Da Il Sole 24 Ore del 25/09/2003

«È il momento di scegliere l'Italia»

di Mario Platero

NEW YORK - Che l'America sia interessata a investire nel nostro Paese lo dimostra l'affluenza - senza precedenti - di finanzieri e imprenditori americani al New York Stock Exchange per l'evento «Invest in Italy», organizzato da Confindustria, Ice, Il Sole 24 Ore e Dow Jones, dove ieri mattina ha parlato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una dimostrazione di interesse che può essere di buon auspicio per invertire una tendenza finora non troppo positiva: gli americani ci pongono al diciassettesimo posto nel mondo come destinazione del loro stock di investimenti internazionali, e al tredicesimo nei flussi del 2002. Berlusconi, con il ministro dell'industria Antonio Marzano, il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, il vicepresidente per l'internazionalizzazione Giancarlo Cerutti, il presidente dell'Ice Beniamino Quintieri, il presidente di Pirelli e Telecom Marco Tronchetti Provera, e Arrigo Sadun del Tesoro, hanno cercato ieri di convincere gli americani che è giunto il momento di chiudere il gap tra l'”interesse” e la “decisione” per «andare avanti». Ieri c'è stato un primo appuntamento, l'avvio di un'offensiva che avrà altre puntate. E Silvio Berlusconi, smesso il mantello del politico alle Nazioni Unite e quello del tutore dei diritti umani alla cena organizzata dall'Antidefamation League, ha indossato quello del venditore, nel quale si trova ancora perfettamente a suo agio. Berlusconi aveva fatto della promozione degli affari italiani all'estero una delle missioni prioritarie del suo governo. E l'appuntamento più importante è arrivato ieri: la sfida per conquistare il cuore e il portafoglio di alcuni dei principali protagonisti della finanza e dell'imprenditoria americana deve averlo ispirato, perché, in linea con il costume americano, ha offerto una miscela di osservazioni istituzionali e personali. Sul piano tecnico è toccato al ministro Marzano spiegare che oggi il costo del lavoro è uno dei più bassi fra i Paesi europei e offrire una serie di dati e tabelle informative che dimostrano come il ritorno sugli investimenti delle multinazionali è più elevato da noi che in altri Paesi, come il nostro posizionamento geografico sia un “asset” da non trascurare. Soprattutto, come un investimento in Italia si traduce anche in un investimento duplice nell'immagine Italia: quella del prestigio di cui gode il made in Italy, ma anche quella di poter operare in un Paese che ha ottimi rapporti internazionali. Berlusconi ha ricostruito il suo impegno in politica. Ha attaccato i “comunisti”, ha riaffermato l'alleanza con gli Stati Uniti e la sua assoluta fedeltà «a un Paese che ha sacrificato le vite dei giovani per la nostra libertà». Il messaggio è chiaro: l'Italia è un Paese alleato, il più affidabile, con la Gran Bretagna, in Europa; ha già imboccato le riforme per il mercato; offre una forza lavoro di altissima qualità e specializzazione; investirà nelle infrastrutture e nella ricerca. Ma il presidente del Consiglio ha anche scherzato, ha provocato. Si è persino concesso osservazioni «politically incorrect». Per la delizia del suo pubblico, interessato e divertito, ha detto: «Abbiamo anche donne bellissime». Forse auspicando che il rapporto fra Italia e Stati Uniti possa rafforzarsi anche sul piano demografico. Ha poi ricordato le riforme fiscali e l'eliminazione della tassa di successione, «...potrei anche dirvi di venire a morire in Italia» ha detto, accoppiando la malaugurata affermazione con un piccolo scongiuro che forse gli ospiti non hanno compreso. Ma il centro dell'intervento è stato sulle riforme, quelle compiute e quelle ancora da compiere.

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