Da La Repubblica del 13/12/2003
Originale su http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/esteri/costeuropea/oltranza/ol...
Il presidente del consiglio incontra tutti i leader ma fallisce il confronto decisivo con Aznar
Scontro finale sulla Costituzione l'Italia tratta a oltranza
Spagna e Polonia non cedono sulla riforma del sistema di voto. Si fa sempre più concreta l'ipotesi di un'Unione a due velocità
di Marco Marozzi
BRUXELLES - Leszek Miller, primo ministro polacco, ha chiuso la bocca a tutti con un intervento durissimo. "Le vostre proposte, la bozza preparata da Giscard d'Estaing alla Convenzione, infrangono le regole di un dibattito democratico", ha gettato sul tavolo del gelido pranzo dei leader questo politico venuto dal freddo, che pur di essere a Bruxelles, nonostante le ferite subite in un incidente in elicottero, ha usato aereo speciale, sedia a rotelle e un busto ortopedico. Josè Maria Aznar invece taceva e non ha aperto bocca neanche dopo l'incontro con Berlusconi. Si gioca il tutto per tutto fino all'ultimo secondo, ogni carta è centellinata, ogni equilibrismo concesso. Ecco che allora in serata lo stesso Miller, dopo aver visto Berlusconi, dichiarava: "Ora sono più ottimista".
Verità impossibili, tentativi per un accordo che si dilatano nella notte, clima tesissimo nonostante le battute di Berlusconi. L'Europa del futuro nasce o non nasce così. Stamane l'Italia presenta l'ultima proposta, poi la maratona riprende fino a notte, domenica all'alba. Allora l'Europa conoscerà la sua sorte: se avrà una Costituzione e - nel caso - come sarà riuscita ad equilibrare richieste che fino all'ultimo si sono scontrate in una vera guerra diplomatica.
La grande attesa per la "formula", il "miracolo" che Berlusconi ha detto di avere "in tasca" ieri si è consumata fra ironie scettiche e relative aperture di credito. "Finora nessuna proposta concreta è stata messa sul tavolo", taglia corto Ana de Palacio, ministro degli Esteri spagnolo dopo l'incontro improduttivo del suo premier con Berlusconi. E un altro ministro, il belga Luis Michel: "Per fare la nuova Costituzione non serve un miracolo, ma la volontà politica". "Speriamo di aver capito bene che il presidente italiano ha in tasca una soluzione globale. Non siamo venuti qui certo per fare incontri bilaterali - commentava in serata il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker - Per ora non possiamo parlare di fallimento, ma ci sono pochi elementi per essere ottimisti". Idem il ministro tedesco Joshka Fischer: "Non oso dirmi ottimista" .
Nessuno concede nulla a nessuno, pur fra generali dichiarazioni di teorica disponibilità e altrettanto collettivi proclami di voler lavorare per il "successo" .
Tutto entrava nella trattativa notturna: i posti da commissari, i numeri di deputati, il peso degli euro-funzionari, le agenzie europee, i fondi strutturali. Persino il futuro di leader politici dati per interessati a una guida in Europa: da Aznar a Juncker e al belga Guy Verhostadt, fra i più attivi nel campo opposto ma attenti a non rompere davvero - come tanti - i ponti con nessuno. Sulla Costituzione si gioca davvero il futuro dell'Europa nel suo complesso.
Mentre Madrid, superesperta nelle trattative globali, sceglie di operare dietro le quinte senza grandi clamori, tutti si chiedono fino a che punto tirerà la corda la Polonia. Il più grande dei nuovi ammessi nel consesso europeo vuole avere lo stesso peso in voti (assicurato alla Spagna a Nizza nel 1999) di Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, molto più popolate.
Varsavia ancora ieri alternava minacce di veto e dichiarazioni di dialogo, ma contro le sue pretese, dopo Schroeder, è sceso in campo anche Jacques Chirac. "Nizza - ha attaccato - era l'anticamera indispensabile per l'allargamento. Era necessario riuscire perché non ci sarebbe stato l'allargamento e la Polonia non avrebbe potuto porsi questi problemi". E, difendendo il voto per Stati e popolazione, ha mandato un avviso pesante: "Spagna e Polonia farebbero bene a tenere conto che la loro posizione è incompatibile con l'idea e la visione che abbiamo della Ue allargata".
