Da Wired News del 01/10/2002
Originale su http://www.wired.com/news/mac/0,2125,55305,00.html

Interfaccia grafica, la storia

di Leander Kahney

SPESSO SI PENSA allo sviluppo storico dell'interfaccia come a un processo regolare e ordinato. In pratica è andata così: negli anni Settanta i ricercatori del Palo Alto Research Center della Xerox hanno inventato le basi del meccanismo "punta e clicca" oggi così popolare: il mouse, le finestre, i menù. Poi la Apple si è impossessata dei risultati di quello studio e li ha diffusi a livello di massa, con il lancio del Macintosh, nel 1984. Dieci anni più tardi, la Microsoft li ha imitati, con Windows 95. Secondo questa prospettiva, alla Apple va la maggior parte del merito per l'introduzione dell'attuale interfaccia grafica. I nuovi sistemi, come Windows Xp, Mac Os X, Kde, o Gnome di Linux sono variazioni più o meno fedeli all'originale di quella prima tecnologia Mac. Ma alcune delle caratteristiche standard dell'interfaccia di oggi derivano da una fonte diversa e per molti versi ignorata: l'esperienza degli utenti e dei produttori indipendenti di software. Dai pesci piccoli, insomma. Il contributo di queste migliaia di persone è stato di gran lunga sottovalutato.

Alcuni dei caratteri distintivi della maggior parte delle attuali interfacce (come i menù autoconfigurabili o le finestre di dialogo sovrapponibili) sono nati dalle fantasie di individui che lavoravano al computer, a casa o in ufficio. La Apple ha semplicemente garantito il contesto necessario all'innovazione: un sistema operativo aperto e flessibile che consentiva ai terzi di modificare e ottimizzare l'interfaccia. L'azienda, nel corso degli anni Novanta, ha poi cercato di assumere questi "autori", incorporandoli e integrando i software di loro produzione nel Mac Os. «Logicamente ci siamo concentrati sulla funzionalità, ma c'erano moltissime altre idee del pubblico che alla fine non sono state sfruttate», osserva Frank Leahy, ex ingegnere software della Apple che si è occupato a lungo dell'interfaccia Mac e adesso lavora per Terra Lycos (la madre di Wired News). «In fin dei conti abbiamo tralasciato moltissime opportunità interessanti». Il risultato è stata comunque un'interfaccia matura e flessibile, che ha avuto un'enorme influenza ed è stata largamente imitata. Praticamente tutte le interfacce oggi esistenti (quelle dei telefonini cellulari, dei portatili e di vari apparecchi elettronici) hanno un debito con la Apple. Naturalmente, altri sistemi operativi presentavano intuizioni altrettanto fortunate per lo sviluppo di questa nuova tecnologia e nello stesso periodo ci furono anche altri progetti di ricerca, oltre a quello dell'azienda di Jobs. Amiga, Solaris della Sun, Next, perfino le prime versioni di Windows, hanno influenzato le modifiche successivamente apportate da terzi al Mac. Ma il fatto stesso di applicare quelle idee alla piattaforma della Apple, permetteva di raggiungere un pubblico molto più ampio.


INNOVAZIONE, UN'ONDA CHE ARRIVA DAL BASSO

La maggior parte delle modifiche agiva sulla grandezza delle finestre, dei menù e delle finestre di dialogo, insomma di quelli che sono rimasti gli elementi base del Mac Os fino alla versione 7 del sistema. Per esempio, verso la metà degli anni Novanta, Jorg Brown della Now Software ha introdotto i menù gerarchici autoconfigurabili. Un programma a distribuzione gratuita, WindowShade, ha invece lanciato l'innovazione delle finestre iconizzabili: in pratica quest'estensione del sistema ha consentito agli utenti di richiudere le finestre aperte, con un semplice colpo di mouse, mantenendole visibili sotto forma di barra con l'intestazione del file. La Apple ha poi incorporato questa caratteristica nel sistema 7 (questa opzione è poi scomparsa nell'Os X, ma è disponibile, e molto diffusa, una nuova versione del programma originario, WindowShade X http://www.unsanity.com/haxies/wsx/). Marc Moini ha invece creato per il sistema 8 un programma denominato Smart Scroll, che permette di scorrere le barre per vedere che porzione di un documento può essere visualizzata su un'unica finestra: questa possibilità era già presente in Amiga e ora si trova in qualsiasi sistema operativo a interfaccia grafica. Boomerang garantiva agli utenti del sistema 6 la facoltà di moltiplicare e salvare le finestre di dialogo, e il Dialog View di James Walker, nel sistema 7, aggiungeva a quelle stesse finestre varie icone colorate.

I menu Wysiwyg (What You See Is What You Get, ovvero "visualizza opzioni"), che mostrano i diversi caratteri tipografici, sono stati invece introdotti dal software Power On. La Microsoft li ha inseriti come nuovo tratto di Word 2000. Il SuperClock di Steve Christensen è stato uno dei primi orologi da desktop, anche se oggi questi sono dispositivi standard, presenti nella barra di comando sia del Mac che di Windows. Tra le altre modifiche, i programmi che mostravano un orologio da polso con le lancette che girano quando il sistema era intasato (nell'Os X quest'immagine è stata sostituita da quella di un mulino a vento) e la pattumiera che indica il cestino dove si trovano i file in attesa di essere cancellati (anche queste due opzioni oggi sono standard sia per Macintosh che per Pc). La lista potrebbe continuare all'infinito. Un inventario (http://www.euronet.nl/users/mvdk/utilities.html) davvero completo dei dispositivi disponibili nei primi sistemi si può trovare in System 6 Heaven. «Io credo che le vere innovazioni siano stati i piccoli ritocchi arrivati dal basso», commenta Lloyd Wood, che dirige un sito web (http://www.ee.surrey.ac.uk/Personal/L.Wood/kaleido...) dedicato a Kaleidoscope, programma di personalizzazione molto popolare alla metà degli anni Novanta.

Kaleidoscope (http://www.kaleidoscope.net/) è un ottimo esempio dell'impatto che può avere un programma in fin dei conti modesto e gratuito. Forse più di ogni altro fattore, questo software ha contribuito alla diffusione dell'attuale mania di customizzare qualsiasi cosa, dal desktop del computer all'interfaccia del palmare. Ideato da Greg Landweber e Arlo Rose, Kaleidoscope ha permesso agli utenti di stravolgere completamente l'interfaccia del Mac System 7, usando schemi di plug-in. Grazie a questo programma, gente di tutto il mondo ha creato centinaia di meravigliosi schemi tridimensionali scaturiti dalle più disparate fonti di ispirazione: dal metallo smaltato al bambù, da Hello Kitty a Guerre Stellari. Con Kaleidoscope si poteva anche cambiare il carattere tipografico del sistema, o aggiungere effetti sonori ad alcune funzioni (per esempio all'apertura e chiusura delle finestre). Questo software ha reso una moda la personalizzazione del Mac, e da allora questa stessa tendenza si è estesa ai cellulari (con la customizzazione delle mascherine e delle suonerie), a Windows (http://www.wincustomize.com/), a Linux (http://themes.freshmeat.net/) e ad altre piattaforme Unix (http://www.themes.org/), ai lettori Mp3 come Winamp (http://www.winamp.com/skins/) e Audion (http://www.panic.com/audion/faces.php), perfino a Windows Xp.
Annotazioni − Articolo in italiano edito su Boiler: http://www.enel.it//magazine//boiler//arretrati/110focuswired2.shtml
 
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