Da La Repubblica del 22/03/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/cronaca/convesalu/convesalu/co...

Il rapporto Censis-Salute sarà presentato in un convegno a Roma

Il Pianeta degli anziani. Come resistere alla crisi

Cercano di risparmiare, vorrebbero una vita sociale migliore

di Guglielmo Pepe

ROMA - Diventano sempre di più quelli non autosufficienti, assistiti soprattutto da famigliari e ora anche dalle "badanti"; si lamentano della sanità perché i servizi sul territorio non sono migliorati e pertanto non pochi si curano pagando di tasca propria, tuttavia riescono a trovare strategie di difesa economica e anche a risparmiare; vorrebbero avere una vita sociale molto più attiva. Chi sono? Gli anziani italiani, secondo l'immagine che emerge dal rapporto del Censis e di "Salute", che sarà presentato al convegno sulla Terza età che si tiene a Roma (all'Hotel Parco dei Principi) mercoledì e giovedì.

Questo incontro - organizzato dal supplemento di "Repubblica" e da Somedia - è diventato un appuntamento tradizionale non solo per approfondire i problemi del "pianeta anziani" ma anche per presentare nuovi progetti. Infatti all'apertura del convegno (che vedrà la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori, industriali, amministratori) i ministri della Salute, Sirchia, e del Welfare, Maroni, illustreranno il piano "custode sociale" per la "vigilanza attiva" degli anziani. Il piano sarà sperimentato in quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio), dove la scorsa estate il caldo killer ha colpito pesantemente (in tutta Italia nel 2003 sono stati registrati 7659 morti in più rispetto alle precedenti estati).

Il piano dei due ministeri va a toccare uno di temi che il rapporto Censis-Salute ha messo in evidenza: lo stato delle reti di assistenza. Dalle prime risposte all¹indagine (realizzata su un campione significativo: 1500 "over 60"), si mette in evidenza che negli ultimi tre anni è cresciuta del 22,2 per cento la quota dei non autosufficienti (con oltre 80 anni è il 208,5 per cento in più), anche se l'81,8 per cento degli intervistati dichiara, per fortuna, di essere in grado "di fare tutto da solo". Però tre su dieci ricevono aiuto e in particolare dai figli (40,8 per cento), dal coniuge (29,4) e dalle badanti (18,6). Solo il 5,5 per cento viene aiutato da operatori dei servizi pubblici e appena uno su cento da volontari. Da notare che mentre al Nord (est e ovest) è di supporto il coniuge, al Centro e nelle Isole prevale invece il ruolo dei figli.

Passando alla sanità, quasi un quarto del campione (23,7 per cento) avverte una contrazione dell'offerta negli ultimi 24 mesi. Chi si lamenta di più sono i residenti del Nord-est (32,4 per cento) e i laureati (31,7). Come maggiori consumatori di sanità, gli anziani avvertono subito i mutamenti avvenuti e indicano nella "devoluzione" la principale causa di ridimensionamento dell'offerta. Critiche meno diffuse ai servizi socio-assistenziali: li vedono "ridotti" solo dodici persone su cento.

Ma è la salute la grande preoccupazione. Ecco perché il 20,6 per cento denuncia un aumento consistente di prezzi, costi e tariffe proprio nei servizi e nei prodotti della salute (farmaci, visite specialistiche). La percentuale sale al 42,6 tra i non autosufficienti. Questo settore diventa centrale nella percezione della contrazione del tenore di vita. Oltretutto il 36,7 per cento ha fatto ricorso ai privati, con punte del 50 per cento tra i laureati, del 43,2 tra gli "over 80" e del 42,5 tra gli abitanti del Nord-est. La causa? Lunghezza delle liste di attesa (per il 62 per cento). Rispetto alle critiche al Servizio sanitario nazionale, il 20,4 per cento segnala la scarsità di risorse economiche disponibili.

Anche la iperpoliticizzazione e l'economicismo vengono indicati come mali della sanità. Però gli anziani sanno di cosa hanno bisogno: di centri di assistenza domiciliare integrata (43,4 per cento), dell'assegno di cura a favore di famiglie con non autosufficienti (21,3) e di centri anziani, diurni e di socializzazione (17,5 per cento). Gli "edifici protetti" per chi è autosufficiente vengono considerati un ghetto dal 27,7 per cento, mentre sono una buona cosa per chi è solo (32,5 per cento) e per chi non dipende dagli altri (25,1 per cento).

Sulla situazione economica, connotata da una crescente preoccupazione per il declino dell'Italia, gli anziani mostrano di avere grinta e capacità di resistenza. Però se il 77,9 per cento ritiene che il reddito sia rimasto invariato, quaranta su cento parlano di calo dei consumi e il 58,1 per cento di diminuzione dei risparmi. Da qui le strategie difensive: il 75,5 per cento presta molta attenzione ai prezzi, cercando offerte speciali o vendite sotto costo.

Il settore dove hanno riscontrato l'aumento dei prezzi più netto è l'alimentare (78,3 per cento) e, dopo vestiario e calzature, si piazzano i farmaci, le visite specialistiche (20,6 per cento). Eppure il 31,9 continua a a dare soldi alla famiglia dei figli (31,9 per cento), mentre gli anziani che ricevono aiuti economici dai figli sono 25 su cento. Comunque il 39,4 per cento riesce a risparmiare (anche perché il 78 per cento vive in casa di proprietà). Quanto all'euro, viene giudicato negativo da sei su dieci "perché ha generato inflazione" (ma i laureati l'assolvono).

Infine l'opinione sul tempo libero, molto articolata. Il 27,5 per cento chiede centri ricreativi, il 19,9 i soggiorni estivi, il 18,5 sconti per cinema, teatri, mostre, e un significativo 16,5 per cento vorrebbe svolgere attività utili: vigilare i bambini nelle scuole, fare assistenza, lavorare ad eventi culturali, curare il verde.

Resta il fatto che oggi l'attività più frequente è la visita di parenti e amici (62,2 per cento), seguita dalla tv (59,9 per cento) e, a sorpresa con il 35,1 per cento, dalla lettura di quotidiani e settimanali. E il 14,3 per cento afferma di andare in palestra, piscina o di fare jogging. Ma andando ai desideri da soddisfare nella terza e quarta età, gli anziani vorrebbero la mente in allenamento (30,7 per cento), uno stile di vita sano (25,3), contatti con i giovani (24,3) e dedicare tempo agli altri (16,6 per cento). Gli anziani "forti" (laureati e diplomati) desiderano imparare, informarsi, una vita sociale attiva, mentre quelli con livello di istruzione più basso sono proiettati in una dimensione personale, intima e tranquilla.

In conclusione, gli anziani italiani mostrano un'ampia autonomia e capacità di "resistenza". Ma c'è un'altra faccia del pianeta, quello più debole, più fragile, che richiede un più incisivo impegno delle istituzioni.

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