Da Corriere della Sera del 18/07/2003

Assegni per i figli e un superfondo per gli anziani

di Mario Sensini

ROMA - Il governo è pronto a mettere sul piatto almeno 500 milioni di euro già nel 2004 per il piano a sostegno delle nascite. La conferma è giunta ieri dal ministro del Welfare, Roberto Maroni, secondo il quale «la prima proposta del governo» al tavolo di confronto con le parti sociali sul Welfare, sarà proprio il piano a favore della natalità, con l’assegno minimo di 800 euro per ogni nuovo figlio, «da inserire nella prossima Finanziaria». Ma c’è di più, perché ieri Maroni ha anche confermato l’introduzione del nuovo Reddito di ultima istanza (Rui), che sostituirà il reddito minimo di inserimento, e soprattutto l’intenzione del governo di istituire un Fondo per i non autosufficienti. Che non ammonterà a 4 miliardi di euro, come previsto nella prima versione del Dpef, ma sarà quattro volte più consistente, anche se dovranno comunque pagarlo i contribuenti.

«Io e il ministro della Salute Girolamo Sirchia - ha detto ieri Maroni - abbiamo predisposto un disegno di legge per affrontare il problema degli anziani che non hanno mezzi e possibilità di badare a se stessi. Solo che questa cosa costa molto di più dei 4 miliardi di cui si è parlato. Noi pensiamo che servano almeno 16 miliardi di euro». Il piano Sirchia-Maroni è, in realtà, allo studio da un anno, e proprio le difficoltà di individuare le formule di finanziamento del piano ne hanno rallentato finora il cammino. Ora le idee sono più chiare, ma soprattutto è più chiara la volontà politica di procedere. «E’ evidente che il Fondo non può essere alimentato dalla spesa corrente, né appaltato alle compagnie di assicurazione. L’Rc auto mi basta» ha detto Maroni, aggiungendo che l’unica via è quella «di una tassa di scopo o di un’addizionale Irpef, che sarebbe preferibile perché terrebbe conto del reddito». Le tasse dei contribuenti, tuttavia, copriranno solo in parte le esigenze del fondo (che sarà affidato all’Inps) e dove confluirà una quota delle risorse destinate ai non autosufficienti oggi attribuite al Sistema sanitario nazionale. Che non dovrebbe andare incontro ad altri tagli, se si eccettua un probabile giro di vite sui farmaci. «Il Dpef appena approvato e la prossima Finanziaria confermano, per la sanità, le linee operative già delineate dalla Finanziaria passata» ha detto ieri il ministro Sirchia.

Se il Fondo per i non autosufficienti presenta qualche evidente difficoltà, il piano a favore della natalità sembra avanzare speditamente. «Pensiamo a un contributo di 800 euro per ogni nuovo figlio, come in Francia. Ma l’assegno sarà molto più consistente e aumenterà progressivamente per il secondo e per i figli successivi» ha detto Maroni, spiegando di aver sottoposto ieri il progetto al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, perché possa farsi carico della copertura finanziaria. «In Italia nascono ogni anno 500 mila bambini, di cui la metà sono primogeniti. Le risorse non sono ancora state quantificate con esattezza, ma fatti due conti serviranno almeno 500 milioni di euro l’anno» ha spiegato Maroni.

Il contributo «una tantum» ai figli, cui potrebbe seguire un assegno di accompagnamento commisurato al reddito, non sarà riservato solo alle coppie sposate, «perché l’obiettivo - secondo il ministro - è la natalità e non la famiglia». Assai più complicata, politicamente, sarà invece la decisione di estendere o meno il contributo ai figli degli immigrati nati in Italia. «Dovremo vedere» ha detto Maroni, possibilista, comunque, sull’ipotesi di inserire nella platea dei beneficiari gli immigrati che hanno la carta di soggiorno.

Nel 2004 sarà infine introdotto il nuovo Reddito di ultima istanza cofinanziato dalle Regioni, e che sostituirà il reddito minimo di inserimento, esperienza dichiarata chiusa dal Patto per l’Italia firmato dal governo con imprese e sindacati nel luglio del 2002.

Il tutto confluirà nel tavolo di confronto con le parti sociali sul welfare, dove potrebbe confluire anche il problema delle pensioni di invalidità. «Nessuno pensa di modificare i requisiti di legge per ottenere la pensione di invalidità, né di ridurli, ma dobbiamo pensare a un sistema più attento di controlli. I soldi vengono dall’Inps, ma gli assegni sono erogati attraverso le Regioni. Alcune provvedono direttamente, altre hanno delegato alle Province, altre ancora ai Comuni. Risultato è che ci sono abusi e forti irregolarità. Non si tratta di tornare al centralismo, ma un po’ di controlli non guastano» ha concluso Maroni.

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