ROMA - Non ci saranno tagli alla spesa sanitaria e alle pensioni di anzianità, né interventi sui contributi a fondo perduto alle imprese, nella manovra da 16 miliardi di euro messa in cantiere dal governo per il 2004. Ci saranno le una tantum per circa 10 miliardi di euro, ma il grosso della manovra strutturale, a parte una stretta sugli enti locali, deriverà dalla lotta all’evasione e soprattutto al sommerso, affidata a un Commissario straordinario. Il testo definitivo del Dpef varato dal governo risponde esattamente alle richieste della Lega Nord, che oggi esulta. «Scompare l’idea di far cassa sulle pensioni di anzianità. E’ stata dura, ma abbiamo vinto. Anche se la Lega non ha mai pensato di uscire dal governo. Ogni riferimento del Dpef alla previdenza - ha detto ieri il ministro del Welfare, Roberto Maroni - rimanda alla legge delega che è già in Parlamento».

Delega che sarà comunque rivista e rafforzata, perché tra gli obiettivi del governo contenuti nel Dpef restano l’adeguamento «delle erogazioni alla contribuzione», che non vuol dire come si potrebbe pensare il passaggio secco al sistema contributivo per tutti, e la «riduzione dei regimi speciali di favore», che significa un probabile intervento sulle pensioni dei dipendenti pubblici e sulle pensioni d’oro.

Ieri Maroni, che si propone di riconvocare le parti sociali per discutere della previdenza entro fine luglio, ne ha parlato con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che sembra condividere il progetto. «I conti pubblici sono in linea e continueremo a tenerli in linea. Quello che viene fuori è un andamento non soddisfacente dell’economia reale. C’è bisogno di riforme strutturali e bisogna - ha detto ieri Tremonti al Tg1 - che tutti abbandonino un po’ del loro egoismo, perché non si può fare una legge finanziaria a carico "degli altri", e perché questo Paese deve poter competere a livello internazionale».

La stretta sulle pensioni dei pubblici, che per una quota vengono parametrate all’ultimo mese di stipendio, e non come quelle dei privati alla media degli ultimi 5 o 10 anni di retribuzione, sembra alle porte. «Non è pensabile - ha detto Maroni - che a parità di stipendio e di contributi, un lavoratore pubblico percepisca una pensione più alta». Sulla contribuzione, Maroni pensa invece a un’omogeneizzazione della «selva contributiva, dove coesistono 40 aliquote diverse», e considera con interesse la proposta dei sindacati di eliminare la decontribuzione per i nuovi assunti prevista dalla delega, compensandola con il taglio degli oneri impropri che gravano sulla busta paga. Se ne parlerà al tavolo con Confindustria e sindacati, ai quali Maroni ha ricordato ieri il senso del dialogo sociale rilanciato dal Dpef. «Ha ragione Epifani quando dice che non sarà una Finanziaria scritta a quattro mani. Il governo discute, dialoga, poi però decide».

In ogni caso, ha spiegato Maroni, gli interventi sulle pensioni (per le quali la spesa crescerà del 21% da qui al 2007) produrranno effetti «sul lungo periodo», mentre nel breve la cassa verrà assicurata dalla lotta al sommerso. «Nominerò un Commissario straordinario per coordinare Polizia, Guardia di Finanza, Nas e Ispettorati del lavoro. L’Ocse dice che in Italia l’economia sommersa vale 400 miliardi di euro. Se anche recuperassimo il 2 o il 3% di questa somma, la manovra sarebbe fatta», ha detto Maroni.

Il nuovo Dpef esordirà in Parlamento martedì prossimo, con l’audizione del ministro Tremonti alle commissioni congiunte di Camera e Senato. Giovedì 24 sarà ascoltato il Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Le risoluzioni di Camera e Senato sul Dpef sono in calendario per il 30 luglio.