubato, avrebbero attraversato più volte lo stretto braccio di mare che separa la Spagna dal Marocco, per raccogliere il testimone dell´odio. Per poi ritrovarsi insieme al "cinese" e al "tunisino", lungo il sentiero della fuga, una sera del 19 marzo, otto giorni dopo la strage.

Quella notte, in un casale di Chinchòn, i sei si sarebbero incontrati forse per l´ultima volta. Prima di separarsi e - come indicano fonti della polizia spagnola - forse aggregarsi con quanti, dell´esercito clandestino del terrore annidato in Spagna, aspettano di colpire. Di quella notte del 19 marzo nel casale di Chinchòn, erano rimasti gli avanzi di una cena (questo almeno è quanto trovato dalla polizia al momento dell´irruzione). Un pasto consumato, verosimilmente, nella certezza di aver trovato un luogo sicuro, ma che sicuro non era, perché sorvegliato sin dall´inverno scorso dalla polizia. Anche perché, nessuno dei sei fantasmi poteva sapere o ancora immaginare che qualcuno, in qualche modo, li aveva traditi. Forse parlando (ma non se ne hanno conferme). Più semplicemente facendosi individuare ed arrestare.

Parliamo di José Emilio Suàrez Trashorras, l´ex minatore asturiano (oggi detenuto), che per un bel po´ di denaro, tutto e subito, aveva consegnato, due settimane prima della strage, 100 chilogrammi di dinamite gelatinosa Goma2 (tipo Eco) senza chiedere ne dove, né come, né perché, ne avesse bisogno quella compagnia di marocchini. Che a questa stessa compagnia aveva procurato una manciata di detonatori in rame, rubati un po´ alla volta e diventati prima la firma sui treni della morte, quindi il "segno caratteristico" del tentato massacro dell´Alta velocità Madrid-Siviglia.

Oggi, quando a Madrid sarà giorno, il ministro dell´Interno Angel Acebes tornerà verosimilmente a parlare. I tre cadaveri di Leganés per allora avranno trovato un nome. La Spagna saprà se i sei fantasmi dell´11 marzo restano tali. Per ora, nella notte, il Paese piange il suo ultimo morto. Un poliziotto di 41 anni, sposato, con un figlio, la 197esima vittima innocente di una guerra cominciata alle 7.39 di una mattina grigia nei vagoni di quattro treni affollati di pendolari.

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