Da La Repubblica del 01/04/2004
Il vertice
I capi delle diplomazie di 52 Paesi a Berlino per la conferenza sugli aiuti a Kabul
La promessa di Frattini a Karzai "Altri soldati italiani in Afghanistan"
L´Italia potrebbe assumere l´impegno della ricostruzione di un´intera provincia
di Andrea Tarquini
BERLINO - L´Italia sta valutando la possibilità di assumere la guida di una zona di ricostruzione dell´Afghanistan nel quadro dell´aiuto internazionale e dell´impegno Nato, con invio di nuovo personale militare e civile. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, alla conferenza internazionale per l´assistenza al paese asiatico, aperta ieri dal cancelliere Schroeder a Berlino e che si concluderà oggi. Alla riunione partecipano i capi delle diplomazie di 52 paesi - da Frattini a Colin Powell, dal tedesco Fischer al francese de Villepin - e alti responsabili delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie.
«Nei miei colloqui», ha spiegato ai giornalisti il titolare della Farnesina, «ho confermato che l´Italia sta prendendo in considerazione questa ipotesi di assumersi una Prt». La sigla in inglese vuol dire Provincial reconstruction team, cioè squadra per la ricostruzione di una provincia. Un accurato studio di bisogni e possibilità sul terreno, ha continuato Frattini, dovrà fornire elementi di valutazione. Sullo sfondo dell´impegno internazionale ad accrescere gli aiuti al governo del presidente Karzai nella difficile situazione attuale insomma si va verso un aumento della presenza italiana, anche fuori Kabul.
Resta aperta la domanda, quanto dislocamento di forze militari e strutture civili italiane sarà necessario, nel caso di un mandato per una Prt al nostro paese. «Dipenderà dalle caratteristiche del territorio, non siamo ancora in grado di quantificare», dice Frattini. Ma aggiunge: partendo dall´esperienza delle zone di ricostruzione provinciali che si stanno già formando, ma senza averne ancora individuata una futura per l´Italia, «si può pensare a un impegno militare che credo si situerà tra 150 e 300 soldati». E Roma - sia con la eventuale Prt, sia a prescindere da essa - è comunque decisa ad aumentare il suo sostegno alla ?nation buliding´, alla costruzione della nazione afgana, delle sue strutture statali e di società civile, al rilancio della vita quotidiana.
«Il nostro impegno, espresso alla conferenza, è di fornire un aiuto di circa 140 milioni di euro in tre anni, da qui al 2006, che si aggiunge alla cifra analoga o di poco superiore tra il 2001 e il 2004», afferma il ministro degli Esteri. L´Italia sta costruendo un´autostrada, e ha avviato la ricostruzione dello stadio di Kabul, «dove i taliban uccidevano i condannati, e dove vogliamo si torni a fare sport». L´aiuto al processo elettorale ammonta a 10 milioni di euro, contro i 2 forniti secondo Joschka Fischer dalla Germania.
La conferenza affronta comunque compiti difficili. Dovrebbe concludersi con impegni ad aiuti all´Afghanistan per circa 7 miliardi di dollari. Pochi secondo il presidente Karzai, che ne ha chiesti 27, 5. I progressi sono tanti ma grandi problemi e pericoli rimangono, hanno detto Frattini, Fischer e Powell. Primo, il controllo del governo centrale si estende poco oltre Kabul. Il rinvio delle elezioni a settembre si è imposto secondo Karzai e i Paesi donatori per tentare di condurre registrazioni credibili dell´elettorato (almeno 7 afgani su 10 non hanno documenti) e organizzare lo scrutinio in modo trasparente.
Secondo, c´è la terribile sfida della produzione e del traffico di droga. E´una delle principali componenti del prodotto interno afgano, «e il principale mercato siamo noi, l´Europa», nota Fischer. Il flagello dell´oppio «si combatte assistendo l´Afghanistan nel rafforzamento di polizia, esercito e giustizia (quest´ultima è affidata all´Italia) ma anche offrendo alternative economiche alla popolazione». Terzo, ha avvertito il ministro inglese Jack Straw, «dobbiamo ancora vincere la pace per vincere in Afghanistan la guerra contro il terrorismo».
«Nei miei colloqui», ha spiegato ai giornalisti il titolare della Farnesina, «ho confermato che l´Italia sta prendendo in considerazione questa ipotesi di assumersi una Prt». La sigla in inglese vuol dire Provincial reconstruction team, cioè squadra per la ricostruzione di una provincia. Un accurato studio di bisogni e possibilità sul terreno, ha continuato Frattini, dovrà fornire elementi di valutazione. Sullo sfondo dell´impegno internazionale ad accrescere gli aiuti al governo del presidente Karzai nella difficile situazione attuale insomma si va verso un aumento della presenza italiana, anche fuori Kabul.
Resta aperta la domanda, quanto dislocamento di forze militari e strutture civili italiane sarà necessario, nel caso di un mandato per una Prt al nostro paese. «Dipenderà dalle caratteristiche del territorio, non siamo ancora in grado di quantificare», dice Frattini. Ma aggiunge: partendo dall´esperienza delle zone di ricostruzione provinciali che si stanno già formando, ma senza averne ancora individuata una futura per l´Italia, «si può pensare a un impegno militare che credo si situerà tra 150 e 300 soldati». E Roma - sia con la eventuale Prt, sia a prescindere da essa - è comunque decisa ad aumentare il suo sostegno alla ?nation buliding´, alla costruzione della nazione afgana, delle sue strutture statali e di società civile, al rilancio della vita quotidiana.
«Il nostro impegno, espresso alla conferenza, è di fornire un aiuto di circa 140 milioni di euro in tre anni, da qui al 2006, che si aggiunge alla cifra analoga o di poco superiore tra il 2001 e il 2004», afferma il ministro degli Esteri. L´Italia sta costruendo un´autostrada, e ha avviato la ricostruzione dello stadio di Kabul, «dove i taliban uccidevano i condannati, e dove vogliamo si torni a fare sport». L´aiuto al processo elettorale ammonta a 10 milioni di euro, contro i 2 forniti secondo Joschka Fischer dalla Germania.
La conferenza affronta comunque compiti difficili. Dovrebbe concludersi con impegni ad aiuti all´Afghanistan per circa 7 miliardi di dollari. Pochi secondo il presidente Karzai, che ne ha chiesti 27, 5. I progressi sono tanti ma grandi problemi e pericoli rimangono, hanno detto Frattini, Fischer e Powell. Primo, il controllo del governo centrale si estende poco oltre Kabul. Il rinvio delle elezioni a settembre si è imposto secondo Karzai e i Paesi donatori per tentare di condurre registrazioni credibili dell´elettorato (almeno 7 afgani su 10 non hanno documenti) e organizzare lo scrutinio in modo trasparente.
Secondo, c´è la terribile sfida della produzione e del traffico di droga. E´una delle principali componenti del prodotto interno afgano, «e il principale mercato siamo noi, l´Europa», nota Fischer. Il flagello dell´oppio «si combatte assistendo l´Afghanistan nel rafforzamento di polizia, esercito e giustizia (quest´ultima è affidata all´Italia) ma anche offrendo alternative economiche alla popolazione». Terzo, ha avvertito il ministro inglese Jack Straw, «dobbiamo ancora vincere la pace per vincere in Afghanistan la guerra contro il terrorismo».
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