Da La Repubblica del 12/08/2003
Epurato il vertice dell'istituto di statistica nazionale: la posta in gioco sono le prossime elezioni
Putin "cambia" i sondaggi
Al Cremlino non piace l’opinione dei russi sulla Cecenia
di Renata Pisu
MOSCA – Addomesticare i risultati dei sondaggi di opinioni, far tacere la gente: oppure, farle dire quello che si preferisce. In Russia, come ovunque, si trovano istituti di statistica compiacenti, con il cliente, coni! potere. Mai però si era pensato che si potesse scatenare un attacco così duro – e dalle preoccupanti implicazioni – contro il più stimato istituto di studio dell'opinione pubblica, la VTsIOM, di proprietà statale ma, dalla data della sua fondazione, negli anni della glasnost di Gorbaciov, sempre diretta e gestita, in autonomia, da Jurij Levada, il primo docente di sociologia ("scienza borghese", così la si bollava allora) all'Università di Mosca nell'epoca di Krusciov, poi rimosso da Breznev con tutta la sua cattedra e altri duecento sociologi, praticamente tutti i sociologi dell'Urss.
Levada, che oggi ha settantadue anni, ricorda perché cadde in disgrazia, allora: dai suoi sondaggi – si preferiva chiamarli ricerche sul campo – risultava che nessuno leggeva gli editoriali della Pravda e che i figli di contadini non erano ammessi nelle migliori università. Ma adesso, si domanda Levada, cosa facciamo di sbagliato? E se vige un sistema democratico, cosa è mai sbagliato? Le opinioni dei cittadini, forse? Renderle note, forse? Domande retoriche perché Levada sa bene che proprio questo è lo "sbaglio" della VTsIOM. Avere reso noto, per esempio, che il 57 per cento dei russi sono favorevoli a negoziati di pace con gli indipendentisti ceceni e che oltre il 70 per cento di quelli che considerano i ceceni dei terroristi vogliono che la "sporca guerra" nel Caucaso finisca.
Certo, i sondaggi sulla Cecenia, resi noti alla fine del mese scorso, non hanno fatto piacere al Cremlino. E con ciò? Così stanno le cose, ovvero così dicono i nostri sondaggi. Ma nostri di chi? Si dà il caso che la VTsIOM sia di proprietà statale ma che, nel suo statuto, venga chiaramente specificato che nessun organismo pubblico può interferire nella sua attività. E, invece, ora si interferisce con una mossa che, dal punto di vista formale, è ineccepibile ma che, per Levada e non soltanto per lui, è «un'operazione scandalosa, disonesta, stupida e arrogante». È successo infatti che un nuovo consiglio di amministrazione formato da funzionari dei Ministeri dei Beni di Stato e del Lavoro, nonché dell'amministrazione presidenziale, sia stato nominato il 5 agosto all'insaputa di tutti, di Levada, dei suoi collaboratori, della stampa, e che entrerà in carica prima delle fine del mese. Levada, che alle epurazioni non è di certo nuovo, questa volta è furioso perché sostiene che oggi la repressione non offre nessuna possibilità di appello. «Qualcuno, in qualche posto, per qualche ragione, ha alzato un sopracciglio, e questo è tutto. Fine, silenzio», dice Levada. Ma lui sa, opinione condivisa da tutti i direttori di altri istituti di rilevazione statistica che sono stati intervistati dalla Nezavisimaja Gazeta, che i risultati del sondaggio sulla guerra in Cecenia possono avere infastidito il Cremlino e che la vera posta in gioco sono le prossime elezioni politiche e amministrative. Fate tacere la VTsIOM.
Levada, che oggi ha settantadue anni, ricorda perché cadde in disgrazia, allora: dai suoi sondaggi – si preferiva chiamarli ricerche sul campo – risultava che nessuno leggeva gli editoriali della Pravda e che i figli di contadini non erano ammessi nelle migliori università. Ma adesso, si domanda Levada, cosa facciamo di sbagliato? E se vige un sistema democratico, cosa è mai sbagliato? Le opinioni dei cittadini, forse? Renderle note, forse? Domande retoriche perché Levada sa bene che proprio questo è lo "sbaglio" della VTsIOM. Avere reso noto, per esempio, che il 57 per cento dei russi sono favorevoli a negoziati di pace con gli indipendentisti ceceni e che oltre il 70 per cento di quelli che considerano i ceceni dei terroristi vogliono che la "sporca guerra" nel Caucaso finisca.
Certo, i sondaggi sulla Cecenia, resi noti alla fine del mese scorso, non hanno fatto piacere al Cremlino. E con ciò? Così stanno le cose, ovvero così dicono i nostri sondaggi. Ma nostri di chi? Si dà il caso che la VTsIOM sia di proprietà statale ma che, nel suo statuto, venga chiaramente specificato che nessun organismo pubblico può interferire nella sua attività. E, invece, ora si interferisce con una mossa che, dal punto di vista formale, è ineccepibile ma che, per Levada e non soltanto per lui, è «un'operazione scandalosa, disonesta, stupida e arrogante». È successo infatti che un nuovo consiglio di amministrazione formato da funzionari dei Ministeri dei Beni di Stato e del Lavoro, nonché dell'amministrazione presidenziale, sia stato nominato il 5 agosto all'insaputa di tutti, di Levada, dei suoi collaboratori, della stampa, e che entrerà in carica prima delle fine del mese. Levada, che alle epurazioni non è di certo nuovo, questa volta è furioso perché sostiene che oggi la repressione non offre nessuna possibilità di appello. «Qualcuno, in qualche posto, per qualche ragione, ha alzato un sopracciglio, e questo è tutto. Fine, silenzio», dice Levada. Ma lui sa, opinione condivisa da tutti i direttori di altri istituti di rilevazione statistica che sono stati intervistati dalla Nezavisimaja Gazeta, che i risultati del sondaggio sulla guerra in Cecenia possono avere infastidito il Cremlino e che la vera posta in gioco sono le prossime elezioni politiche e amministrative. Fate tacere la VTsIOM.
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