Da Corriere della Sera del 28/01/2004
«Crac Parmalat causato da azioni criminali»
Fazio al contrattacco: «Cosa ha fatto Tremonti per difendere i risparmiatori?». «Il ministro è un esperto di paradisi fiscali»
di Stefania Tamburello
ROMA - La Banca d’Italia «non poteva sapere della crisi della Parmalat e comunque non avrebbe avuto i poteri per intervenire». Il governatore Antonio Fazio risponde alle critiche nell’audizione in Parlamento presso la commissione bicamerale di indagine sui crac Cirio e Parmalat, durata oltre sei ore. E parte al contrattacco: chiede il rafforzamento della Consob, afferma che la tutela della concorrenza sulle banche deve rimanere in Banca d’Italia e punta il dito contro il governo perché non riduce il debito pubblico e penalizza così il risparmio nazionale.
LA TUTELA DEL RISPARMIO - La Banca d’Italia «tutela il risparmio affidato alle banche, garantendo la stabilità del sistema. Si tratta di 1.000 miliardi di euro e nessuno ha mai perso un solo euro». Per il risparmio affidato direttamente alle imprese con l’acquisizione di azioni e obbligazioni «la sicurezza dipende dalla correttezza degli amministratori» e del «buon funzionamento dei controlli» anche della Consob. Spetta invece al governo e alla politica economica «la tutela della parte più rilevante del risparmio, la ricchezza nazionale misurata dalla evoluzione dei conti pubblici in rapporto all’ammontare del debito». Quel debito che «sta diminuendo troppo lentamente» e che pesa sullo sviluppo «ostacolando il ribasso della pressione fiscale».
LE RISPOSTE A TREMONTI - E’ questo l’attacco più pesante che Fazio, non nominandolo, rivolge a Tremonti. Il governatore sembra intenzionato a evitare altri riferimenti polemici fino a quando nel concitare del dibattito si lascia sfuggire che Tremonti «è un grosso esperto» di paradisi fiscali. Che segue di poco all’elogio delle fondazioni bancarie «finalmente libere» dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha affondato la riforma Tremonti. Il dibattito scorre e Fazio rimarca di fare «quello che chiede la legge. Che dovrei fare, quello che dice il ministro? Il ministro non fa mica quello che dico io». E poi riprendendo le accuse lanciate da Tremonti in merito alle riunione del Cicr, il governatore ribatte che nel comitato non si è mai parlato di Parmalat, «che è citata nei verbali solo fra parentesi» e che sulla Cirio la Banca d’Italia si è mossa subito mandando al ministero già il 24 luglio scorso «una copiosa documentazione» e iniziando subito le ispezioni. Quanto alla riunione del 16 ottobre convocata da Tremonti sul caso Cirio e disertata da Fazio «quello non era probabilmente un Cicr visto che era stato invitato il presidente della Consob. Il Cicr si convoca per prendere decisioni non per discutere».
I CRAC CIRIO E PARMALAT - Il caso Parmalat «nasce da episodi, ripetuti di criminalità nella gestione di impresa» dice Fazio rimarcando il carattere internazionale dello scandalo che solo per un terzo è italiano. E poi ai parlamentari che lo incalzano per sapere come è possibile che le banche non sapessero delle difficoltà del gruppo di Collecchio risponde a più riprese «Io non lo sapevo, nessuno di noi aveva capito la gravità della situazione neanche le banche estere. Se qualcuno afferma che sapeva da tempo, perché non lo ha riferito alla Consob e ai giudici?» Sulla Cirio, il governatore risponde sul supposto conflitto di interesse delle banche che avrebbero venduto bond ai clienti per ridurre i crediti verso il gruppo alimentare. «Non ci risulta» dice. In ogni caso i risparmiatori rimasti con i titoli Cirio e Parmalat sono rispettivamente 30 mila e 85 mila, dice Fazio ridimensionando le stime fatte finora. Per la Parmalat si tratta di titoli per quasi 2 miliardi su 7 miliardi emessi. Una cifra pari in media a circa 20 mila euro per risparmiatore. «Se il numero fosse di un milione, si tratterebbe di quattro soldi e non può essere così». Ma quel che è più importante Fazio conferma che le banche faranno i rimborsi per ricreare il clima di fiducia con i propri clienti.
