Da Corriere della Sera del 05/11/2003

Fuoco sul quartier generale Usa a Bagdad. Berlinguer, correntone dei Ds: «L’abbattimento dell’elicottero è resistenza»

La Spagna richiama i diplomatici dall’Iraq

Aznar: «Solo un ritiro temporaneo». Assassinati in due giorni quattro giudici anti-Saddam

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Per il terzo giorno consecutivo, fortissime esplosioni scuotono Bagdad: i bersagli sono di nuovo un centro di comando Usa e il quartiere generale del Consiglio governativo iracheno, l’ex palazzo di Saddam Hussein sul fiume Tigri. Sembra che due dei quattro colpi di mortaio abbiano raggiunto depositi di munizioni, generando colonne di fiamme e fumo. Non ci sono state vittime, ma il Pentagono ha confermato che tre persone sono rimaste ferite. Altri due americani, però, sono caduti ieri in Iraq, uno nella stessa Bagdad l’altro a Tikrit, mentre a sud è stato ucciso un marine britannico. La situazione rimane tesa e la Spagna richiama il personale diplomatico, come hanno già fatto Olanda e Bulgaria. Il premier spagnolo Aznar nega che la Spagna stia abbandonando l’Iraq: «È ritiro temporaneo parziale per consultazioni».

Ma è un segnale allarmante: la Spagna, che di recente a Bagdad ha perso un ufficiale dei servizi segreti, è uno dei più importanti alleati degli Stati uniti in Iraq. In Italia, uno dei leader del correntone dei Ds, Giovanni Berlinguer, ha definito «un episodio di resistenza» l’abbattimento dell’elicottero in cui sono morti 15 soldati americani.

I comandi Usa parlano di una sanguinosa offensiva dei killer di Saddam Hussein contro i magistrati iracheni che collaborano con le forze di occupazione. Riferiscono dell’assassinio di quattro giudici, il più noto dei quali, Muhan Jabr al Shuweily, presiedeva il Tribunale contro i baathisti. Secondo fonti saudite, i baathisti hanno diviso l’Iraq in cinque zone per le operazioni terroristiche e preparano l’escalation del conflitto. E’ un forte monito che la sicurezza in Iraq va rafforzata. Per non avervi provveduto tempestivamente, due funzionari dell’Onu scampati alla strage di agosto a Bagdad, Ramiro Lopez da Silva e Tim Myat, rispettivamente capo della missione in Iraq e il responsabile della sicurezza, vengono sospesi dal segretario Kofi Annan fino a gennaio.

Per il presidente Bush, in visita nella California devastata dagli incendi insieme al governatore democratico uscente Gray Davis, e Arnold Schwarzenegger, quello repubblicano entrante, sono brutte notizie. Bush cerca di minimizzarle ribadendo che l’America «non si ritirerà dall’Iraq». Il presidente si concentra sui progressi dell’economia americana e sulla campagna elettorale. Ma perde terreno nei sondaggi d’opinione: secondo l’ultimo, il 44% gli voterebbe contro, solo il 38% a favore. Due elezioni a governatore, nel Kentucky e nel Mississippi, dove si è votato ieri, dovrebbero tuttavia a risollevarne le sorti. Entrambi gli Stati sono feudi democratici da circa trent’anni, ma i sondaggi danno in testa i due candidati repubblicani.

Nel Kentucky, il candidato vicino a Bush, Ernie Fletcher, era dato vincente con 9 punti di vantaggio sul democratico Chandler. Nel Mississippi, Haley Harbour, l’ex segretario del Partito repubblicano, era 2-3 punti sopra il governatore democratico Ronnie Musgrove. Bush ha partecipato di persona alla loro campagna, ha spinto l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani ad aiutarli. La loro vittoria sarebbe anche la sua. Dimostrerebbe che il presidente è in grado di strappare il profondo sud ai democratici, che ne avevano fatto il proprio dominio. E Bush si presenterebbe alle elezioni dell’anno prossimo con 29 governatori dalla sua parte, contro i 21 democratici.

Intervenendo in prima persona, il presidente si è però esposto a qualche rischio. Sia Chandler sia Musgrove lo avevano accusato di non sapere gestire il dopo Saddam e di avere perduto 3 milioni di posti di lavoro in America («il Terminator dell’impiego», lo ha chiamato Chandler). Forse per questo, Bobby Jindal, il candidato repubblicano in Louisiana, dove si voterà il 15 novembre, ha rifiutato l’offerta di Bush di incontrarlo e di tenere per lui alcuni comizi.

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