Da Corriere della Sera del 05/12/2003

La magistratura militare concede a due detenuti di farsi assistere da un avvocato. Annunciato il rilascio di un centinaio di prigionieri catturati in Afghanistan

Dal talebano Johnny a Guantanamo: Bush cerca una linea meno dura

di Ennio Caretto

WASHINGTON - L’amministrazione Bush riesamina le leggi speciali contro il terrorismo mentre l’Italia discute se adottarle. Dopo avergliela negata per quasi due anni, la magistratura militare, che soppianta quella civile nel campo dei «nemici combattenti», ossia dei talebani, concede l’assistenza legale a due di loro: all’americano di origine saudita Yasser Esam Hamdi, detenuto dalla Marina a Charleston nella Carolina del Sud e all’australiano David Hicks, detenuto dall’Esercito alla base di Guantanamo a Cuba. Annuncia inoltre il rilascio a gennaio, o il ritorno in patria in attesa di processo, di un altro centinaio di prigionieri nella base cubana. Hamdi e Hicks verranno giudicati a Guantanamo da una Corte marziale ad hoc, a differenza di John Lindh, «il talebano Johnny», americano puro, condannato nel 2002 a 20 anni di reclusione da un tribunale ordinario a Washington.

Simultaneamente, la magistratura civile pone limiti al ministero della Giustizia nel campo dei terroristi presi negli Stati Uniti. Un caso riguarda Zacarias Moussaoui, un terrorista di Al Qaeda arrestato prima che partecipasse all’attacco alle Torri gemelle nel 2001: il ministero non gli concede di chiamare alcuni ex compagni a testimoniare in tribunale, e il giudice Leonie Brinkema vieta che sia condannato a morte. Un secondo caso riguarda una legge speciale del '96 che prevede la condanna di chi «appoggi materialmente» - se ne renda conto o no - un gruppo terroristico: per la condanna, decreta la Corte d’appello di San Francisco, occorre che il ministero provi che l'imputato sappia di finanziare o aiutare i terroristi. Ciò avviene mentre la Corte suprema, cui hanno fatto ricorso le associazioni dei diritti umani, annuncia che si pronuncerà sulle leggi speciali entro qualche settimana. Secondo il New York Times e il Washington Post non si tratta di una coincidenza: l'amministrazione Bush «cambia politica» scrivono i due giornali, per evitare le critiche; per rafforzare la propria posizione giuridica di fronte alla protesta popolare; perché incontra crescenti difficoltà nell’applicazione delle leggi speciali nelle aule dei tribunali; e perché le dure denunce internazionali minacciano di isolarla. In particolare il piano strategico per Hamdi e Hicks sarebbe di convincerli a dirsi colpevoli risparmiando in cambio la loro vita. La stessa linea sarebbe adottata per i talebani britannici, una concessione cruciale per il premier inglese Tony Blair.

Van Dinh è uno dei più celebri giuristi americani. Ha lasciato pochi mesi fa la direzione del ministero della Giustizia dove aveva contribuito alla stesura delle leggi speciali, tornando all’università di Georgetown. Definisce la decisione del Pentagono di fornire un difensore a Hamdi e Hicks «uno sviluppo importante ma non sufficiente». Dinh, che oggi ne contesta una parte, ammonisce che a Guantanamo l’amministrazione rischia di abusare delle leggi speciali, e ritiene che moderi l'atteggiamento «soprattutto per dissipare la sensazione d'ingiustizia che esse hanno generato all'estero e la paura di alcuni cittadini che finiscano per incidere sulla libertà e la democrazia in America». A suo parere, «adesso che la guerra al terrorismo ha compiuto progressi, il riesame delle leggi speciali deve andare avanti». Il giurista non smentisce che due siano le obiezioni fondamentali alle Corti marziali di Guantanamo: che il processo si svolge a porte chiuse, e che esiste possibilità d'appello solo al Pentagono e al presidente.

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