Da Corriere della Sera del 18/03/2004

«Strage di Madrid, il gruppo ha contatti in Italia»

Tutti gli ultimi allarmi nei rapporti degli 007: c’era un piano anche contro la Torre di Pisa

di Giovanni Bianconi

ROMA - L’ultima segnalazione porta la data di ieri, 17 marzo 2004. Riferisce un episodio suggestivo e, proprio per questo, apparentemente poco credibile. «Durante un contatto chat tra una persona residente in Veneto e un soldato italiano che si trova a Nassiriya - si legge nell’informativa trasmessa a tutti i comandi delle forze dell’ordine -, nella conversazione si inseriva un terzo interlocutore con il nickname "Bin11901" che inviava messaggi inneggianti alla Jihad e minacciava un attentato più grave di quello avvenuto a Madrid. L’attentato dovrebbe svolgersi l’11 aprile. Secondo gli accertamenti la persona potrebbe essere un uomo di 45 anni di nazionalità pakistana». Poche righe che suscitano immediato scetticismo e mostrano scarsa attendibilità, ma in queste ore nulla viene scartato prima di una verifica. Dopo la strage di Madrid i servizi di intelligence sono chiamati a valutare con la massima attenzione ogni singola notizia per cercare qualcosa che possa aiutare a prevenire un rischio che tutti danno per certo. Anche negli avvertimenti che appaiono più inverosimili. E la difficoltà maggiore è proprio quella di districarsi nel mare di continue comunicazioni, per individuare quelle meritevoli di essere coltivate. Come la nota giunta appena un mese fa, dove compaiono due nomi che assumono rilevanza alla luce dei primi riscontri investigativi sulle bombe esplose nelle stazioni spagnole l’11 marzo.

«Gli elementi del Gruppo islamico combattente marocchino Oussaih Khalid e Rachid Iba, nel mese di dicembre si sono recati in Turchia ufficialmente per motivi di lavoro ma in realtà per partecipare a operazioni terroristiche già pianificate», si legge nell’informativa del 20 febbraio. Il Gicm è l’organizzazione alla quale sarebbe legato Jamal Zougam, arrestato per la strage di Madrid e già inquisito in Marocco per gli attentati di Casablanca del 12 maggio 2003. Ovvio che il nome del suo gruppo, adesso, attiri l’attenzione maggiore. «Il 2 gennaio 2004 - continua la segnalazione - Khalid e Iba si sono recati presso la rappresentanza diplomatica del Marocco a Ankara per il rilascio di nuovi passaporti sostenendo che i loro erano stati rubati. In realtà il 25 dicembre 2003 quei passaporti sono stati utilizzati da altre due persone per varcare la frontiera greco-turca, e dunque è presumibile che siano stati essi stessi a cederli». Infine, il possibile collegamento con l’Italia: «Oussaih ha un fratello, Brahim Khalid, residente a Bologna».

Gli accertamenti sono ancora in corso, e si intrecciano con quelli su altre indicazioni che provengono dalle «gole profonde» attivate dai Servizi e dalle forze di polizia da quando Osama Bin Laden ha inserito anche l’Italia nell’elenco dei Paesi nemici. Un documento del 12 febbraio riferisce che sul sito Internet www.gal30h.org, «al quale si accede con un non meglio identificato protocollo di sicurezza», in una conversazione in chat sono state citate proprio le parole di Osama contro l’Occidente prima di lanciare un appello: «Iniziate a predicare, ai vostri fratelli non è rimasto altro che reagire». Nello stesso dialogo telematico si parla di «una grande operazione in Italia tra sei mesi». L’informativa non fornisce altri particolari, a differenza di quella del 13 dicembre 2003 che invece appare fin troppo circostanziata e chiarisce perché, alla vigilia di Natale, si decise di aumentare le misure di sicurezza intorno alla torre di Pisa.

«El Wahrani Abdelqader, già segnalato alla fine degli anni Novanta per aver venduto passaporti falsi in Italia, e Riad Abdul Razak, entrambi algerini, avrebbero intenzione di arrivare in Italia per compiere un attentato... Da qualche tempo vivono in Spagna». Letto oggi, anche questo particolare assume maggiore rilevanza e fornisce agli investigatori altre piste da esplorare. «Il viaggio - prosegue la nota - prevede l’arrivo a Napoli dove hanno intenzione di recarsi alla moschea vicino alla stazione centrale, proseguire per Milano per la moschea di via Padova, e poi recarsi in un ristorante di via Lapiro. A Milano potrebbero alloggiare in una casa vicino a Porta Venezia. Il responsabile del piano è tale Hassan Ahmad Saleh. Obiettivo dell’attentato potrebbe essere la torre di Pisa».

Queste indicazioni, al di là della loro attendibilità, secondo gli analisti dei servizi segreti confermano alcune caratteristiche tipiche delle «cellule» islamiche presenti in Italia. L’impegno nelle attività di supporto logistico come la falsificazione dei documenti e il reperimento delle basi d’appoggio. E la composizione multietnica di questi gruppi nei quali si ritrovano, come risulta già dal 1998, marocchini, egiziani, tunisini e algerini. In queste ore vengono nuovamente verificati intrecci e contatti del passato, anche per impedire ingressi che - si sospetta - potrebbero costituire un pericolo. E’ quel che s’intuisce dall’altra informativa arrivata ieri, che allerta la polizia di frontiera sul conto di Tigea Abdelkader, un algerino con precedenti nel suo Paese. Il 19 dicembre 1999 le autorità emisero un ordine di ricerca nei suoi confronti; di lui si sapeva che l’8 dicembre di quell’anno si era spostato dalla Libia in Siria, dove aveva chiesto asilo ad alcune rappresentanze diplomatiche europee. Nel 2000 è andato in Libano e poi in Thailandia, dove è stato arrestato per furto. «Attualmente - avvertono gli 007 - si trova in Giordania e avrebbe intenzione di lasciare il Paese». Destinazione Italia?

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