Da Corriere della Sera del 19/07/2003

Il dramma politico

La fine di un uomo impaurito che ora fa tremare Blair

Il rancore per essere stato coinvolto potrebbe averlo portato al suicidio

di Alessio Altichieri

Queste cose accadono nei film. Uno scienziato senza gloria, di quelli che nascondono segreti dietro l’anonimità, viene trovato morto in cima a una collina, nella brughiera inglese. Ma stavolta lo scienziato è un uomo vero, si chiama David Kelly, e conosce i segreti delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Poi in quei film, dove le spie hanno gli occhi ironici di Sean Connery o lo sguardo rassegnato di Michael Caine, c’è un improvviso cambio di scena: un primo ministro, di cui magari si vedono solo le mani, ordina che sia fatta luce. Ma oggi del premier, che nella realtà ha nome Tony Blair, s’inquadra anche il viso, teso e impaurito: le immagini tv vengono dall’altro capo del mondo, da Tokio, tappa d’un viaggio planetario. Nei film a questo punto tocca ai capi degli 007 - spesso con il volto di Judy Dench - far partire la spy-story. La realtà invece è un dramma politico: forse Blair dovrebbe tornare subito a Londra, forse i Comuni dovrebbero riunirsi d’urgenza, forse dovrebbero cominciare a cadere teste. Il governo britannico trema davvero, e non è un film. Non si sa come sia morto il Dr. David Kelly, microbiologo col passato d’ispettore delle Nazioni Unite: si pensa al suicidio, visto il rancore che aveva confessato alla moglie Janice, ma l’angoscia giustifica anche la morte naturale, per infarto, e nel referto provvisorio della polizia, «morte non spiegata», sta pure l’omicidio. Ma, per la politica, è dramma comunque: nella saga dell’Iraq, non quella della guerra guerreggiata in Mesopotamia, ma quella britannica dei dossier compilati per mostrare quanto fosse malvagio Saddam, poi demoliti da errori, da dubbi, da inchieste giornalistiche e udienze parlamentari, questa morte segna un punto di non ritorno. La fine di David Kelly tinge di tragico la partita che, per settimane, s’è giocata tra Downing Street, ufficio del premier e del suo braccio destro Alastair Campbell, il quartier generale della Bbc, che accusa Campbell di avere manipolato i dossier per convincere alla guerra una nazione scettica, e il Parlamento di Westminster, dove si sono tenute le audizioni. David Kelly, che dal 1991 al 1998 aveva ispezionato l’Iraq, aveva una volta raccontato: «Non avrei mai pensato, al tempo dell’invasione del Kuwait, che Saddam avrebbe occupato dieci anni della mia vita». Né, tanto meno, che l’avrebbe condotto alla morte.
La storia, benché complicata, è nota. Il primo dossier di Downing Street, pubblicato nel settembre del 2002, dice che le terribili armi di Saddam possono colpire entro 45 minuti dall’ordine di impiegarle. E’ un’accusa, si capisce, che fa spavento: quel Saddam va fermato, Bush e Blair hanno ragione, non è il caso di farsi scrupoli: la gente si lascia, un po’ alla volta, convincere. E il nome di David Kelly, consulente del ministero della Difesa, è sconosciuto.
Ma dopo la guerra, visto che le armi non si trovano, sorgono i dubbi. I giornali, pure quelli conservatori che avevano appoggiato Blair, sentono puzzo di bruciato, sospettano che lo «spin doctor» Alastair Campbell abbia manipolato i dossier, esagerando alcuni aspetti e, grave crimine politico, inducendo il premier a mentire in Parlamento. Ma chi s’espone è un giornalista della Bbc con trascorsi al Times e al Telegraph , Andrew Gilligan, il quale accusa Campbell d’avere reso affascinanti («sexed up») i dossier, inventando o enfatizzando il dettaglio dei 45 minuti. Ancora nessuno s’occupa di Kelly, ma lui comincia a soffrire.
Perché la battaglia è feroce. Campbell, interrogato ai Comuni, dice che quel dettaglio viene dai servizi segreti, accusa la Bbc di «dire bugie senza uno straccio di prova». Ed è assolto. L’emittente di Stato, orgogliosa d’essere la più imparziale al mondo, non accetta d’essere imputata: tutti i capi difendono Gilligan e, benché la sua accusa si basi su una fonte sola, non indietreggiano.
E’ a questo punto che Kelly, spaventato dall’enormità dello scontro, confessa al ministero: sono io che ho incontrato Gilligan, ma non gli ho mai detto che Campbell era responsabile della manipolazione. Il suo nome, che doveva restare segreto, diventa di pubblico dominio. Convocato ai Comuni, interrogato sotto l’occhio delle tv, lo scienziato non sa che dire: «Non credo di essere stato la fonte principale di Gilligan», borbotta. Ma non accetta nemmeno di essere stato strumentalizzato dal ministero della Difesa. E’ distrutto: la barba bianca di uomo innocente, la giacca stazzonata, lo sguardo basso rivelano la pena di un uomo che non comprende il gorgo politico in cui è trascinato. Ingenuo, il dottor Kelly, nell’ammettere d’avere parlato alla Bbc? O invece spietato il ministro della Difesa, Geoff Hoon, che voleva usare lo scienziato per svergognare Gilligan? O piuttosto imprudente la Bbc, ad accusare il governo sulla base d’un solo testimone, che ovviamente non era Kelly? Domande vecchie, queste: la morte nella brughiera inglese di uno scienziato impaurito pone interrogativi sul futuro di Alastair Campbell, sull’intrigo di dossier e di spie che sostenne la guerra in Iraq e, in fin dei conti, sulla politica di Tony Blair.

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