Da Corriere della Sera del 31/01/2004

False assunzioni al Comune di Parigi tra la fine degli Anni 80 e l’inizio dei 90. Il presidente protetto dall’immunità

Francia, condannato l’ex premier Juppé

Diciotto mesi per corruzione al delfino di Chirac. Si riaprono i giochi nella destra

di Massimo Nava

PARIGI - Gli amici gollisti e il presidente Chirac l'hanno sempre considerato «il migliore», il cervello della destra e il più accreditato successore all’Eliseo. Ma da ieri, Alain Juppé, 58 anni, ex primo ministro, presidente del partito di maggioranza (Ump), sindaco di Bordeaux e cardinale del potere francese è quasi un ex della politica. La sua è la testa più illustre che viene tagliata nella lunga tangentopoli che ha sfiorato anche il capo dello Stato. Il tribunale di Nanterre lo ha condannato a 18 mesi con la condizionale e alla non eleggibilità per dieci anni, anche in ossequio a una legge approvata nel '95, da un governo di cui Juppé faceva parte, al fine di moralizzare la vita politica e il finanziamento dei partiti.

«Per fare politica bisogna essere eletti, altrimenti non ha senso», aveva detto Juppé alla vigilia della sentenza, prefigurando il ritiro in caso di condanna. Ieri è rimasto ammutolito, limitandosi a preannunciare una reazione nei prossimi giorni. Per lui, parlano i legali, che denunciano i rischi della politica condizionata dalle sentenze della magistratura. La raffica di scandali e sentenze che in questi anni ha travolto ministri, presidenti di società, grand commis e deputati non era mai arrivata alla seconda carica dello Stato.

La sentenza è quasi una beffa, per l'appassionato studioso di Montesquieu, aggravata da una motivazione infamante, il «tradimento della fiducia del popolo sovrano». Per i giudici, è il primo responsabile nella vicenda dei falsi impiegati al municipio di Parigi, pagati dal contribuente ma dirottati al partito, quando Juppé era assessore alle finanze e Jacques Chirac era sindaco. Una buccia di banana, nella foresta della corruzione e, a ben vedere, quasi il sacrificio di un giovane in ascesa al servizio dell’intoccabile Chirac. Se il ritiro sarà definitivo, la destra perde un leader, ma la Francia uno dei più decisi sostenitori della modernizzazione del Paese, anche al prezzo dello scontro sociale.

Lo scandalo ha tuttavia sfiorato l'Eliseo. Alcuni imputati hanno ammesso pratiche diffuse e note a tutti. La cassiera del partito chiamò in causa le più alte gerarchie. Fra gossip e rivelazioni, ci fu anche il giallo del suicidio di un funzionario e di una cassetta registrata, prima della morte, che gettava ombre sull’Eliseo, risparmiato dall'immunità e da inchieste poi insabbiate.

È vero che non tutto è deciso. Sia perché il «migliore» ha presentato appello. Sia perché la pena potrebbe essere in seguito addolcita, facendo decadere l'ineleggibilità. Almeno oggi, il colpo per Juppé, per il partito e per Chirac è però durissimo.

Otto mesi per l'appello sono un tempo breve per la giustizia, ma lungo in un'arena politica infiammata dalla campagna elettorale (le regionali di primavera) e già proiettata sulla successione a Chirac.

Per Juppé, che era il «migliore» già all'università, era stato prospettato un ministero chiave per rafforzare la compagine governativa in calo di consensi.

Salvo una clamorosa riabilitazione, la notizia prefigura un terremoto nella famiglia gollista. Juppé, amato dalle truppe più che dall'opinione pubblica, è il regista della campagna di Chirac e l'ultimo ostacolo all'ascesa dell'ambizioso ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, già spinto dai sondaggi verso l'Eliseo.

Sarkozy, considerato l'uomo del rinnovamento in diversi ambienti della destra, potrebbe uscire dal governo e puntare al trampolino ideale per la corsa alla presidenza: la testa del partito. Chirac, potrebbe essere tentato di cambiare «delfino» e, in questa ipotesi, salgono le azioni del ministro degli Esteri, Dominique de Villepin.

Freddo e calcolatore, un tecnocrate apprezzato anche dagli avversari per l'intelligenza, Juppé ha condizionato la politica dietro le quinte più di quando ha assunto ruoli di responsabilità. Jacques Chirac lo ha sempre ascoltato e difeso anche nelle avversità. Fu Juppé a favorire le elezioni anticipate e perse nel 1997.

E' stato Juppé a inventare l'Ump, l'unione del centro destra. Ed è stato ancora Juppé fra i più ascoltati consiglieri dell'Eliseo per la legge sulla laicità. Essendo un combattente, non è detto che la storia sia finita qui. «Sentenza provvisoria, la Francia ha bisogno di lui», ha detto il premier Jean-Pierre Raffarin. Ma essendo anche malinconico di carattere, potrebbe gettare davvero la spugna. Già negli anni Novanta, scrisse un libro che ora sembra un'anticipazione: «La tentation de Venise».

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