Da La Repubblica del 03/12/2003
Originale su http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/politica/alemus/pasdar/pasdar.html

Fini e Storace all'ultima sfida dopo una vita passata insieme dal Secolo d'Italia al partito, alle vacanze passate insieme

Lo Statista e il Pasdaran ex gemelli della destra

di Concita De Gregorio

ROMA - Sembrano fatti apposta per l'eternità, una di quelle coppie che nel cinema arrivano una volta nel secolo: il secco e il tondo, il freddo e lo sbracato, stanlio e ollio. Così diversi da trovarsi irresistibili, l'uno esattamente quello che manca all'altro, per sempre disgustati e attratti dai reciproci difetti.

Complementari, speculari, insieme perfetti. La vita dei gemelli diversi Fini e Storace è sul punto di separarsi, ora: tutte le telecamere sono puntate sul delicatissimo intervento di chirurgia politica che potrebbe condannarli entrambi, o salvarli per sempre e consegnarli ai loro distinti destini di capi. Hanno deciso di correre il rischio, uniti per la cintura uno di spalle all'altro non possono vivere più: Fini vuol fare (forse) il presidente del Consiglio dopo Berlusconi, e bisogna che sia misuratissimo amato dagli americani e da Israele affidabile e sensato, per nulla fascista. Ha un destino da statista europeo, così si immagina. Storace e i suoi camerati ciociari gli sarebbero d'impiccio.

Storace vuol fare (forse) il leader del partito dopo Fini, o accanto a Fini se gli toccherà di uscire da An, e tutte quelle giravolte e quei salamelecchi gli fanno venire l'orticaria. "Io la nostra gente la conosco, non sto mica chiuso nelle cabine di regia": la sua gente ha "Voglia di destra" dice lo striscione dell'Hilton, Bossi gli fa andare il sangue alla testa, il voto agli immigrati lo fa morir dal ridere e la fiamma non si tocca perché brucia.

Findus e Epurator. L'accorto subacqueo e il tifoso romanista. L'oratore misurato e il trascinatore battutista. "Meglio froci che laziali", disse una volta Storace a Scherzi a parte, poi si scusò. Però quando gli chiesero, a un comizio, "dì qualcosa di destra", tornò sul tema. Pesava ancora 115 chili, ora 90.

La fotografia nitida del rapporto tra i due è qui: "Una volta dissi a Fini: "io dico quello che penso". E lui: 'cerca di pensare a quello che dici'". Racconta, nel libro "Francesco Storace visto da Antonello Capurso", curato da Nicolò Accame figlio di Giano: "Fini ha un carattere esattamente contrario al mio, per cui a volte litighiamo a morte, solo che lui è un incassatore straordinario, non si arrabbia mai e la cosa mi manda ancora più in bestia. Non gli farei mai un torto, se ho una cosa da dirgli gliela dico apertamente al contrario di tanti cortigiani che ha attorno. E' una persona di cui ho persino soggezione".

E' stato per anni il suo addetto stampa. Si è inventato gole profonde e falsi dossier, lo ha fatto diventare Fini. Quello bravo in tv. Quello che vince i duelli. Forse politicamente sopravvalutato, come pensano in molti e fra questi D'Alema, il gelido a sinistra. Però efficace, sì.

Fini conosce l'entità del debito che lo lega al gemello. Quando la notte del 16 aprile del 2000 arrivarono i risultati delle regionali, e Storace aveva vinto con centomila voti in più di quelli della coalizione, il segretario lo abbracciò in lacrime: "Non ne ho mai dubitato".

Nascono a sette anni di distanza, come le loro figlie. Fini, 51, ne ha sette più di Storace, Giuliana - da poco diciottenne - sette più di Maria Lidia. Vengono da famiglie borghesi. Entrambi hanno un solo fratello maschio, più piccolo. Fini nasce a Bologna centro, Storace a Cassino, Ciociaria. Argenio Fini, scomparso nel '98, lavorava in una compagnia petrolifera. Era stato volontario nella Repubblica sociale italiana, divisione San Marco. Chissà cosa direbbe oggi. Un suo cugino, Gianfranco Milani, fu ucciso dai partigiani dopo il 25 aprile: Gianfranco porta questo nome in sua memoria.

Giuseppe Storace, rappresentante di commercio, è morto alla vigilia dell'ascesa del figlio alla presidenza della Regione. Fini è entrato nel Msi perché voleva andare a vedere "I berretti verdi" di John Wayne, "e i militanti di estrema sinistra che non volevano farmi passare". Storace perché folgorato da un manifesto di un uomo in catene davanti alla sezione di piazza Tuscolo, Roma. Non riuscivano a studiare "perché non ci facevano entrare all'università, ci picchiavano". Fini però si è laureato in pedagogia, tesi sui decreti delegati. Storace no e gli dispiace parecchio. Fini è sempre molto elegante, Storace solo di recente.

Marcello Veneziani: "Mi ricordo la prima volta che vidi Gianfranco, a Bari, me lo presentò Tatarella: sembrava Pippo Baudo".

Al Secolo d'Italia, da giornalisti, si incrociano un anno: l'82. Storace è ancora abusivo, Fini sta per entrare in Parlamento. Cinque anni prima Almirante lo aveva pescato, quinto in una lista di sette, per guidare il Fronte della Gioventù. Dicono che Donna Assunta nella scelta abbia fatto la sua parte. "Era così carino, moderato, adatto a mitigare i furori di quegli anni terribili". Al Secolo conosce Daniela Di Sotto, allora come oggi fascistissima, la sposa. Storace sposa Rita, incontrata alla festa di laurea di un amico, "aveva un viso bellissimo".

Nei Novanta l'armonia di coppia è assoluta. Storace: "Il mio ricordo più bello è un viaggio in Russia con Gianfranco e le nostre famiglie". Francesco era il capo ufficio stampa del partito, Gianfranco si fidava ciecamente. Poi la presidenza della Vigilanza Rai, Storace Epurator, anni belli anche quelli. Dal 2000 in poi, con il trionfo nel Lazio, i primi fastidi. Per i lacché di cui Gianfranco si circonda. Perché fa da vassallo a Berlusconi. Perché si fa mettere i piedi in testa persino da Bossi, che con le sue sparate contro 'Roma ladrona' contribuisce parecchio alla sconfitta delle provinciali.

Fini scrive la costituzione europea, firma un libro con la prefazione di Giuliano Amato. Storace lo rimprovera di andarsi a sedere nei banchi di An, a Montecitorio, solo quando c'è da votare il ddl Gasparri, "che poi quella legge non l'ha nemmeno scritta Gasparri". Fini pensa alla lista unica, Storace non la vuol sentire nominare. Fini guarda al Ppe, Storace nemmeno in fotografia. Fini chiede il voto per gli immigrati, Storace propone di farli votare a casa loro. "Io sono la destra in anticipo", dice, e Fini cos'è? Antifascista? "Ma perché dov'è, in Europa, oggi, il fascismo?".

Comizi, bandiere, chiamata alle armi. La soggezione è sparita, è l'ora dell'Hilton. Tutti gli occhi sul tavolo operatorio, i gemelli si separano. Qualcuno dice scissione, ma poi chissà. Anche da lontano le coppie così non si perdono mai.

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