BANCHE E MEDIOBANCA - «Mentre le banche si ingrandiscono le imprese restano microscopiche» dice il governatore che viene interrogato sull’ispezione a Capitalia e sui suoi rapporti col presidente Cesare Geronzi. «Sono amico di tutti i banchieri. Non ho rapporti preferenziali» dice. Quando a Capitalia il giudizio dell’ispezione era «intermedio» cioè di sufficienza. Sulle responsabilità del sistema bancario il dibattito in Parlamento si innervosisce: riecheggia la battaglia per il controllo delle Generali e lotta su Mediobanca che portò all’uscita dell’amministratore delegato Vincenzo Maranghi. Tabacci e La Malfa accusano il governatore di essere intervenuto. E Fazio di rimando: «Un gruppo francese attraverso Mediobanca tentava la scalata alle Generali. Ora la Compagnia assicurativa è controllato da un certo numero di banche e istituzioni italiane attraverso Mediobanca. Siamo sicuri che rimarrà in mani italiane e credo che ci sia solo da compiacersene».
LE SOLUZIONI POSSIBILI - Fazio suggerisce di dare alla Consob più poteri e mezzi e di disciplinare l’indipendenza dei revisori. Le banche, afferma, «non possono andare nei centri off-shore per la decisione presa dal mio predecessore dopo il caso del Banco Ambrosiano. Per le imprese bisognerebbe prevedere precisi obblighi di informazione».
LA TUTELA DEL RISPARMIO - La Banca d’Italia «tutela il risparmio affidato alle banche, garantendo la stabilità del sistema. Si tratta di 1.000 miliardi di euro e nessuno ha mai perso un solo euro». Per il risparmio affidato direttamente alle imprese con l’acquisizione di azioni e obbligazioni «la sicurezza dipende dalla correttezza degli amministratori» e del «buon funzionamento dei controlli» anche della Consob. Spetta invece al governo e alla politica economica «la tutela della parte più rilevante del risparmio, la ricchezza nazionale misurata dalla evoluzione dei conti pubblici in rapporto all’ammontare del debito». Quel debito che «sta diminuendo troppo lentamente» e che pesa sullo sviluppo «ostacolando il ribasso della pressione fiscale».
LE RISPOSTE A TREMONTI - E’ questo l’attacco più pesante che Fazio, non nominandolo, rivolge a Tremonti. Il governatore sembra intenzionato a evitare altri riferimenti polemici fino a quando nel concitare del dibattito si lascia sfuggire che Tremonti «è un grosso esperto» di paradisi fiscali. Che segue di poco all’elogio delle fondazioni bancarie «finalmente libere» dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha affondato la riforma Tremonti. Il dibattito scorre e Fazio rimarca di fare «quello che chiede la legge. Che dovrei fare, quello che dice il ministro? Il ministro non fa mica quello che dico io». E poi riprendendo le accuse lanciate da Tremonti in merito alle riunione del Cicr, il governatore ribatte che nel comitato non si è mai parlato di Parmalat, «che è citata nei verbali solo fra parentesi» e che sulla Cirio la Banca d’Italia si è mossa subito mandando al ministero già il 24 luglio scorso «una copiosa documentazione» e iniziando subito le ispezioni. Quanto alla riunione del 16 ottobre convocata da Tremonti sul caso Cirio e disertata da Fazio «quello non era probabilmente un Cicr visto che era stato invitato il presidente della Consob. Il Cicr si convoca per prendere decisioni non per discutere».
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