Da Corriere della Sera del 04/03/2004

Dopo la scoperta della Nasa gli scienziati ricostruiscono come il pianeta rosso perse i suoi laghi

«Su Marte scese il freddo e uccise le condizioni per la vita»

«Ghiaccio, pioggia e neve fino a tre miliardi di anni fa. Ma la gravità non ha trattenuto i gas»

di Giovanni Caprara

«L’antica presenza dell’acqua su Marte annunciata dalla Nasa è una magnifica conferma a quanto molti di noi pensavano: la storia del Pianeta ha seguito tappe che si vanno precisando man mano l’esplorazione raccoglie nuovi dati», commenta Gian Gabriele Ori direttore della Scuola internazionale di ricerca sulle scienze planetarie dell’Università D’Annunzio, a Pescara. Ora i panorami marziani sono aridi e vuoti, ma non è sempre stato così. «Fino a tre miliardi di anni fa - racconta Ori - sul Pianeta Rosso i vulcani eruttavano in gran quantità, i poli erano ricoperti da vaste calotte ghiacciate, l’atmosfera era densa di gas e un ciclo idrologico con piogge e nevi alimentava laghi e mari. Così si è andati avanti per circa un miliardo e mezzo di anni e le condizioni erano analoghe a quelle della Terra. Poi le cose iniziarono a cambiare».

L’evoluzione dei corpi celesti deve fare i conti con alcuni aspetti importanti tra cui la loro massa. «Lentamente il pianeta si raffreddò - prosegue Ori - e diminuendo l’azione dei vulcani si ridusse il contributo di gas all’atmosfera. Purtroppo Marte ha una taglia che è circa la metà della Terra e la sua forza di gravità ridotta non era in grado di trattenere gli elementi più leggeri presenti nell’aria, i quali, di conseguenza, sfuggivano nel cosmo. Rimanevano i più pesanti come l’anidride carbonica che forma il 95 dell’atmosfera marziana».

Intanto l’acqua in parte evaporava e in parte sopravviveva nelle profondità dove ora si va a cercare. «Ma fino ad un miliardo di anni fa - aggiunge il geologo planetario - alcune centinaia di laghi erano ancora presenti grazie alla ormai intermittente attività interna del pianeta. Tuttavia, dalle profondità non si esclude che anche ai nostri giorni emergano dei liquidi destinati ad evaporare istantaneamente».

Proprio nelle condizioni del remoto passato si cerca traccia della vita, magari fossilizzata.

«C’erano condizioni estreme nelle prime epoche marziane e non si può escludere che siano state in grado di accendere la vita» nota Mosè Rossi, direttore dell’Istituto di biochimica delle proteine del Cnr a Napoli. «Anche sulla Terra si sono trovati degli organismi primitivi, gli archeobatteri, capaci di sopravvivere a temperature di oltre 110 gradi centigradi o in ambienti ritenuti prima impossibili. Ma è ragionevole cercare forme biologiche pure in situazioni opposte, di grande freddo, come si farà esplorando Europa, la luna ghiacciata di Giove. Oppure su Titano, luna di Saturno, ricca di laghi di metano. L’aver quindi trovato la prova di antica acqua su Marte e un buon presupposto per cercare anche i segni della vita».

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