Da La Stampa del 15/12/2003

Scontro di potere per il controllo del web

Togliete le mani da Internet

di Anna Masera

Al vertice mondiale per la società dell’informazione che si è tenuto settimana scorsa a Ginevra il tema di fondo era come rendere l’accesso alla conoscenza nell’era digitale davvero alla portata di tutti i cittadini del globo. Ma dietro alle quinte le voci erano di uno scontro di potere politico, cioè di governo o «governance» su Internet: e si tratterebbe di uno scontro tra Usa e Onu per il controllo del potere sulla Grande Rete.

Da una parte ci sarebbero gli Usa rappresentati dall’Icann («International Corporation for Assigned Names and Numbers», www.icann.org), l’organizzazione non profit composta da migliaia di esperti tecnofili che si riuniscono per decidere quali tecniche la rete deve adottare per sopportare la sua crescita (in sostanza, regola i meccanismi necessari per registrare dominii e suffissi degli indirizzi Web). Dall’altra parte ci sarebbe l’Onu rappresentata dall’Itu («International Telecommunications Union», www.itu.int), l’organizzazione in cui i governi che aderiscono all’Onu e il settore privato coordinano reti e servizi globali di tele- comunicazioni: più o meno da quando esistono i telefoni, quindi da molto più tempo di Internet.

I teorici del complotto hanno ricamato sul fatto che l’Itu, per parlare di «governance» di Internet, avrebbe escluso l’Icann dal vertice di Ginevra. In effetti Paul Twomey, il presidente dell’Icann, è stato invitato a lasciare una riunione preparatoria dell’Itu. Qualcuno sussurra che l’Icann è infiltrato da agenti della Cia che, per conto dell’amministrazione Bush, fanno da orecchie per il Grande Fratello a stelle e strisce. A onor del vero, durante il vertice mondiale di Ginevra indetto dall’Itu (www.itu.int/wsis) l’Icann era presente e ha tenuto diversi incontri. Non solo: l’Icann si riunisce solitamente negli Usa (d’altra parte Internet è stata creata dal Pentagono pochi decenni fa), ma non è composta solo da tecnici americani. Lo stesso presidente Twomey, per esempio, è australiano. C’è chi ha proposto che l’Icann si occupi anche di «governance», oltre che di questioni tecniche, ma è stato subito messo in minoranza. Come spiega Susan Crawford, professoressa esperta di cyber-legge all’università di Yale, «per il momento, nessuno governa Internet» e l’Icann non ha mai avuto niente a che fare con il controllo di Internet. «Se il mondo decide che è ora di creare regole per i contenuti, per l’identità, per la proprietà intellettuale e per il cyber-crimine, è bene che il mondo si trovi un altro veicolo. L’Icann non può sopportare questo peso».

Già: cosa significa controllare Internet? Si possono davvero «controllare» tutte quelle reti di computer sparse per il globo? Quanto meno, è poco probabile. Al massimo i governi possono costruire muri tra nazioni, le quali dovranno richiedere ai loro fornitori di Internet di linkare solo siti approvati. E’, in fondo, quello che sta già facendo la Cina. Ma non sarebbe nello spirito di quell’accesso «libero» alla società dell’informazione tanto auspicato dal vertice di Ginevra. E nemmeno nello spirito di ridurre il divario digitale tra paesi connessi e paesi sconnessi (nei paesi più poveri solo l’1% delle popolazioni ha accesso al Web). A quel punto, Internet non esisterebbe più. Esisterebbero solo tante Reti Nazionali. Qualsiasi sia l’organo che si occuperà di creare le regole di convivenza per il nuovo mondo digitale, a Ginevra è emerso con chiarezza che non deve essere composto solo da organizzazioni controllate dai governi, ma deve integrare settore privato, organizzazioni non governative, società civile. Internet è un bene di tutti.

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