Da La Repubblica del 27/09/2003

Chi sono i registi della calunnia

di Giuseppe D'Avanzo

PERCHÉ la Casa delle Libertà, ovvero una maggioranza ampia, un governo forte sostenuto da un importante consenso popolare, decide di giocare la partita di Telekom Serbia con i figuri più torbidi del più recente passato: spioni, falsi spioni, neofascisti, mafiosi, truffatori, tutto il peggiore bestiario del sottobosco italiano? La domanda più essenziale, oggi, appare questa.

I fatti sono alquanto chiari. C’è l’acquisizione del 29 per cento della telefonia serba da parte di Stet/Telecom Italia. L’affare, avviato durante, il governo del centro-destra (1994), viene condotto dal governo del centro-sinistra in modo obliquo, e concluso peggio. Secretato il Closing memorandum. Le mediazioni miliardarie non trovano una ragione accettabile. Confonde ancora di più la trattativa l’apparente, assoluta indifferenza del governo (azionista di riferimento del monopolista della telefonia italiana) dinanzi a un affare che di fatto “salva” Slobodan Milosevic dalla spallata dell’opposizione.

Una coalizione di governo, consapevole della sua forza e anche dei suoi doveri istituzionali, avrebbe dovuto e voluto fare luce sull’affare con equilibrio e misura senza smarrire la determinazione. Accade invece che la Commissione, fin dai suoi primi passi, sia presa in ostaggio da un pugno di avvocati, parlamentari, magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria che non sembrano punto interessati ad accertare la verità. Appaiono soprattutto desiderosi di mettere in moto una macchina diffamatoria capace di stritolare la credibilità e il buon nome degli avversari politici, il presidente della Commissione europea Romano Prodi, il leader del maggior partito di opposizione Piero Fassino, l’ex-presidente del Consiglio Lamberto Dini che deve pagarla per aver tradito il Polo nel 1995.

L’ordito della trama si può vedere a occhio nudo. E’ un disegno che è ragionevole pensare programmato a tavolino. Quel che accade poi lo si può raccontare così. La commissione Telekom ha a disposizione un numero di consulenti che il presidente Enzo Trantino definisce con una formula istituzionalmente stravagante «intelligence», una squadra di tecnici (magistrati/ poliziotti/ carabinieri/ avvocati) che raccolgono informazioni utili a muovere le indagini contro le vittime designate. Bisogna dire chi fa parte di quell’intelligence. Ci sono due magistrati che hanno lavorato con il procuratore di Napoli Agostino Cordova; un funzionario della polizia di Stato che ha lavorato con i due magistrati; la moglie (magistrato) di un avvocato che lavora nello studio di Carlo Taormina; c’è un avvocato di Silvio Berlusconi. E’ questo gruppo che, a sentire il presidente Enzo Trantino, traccia il sentiero dell’indagine.

E’ interessante ricordare come. Recuperano imponente materiale investigativo e segreto di un’inchiesta sulla massoneria deviata. Veicolano verso la commissione una quantità di nomi saltati fuori dalle intercettazioni telefoniche. Dicono a Trantino che si tratta di personaggi abituati al riciclaggio. Non è vero, ma non importa. I commissari della maggioranza sono già in fregola perché sentono nell’aria l’odore del sangue e non vogliono curarsi dei particolari (ovvero di una accettabile verità). L’«intelligence», a questo punto, aggancia la compagnia di massoni, carabinieri infedeli, poliziotti corrotti, mafiosi, truffatori, spie vere e presunte alcuni dei quali vecchie conoscenze di Carlo Taormina che li ha difesi – a una provvidenziale lettera anonima inviata da un tale che si definisce fin da gennaio «amico della commissione e delle istituzioni». L’intelligence, diciamo così, non spiega alla commissione che la combriccola inviata a sedere a San Macuto aveva in animo appena due anni fa di «interferire (sono parole di Agostino Cordova) sulla vita politica italiana con pressioni esercitate su singoli elementi, consapevoli o inconsapevoli». E’ esattamente quel che accade, questa volta, addirittura con il timbro di una commissione parlamentare dove l’opposizione appare purtroppo pigra, distratta, intimorita, paralizzata.

La ruota della diffamazione può ora cominciare a girare sempre più velocemente spinta dagli organi di stampa e televisivi controllati direttamente o indirettamente dal Cavaliere e da una campagna politica che giunge a chiamare in causa con la voce dell’avvocato Carlo Taormina e del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi addirittura il presidente della Repubblica.

Ora qualche domanda è legittima. E’ sufficientemente chiaro chi sono i «manovratori» in loco della trama, ma chi sono e dove sono i registi dell’operazione? E’ possibile che una macchina di calunnia politica si organizzi con questa meticolosità (richiede conoscenza di atti istruttori, sapienza investigativa, dominio delle connessioni di un sistema criminale, spregiudicatezza politica) senza che ci sia chi ha autorizzato a metterla insieme, garantendo sostegno ai manovratori e impunità ai manovrati? Si può pensare che si muova contro la più alta carica dello Stato un attacco così infamante (e infamante perché se ne conoscono le fondamenta fangose) senza un avallo, un placet di chi guida la maggioranza del governo? Non servono tartuferie.

Berlusconi cosa sapeva di questo affare? Che cosa sapeva prima, che cosa ha saputo durante, che cosa ha saputo dopo?

In fondo, l’operazione che si è organizzata in Commissione Telekom puntava a creare una simmetria tra quanto accadeva a Berlusconi e Previti a Milano e quanto doveva invece stritolare Prodi e Fassino a Roma. Questa simmetria non sarebbe stata soddisfatta da un’accusa di responsabilità politica (Prodi e Fassino hanno finanziato un dittatore con i denari dello Stato). Era necessaria una responsabilità penale. Sono corrotti! Hanno intascato centinaia di milioni di dollari! Questa accusa di corruzione avrebbe bilanciato e azzerato le responsabilità accertate contro Previti come il ruolo di Berlusconi, se il suo Parlamento non avesse approvato una legge ad hoc.

E’ in questo passaggio l’inquietante significato politico di questa brutta storia come la risposta al perché la Casa delle libertà ha giocato così la partita Telekom. Un governo forte e una maggioranza ampia rinunciano a governare i problemi del Paese per organizzare costantemente l’aggressione violenta degli avversari politici e di tutti coloro che disturbano l’uomo al volante. Una vocazione alla violenza si rintraccia nel modo con cui la maggioranza ha condotto la Commissione. I più aggressivi, i più spregiudicati nel metodo e nelle volontà sembrano avere l’ascolto più attento di chi quella maggioranza guida. Questa abitudine all’agguato diffamatorio, al falso, al dossier velenoso e al ricatto riporta il Paese al tempo oscuro in cui l’Italia scopri che una consorteria massonica, raccolta nella loggia Propaganda2, si era infiltrata negli snodi essenziali delle istituzioni. Gli stessi metodi, gli stessi avanzi di quell’epoca sono al lavoro, chiamati alla ribalta da chi avrebbe bisogno soltanto di credere in se stesso per governare e invece soffoca il Paese condizionando la vita politica italiana con la violenza della calunnia.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Il deputato di An Italo Bocchino, interrogato dai pm di Torino sui rapporti con la finanziaria Finbroker
"Denaro al Roma, solo coincidenze le operazioni erano tutte regolari"
di Carlo Bonini su La Repubblica del 11/05/2005
La Procura di Torino chiede però l'archiviazione dell'inchiesta: il deputato non ne conosceva la provenienza
Telekom Serbia, soldi a Bocchino
Oltre due miliardi di lire al dirigente di An per risanare il "Roma"
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0