La minaccia è che si vada avanti, insieme a Francia, Germania e Benelux, qualunque cosa succeda: una prospettiva sposata, in positivo, anche dall'ambasciatore Antonio Puri Purini mandato ieri dal presidente Ciampi a Bruxelles. E ieri sera Schroeder, Chirac e Verhostadt si sono incontrati per i fatti loro, mentre anche Romano Prodi faceva altri incontri bilaterali.
Grandi movimenti, oltre ai tête-a-tête di Berlusconi. Tutti tirano per la giacca Tony Blair, chiedendogli di schierarsi. Lui in mattinata ha visto Schroeder e Chirac, poi i polacchi che lo indicano come "mediatore su cui molto puntiamo". Il premier britannico non si è sbilanciato, fermandosi alla constatazione che il vertice potrebbe anche fallire.
E intanto gli irlandesi, presidenti di turno Ue da gennaio, incrociano le dita: "Preghiamo ardentemente che i negoziati siano completati adesso perché abbiamo già un nostro programma", sospira il ministro per gli Affari europei, Dick Roche.
Verità impossibili, tentativi per un accordo che si dilatano nella notte, clima tesissimo nonostante le battute di Berlusconi. L'Europa del futuro nasce o non nasce così. Stamane l'Italia presenta l'ultima proposta, poi la maratona riprende fino a notte, domenica all'alba. Allora l'Europa conoscerà la sua sorte: se avrà una Costituzione e - nel caso - come sarà riuscita ad equilibrare richieste che fino all'ultimo si sono scontrate in una vera guerra diplomatica.
La grande attesa per la "formula", il "miracolo" che Berlusconi ha detto di avere "in tasca" ieri si è consumata fra ironie scettiche e relative aperture di credito. "Finora nessuna proposta concreta è stata messa sul tavolo", taglia corto Ana de Palacio, ministro degli Esteri spagnolo dopo l'incontro improduttivo del suo premier con Berlusconi. E un altro ministro, il belga Luis Michel: "Per fare la nuova Costituzione non serve un miracolo, ma la volontà politica". "Speriamo di aver capito bene che il presidente italiano ha in tasca una soluzione globale. Non siamo venuti qui certo per fare incontri bilaterali - commentava in serata il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker - Per ora non possiamo parlare di fallimento, ma ci sono pochi elementi per essere ottimisti". Idem il ministro tedesco Joshka Fischer: "Non oso dirmi ottimista" .
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Tutto entrava nella trattativa notturna: i posti da commissari, i numeri di deputati, il peso degli euro-funzionari, le agenzie europee, i fondi strutturali. Persino il futuro di leader politici dati per interessati a una guida in Europa: da Aznar a Juncker e al belga Guy Verhostadt, fra i più attivi nel campo opposto ma attenti a non rompere davvero - come tanti - i ponti con nessuno. Sulla Costituzione si gioca davvero il futuro dell'Europa nel suo complesso.
Mentre Madrid, superesperta nelle trattative globali, sceglie di operare dietro le quinte senza grandi clamori, tutti si chiedono fino a che punto tirerà la corda la Polonia. Il più grande dei nuovi ammessi nel consesso europeo vuole avere lo stesso peso in voti (assicurato alla Spagna a Nizza nel 1999) di Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, molto più popolate.
Varsavia ancora ieri alternava minacce di veto e dichiarazioni di dialogo, ma contro le sue pretese, dopo Schroeder, è sceso in campo anche Jacques Chirac. "Nizza - ha attaccato - era l'anticamera indispensabile per l'allargamento. Era necessario riuscire perché non ci sarebbe stato l'allargamento e la Polonia non avrebbe potuto porsi questi problemi". E, difendendo il voto per Stati e popolazione, ha mandato un avviso pesante: "Spagna e Polonia farebbero bene a tenere conto che la loro posizione è incompatibile con l'idea e la visione che abbiamo della Ue allargata".
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