Da La Repubblica del 06/03/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/finisvolta/vialegge/v...

Il Consiglio dei ministri vara le nuove norme: per lo spaccio carcere fino a vent'anni, puniti anche i consumatori

Droga, via libera al disegno Fini. Sì alla legge dei divieti

di Giancarlo Mola

ROMA - La legge che promette il carcere per chi fuma spinelli, che azzera le differenze fra droghe leggere e pesanti e che inasprisce le pene per gli spacciatori (ma anche per i consumatori) è adesso pronta per la battaglia parlamentare. A quasi tre mesi dal primo passaggio in Consiglio dei ministri (e dopo aver raccolto i pareri tecnici di rito) il disegno di legge di Gianfranco Fini ha infatti ottenuto il nuovo via libera del governo. Fra le polemiche: l'annunciata svolta nel contrasto delle tossicodipendenze viene accolta, ancora una volta, con un coro di no che tiene insieme il centrosinistra e i radicali, buona parte delle comunità di recupero e numerosi operatori della giustizia.

Lo spirito della legge è ben sintetizzato nel comunicato che ha accompagnato il voto di Palazzo Chigi: "La filosofia da cui muove la riforma ruota attorno al principio cardine che detenzione, uso e spaccio di ogni tipo di stupefacenti sono, comunque, illeciti da reprimere con misure amministrative o penali". In sostanza è punito chiunque sia in possesso di hashish, marijuana, cocaina, eroina o droghe sintetiche. La dose media giornaliera (rigidissima per le "canne", più generosa per la cocaina) diventa semplicemente la soglia per il passaggio dalle sanzioni amministrative a quelle penali. Che a loro volta saranno molto più severe: da uno a sei anni di carcere per le ipotesi meno gravi fino a venti anni di reclusione. Per evitare la detenzione, già dopo la custodia cautelare, si potrà optare per il ricovero nelle comunità (in questo caso la misura sarà convertita negli arresti domiciliari).

Cambia anche il rapporto tra enti pubblici e strutture private di recupero: per stipulare convenzioni con le Regioni, le organizzazioni che gestiscono programmi terapeutici dovranno iscriversi agli albi che saranno istituiti nei capoluoghi.

Come già era accaduto a novembre, l'approvazione del disegno di legge ha spaccato il mondo politico e gli addetti ai lavori. Ma, oltre al merito, stavolta è finito nel mirino anche il metodo. O meglio la tempistica: "È un provvedimento unicamente a fini elettorali che avrà solo effetti controproducenti", attacca don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco. Poi spiega: "Il governo si rivolge solo e unicamente ai suoi elettori. Vuole tranquillizzarli, promettendo pene e sanzioni. Ma non dimostra nessuna attenzione verso i ragazzi, che ancora una volta sono lasciati da soli".

Ci sono però anche altre preoccupazioni. Le carceri, per esempio, che rischiano di andare il tilt per il sovraffollamento. Ne parla l'ex direttore del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria Alessandro Margara: "Rendere punibile anche l'uso di stupefacenti determinerà inevitabilmente l'aumento delle persone condannate. Con le conseguenze che si possono immaginare: il sistema carcerario non regge già ora, visto che gli istituti sono ben oltre i limiti di accoglienza. Con queste norme si rischia il tracollo".

Timori condivisi dai giudici di Magistratura democratica: "Oltre il 25 per cento dei detenuti sono tossicodipendenti e le politiche proibizioniste seguite hanno mostrato tutta la loro inidoneità per contrastare efficacemente il traffico di droga. Penalizzare anche il consumo personale, ad esempio anche per il singolo spinello, vorrebbe dire criminalizzare comportamenti oggi estremamente diffusi", afferma il segretario di Md Claudio Castelli, che definisce "repressivo e feroce" il ddl Fini.

Eccolo, dunque, l'altro punto di forte contestazione: è utile una politica di lotta alla droga fondata su divieti e carcere? No, il sistema sanzionatorio è sbagliato, dicono in una nota congiunta Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, Luigi Bobba, presidente delle Acli, don Egidio Smacchia, presidente Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche) e don Antonio Mazzi, presidente della Comunità Exodus: "Mettiamo al primo posto la centralità della persona e la priorità dell'educazione".

Si fanno sentire, intanto, anche le voci favorevoli. C'è Alleanza nazionale, che difende le posizioni del suo leader. C'è la Confederazione sindacale autonoma di polizia: "Il merito del provvedimento è quello di fare chiarezza nell'individuazione di procedure certe per sanzionare il consumo e lo spaccio di droga". C'è il farmacologo Silvio Garattini, che approva l'abolizione del concetto di droga leggera ("Sono nomi che danno una falsa sicurezza"). E soprattutto c'è la comunità che storicamente per prima ha suggerito la strada del proibizionismo, cioè San Patrignano: "Sul piano del principio - dice il coordinatore Andrea Muccioli - sono numerosissimi gli elementi che innovano la legge in senso molto positivo, perché i tossicodipendenti devono essere sollecitati ad avviare un percorso di recupero".

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