Da Corriere della Sera del 06/02/2004

Saddam non era un pericolo imminente

di Ennio Caretto

WASHINGTON - A mezz'ora di distanza l'uno dall'altro, il direttore della Cia George Tenet prima, il presidente George Bush subito dopo, difendono la guerra in Iraq e la controversa intelligence sulle armi di sterminio di Saddam che ne costituì il motivo principale. Tenet rifiuta di assumere la responsabilità della decisione del conflitto, ricorda che la Cia non sostenne mai che l'Iraq rappresentasse «una minaccia imminente» per l'America, come invece proclamò più volte Bush. Ma smentisce qualsiasi pressione politica anche da parte del vicepresidente Dick Cheney: «Nessuno ci ordinò che cosa dire e come dirla». Ribadisce che in ogni caso il raìs intendeva procurarsi le armi e non esclude che possano ancora essere trovate.

Bush martella sugli stessi temi, con maggior vigore: «Sapendo quello che sapevo allora e quello che so adesso, fu una guerra giusta». Non solo. Il presidente boccia la tesi che una intelligence difettosa vanifichi la dottrina della guerra preventiva: «Non aspetterò che qualcuno ci minacci, lo attaccherò. E' la lezione del 2001, e non la scorderò».

Il duplice blitz del direttore dei servizi segreti e del presidente, che è anche il comandante in capo delle forze armate Usa, appare ben coordinato. Da quando l'ex ispettore David Kay ha concluso che in Iraq non c'erano più armi di sterminio, e il segretario di Stato Colin Powell ha ammesso che se lo avesse saputo non avrebbe approvato la guerra, la Cia e la Casa Bianca sono sotto assedio da parte dei media e dei democratici, che le accusano di avere strumentalizzato l’ intelligence , se non di avere mentito. L'altro ieri, Bush aveva mandato avanti il ministro della Difesa Donald Rumsfeld. Ieri ha mobilitato Tenet ed è intervenuto di persona. Lo hanno spinto a farlo un rapporto segreto del Congresso critico sulla Cia e sull'amministrazione, discusso a porte chiuse, e l'urgenza di varare una Commissione inquirente bipartisan , per contenere le polemiche.

Il discorso di Tenet, tenuto alla Georgetown University, il college gesuita di Washington dove ha studiato, è senza precedenti per un direttore della Cia. Tenet si lancia in una appassionata difesa dei suoi 007, spiega che «l' intelligence non è una scienza esatta: quando tutti i fatti sull'Iraq saranno acquisiti, risulterà che non avevamo completamente ragione nè completamente torto». Si sofferma su tutte le armi di Saddam: i missili a cui stava lavorando; le armi chimiche che aveva usato negli anni Ottanta e Novanta; la bomba atomica che era quasi arrivato a produrre nel '91; le armi batteriologice che era in grado di fabbricare. Il National intelligence estimate del 2002 sottolinea «un’attenta analisi del potenziale bellico e dei programmi del raìs». La Cia non poteva ignorare il pericolo, non è vero che fosse male informata, i servizi segreti alleati erano d'accordo. «Le nostre spie - recita Tenet con orgoglio - si sono infiltrate in gruppi terroristici come Al Qaeda, in Libia, tra gli scienziati pakistani che vendevano segreti atomici».

L'intervento del presidente in South Carolina è altrettanto duro. Il presidente elenca i crimini di Saddam negli ultimi decenni «crimini che non può più commettere» dice tra gli applausi. Osserva che «non abbiamo ancora trovato i suoi arsenali» ma che gli obiettivi erano chiari: «Aveva la capacità di fabbricarli, aveva scienziati, tecnologie, infrastrutture, laboratori civili e militari». Ammonisce che «non poteva aspettare l'ultimo giorno» per agire: «Non ho esitato tra prendere per buona la parola di un folle e prendere misure per proteggere l'America». Denuncia «i politicanti» che si opposero al conflitto: «Se l’avessero avuta vinta, l'Onu approverebbe ancora inutili risoluzioni, noi avremmo dato l'impressione di essere deboli, il raìs sarebbe ancora al potere». Grazie alla guerra, termina Bush, l'Iraq è libero, il mondo è più sicuro, e leader come Gheddafi «hanno capito il messaggio». Lo hanno capito anche i democratici e i media. Di fatto, Bush ieri li ha avvisati che sulla questione della guerra e dell'intelligence li combatterà con tutti i mezzi di cui dispone, e per ora non concederà loro la testa di Tenet. Se qualcuno va messo in discussione è Kay, secondo cui l'85% del lavoro di ricerca delle armi in Iraq è stato fatto: «Siamo ben lontani!» tuona il direttore della Cia.

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