Da Corriere della Sera del 29/10/2003

La Cassazione decide il 17

Caso Previti una mossa tira l’altra

di Giovanni Bianconi

ROMA - Negli sconfinati corridoi del «palazzaccio» di piazza Cavour, sede della Corte di Cassazione, si discute da tempo della nuova richiesta avanzata da Cesare Previti di spostare il processo Sme da Milano a Brescia. Da prima ancora che il deputato-imputato la presentasse, tanto la mossa appariva scontata. E si diceva, nei conciliaboli tra uomini di diritto, che non sarebbe riuscita a impedire il verdetto ormai alle porte: la prevedibile istanza s’immaginava manifestamente infondata, e dunque respinta al mittente senza alcuna conseguenza. Così non è stato. Le 18 pagine firmate da Previti sono state giudicate «ammissibili» dai magistrati della VI sezione penale della Cassazione, d’accordo col primo presidente Nicola Marvulli. Istanza da discutere, dunque, ma subito. Il processo Sme è sospeso, ma l’udienza in cui si deciderà il suo destino è stata fissata per il 17 novembre, tempi brevissimi per la Corte Suprema. E nei corridoi del «palazzaccio», anche questo viene letto come un segnale. La decisione di dar credito all’istanza dell’ex ministro serve ad allontanare il sospetto di una casta togata che vuole condannarlo a tutti i costi, senza ascoltarne le ragioni; i tempi rapidi, però, dovrebbero garantire la possibilità di arrivare alla sentenza, se il processo dovesse rimanere a Milano. Nel merito della nuova richiesta previtiana, le previsioni più quotate parlano di bocciatura .

Sancire che un pm denunciato (per di più, in questo caso, da sodali politici dell’imputato), e quindi inquisito, debba abbandonare il processo pena il suo trasferimento ad altri giudici significherebbe creare una situazione fin troppo fragile per il futuro e per tanti altri casi. Che poco o nulla avrebbe a che fare con il «legittimo sospetto» sull’imparzialità dei giudici dovuto ai «fattori esterni» così come sono indicati anche nella legge Cirami, dichiaratamente ideata e approvata in funzione del processo Sme. Non è bastata a spostarlo al primo tentativo, ora Previti ci riprova. Sapendo anche lui, probabilmente, che al «palazzaccio» gli danno poche chances. Ma tentar non nuoce, e soprattutto fa guadagnare tempo.

La storia dei processi milanesi chiamati «toghe sporche» insegna che nei tempi morti dei dibattimenti, nuove strade si aprono improvvisamente per le difese. L’ultima volta è successo quest’estate: la nuova legge sulla sospensione delle udienze per chiedere il patteggiamento ha imposto uno stop durante il quale è stata innescata l’inchiesta sui pm Boccassini e Colombo, che ora Previti brandisce per cambiare giudici. Ottenendo un nuovo stop. Nel frattempo, che succederà in Parlamento?

Per lunedì prossimo la Camera ha messo in calendario la discussione in aula del disegno di legge Cirielli sulla concessione o negazione delle «attenuanti» per ridurre o aumentare le pene. A quel testo, ipotizzano i «maligni», potrebbe agganciarsi un emendamento già presentato in commissione quest’estate (chiamato Pepe, dal nome del deputato di Forza Italia che l’ha presentato) e poi decaduto perché i firmatari del disegno di legge a cui era stato applicato hanno ritirato il testo. Con quella modifica i giudici sarebbero obbligati a concedere le attenuanti agli incensurati (come Previti, per esempio), con la conseguenza di abbassare il tetto della pena e abbreviare i tempi della prescrizione del reato: al processo Sme sarebbe già tutto finito. Ora si ripresenta l’occasione, nella maggioranza non si esclude nulla e l’opposizione annuncia battaglia.

In piena estate, frattanto, alla Camera è spuntato un altro disegno di legge, primo firmatario il deputato di An Aurelio Gironda Veraldi. Prevede che il tempo della prescrizione, qualora il processo si sospenda per «legittimo impedimento» di un imputato o del suo difensore, si possa a sua volta sospendere per un massimo di 30 giorni, dopodiché ricomincia a decorrere. E nei processi milanesi che si trascinano da anni, di «legittimi impedimenti» ce ne sono stati tantissimi: se passasse com’è scritta un aiuto alla prescrizione potrebbe arrivare anche dalla «Gironda». Ma le previsioni sul fronte parlamentare sono premature. «L’importante è allontanare la sentenza, poi si vedrà», diceva giorni fa un avvocato di Previti commentando l’ennesima richiesta di sospensione appena presentata. Per ora la sentenza è allontanata. Poi si vedrà.

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