Da Corriere della Sera del 17/07/2003
L’ex agente della Cia Cannistraro, consulente del Congresso: «I documenti valutati a livello politico»
«In casi come questo i servizi segreti informano l’esecutivo»
di Ennio Caretto
WASHINGTON - «Il governo italiano voleva fare bella figura. Voleva mostrare all'America di potere fornire una buona collaborazione. Sapeva che l'Iraq era importante per l'amministrazione Bush». Così Vincent Cannistraro, ex agente della Cia in Italia ed ex direttore dell'antiterrorismo a Washington, ricostruisce la genesi del Nigergate, lo scandalo delle accuse di Bush al rais di avere tentato di procurarsi materiale nucleare in Africa. «Non che il vostro governo avesse ordinato ai servizi segreti di fabbricare prove contro il rais» prosegue l'ex 007, un consulente del Congresso. «Ma li aveva sguinzagliati nella speranza che ne trovassero qualcuna».
Ha la certezza che questo sia il retroscena?
«Non ho prove concrete in mano. Ma parliamo della fine del 2001, un periodo speciale. Le stragi dell'11 settembre hanno scatenato la caccia ad Al Qaeda e gli alleati sono ansiosi di aiutarci. Sebbene non lo abbia reso pubblico, il presidente Bush ha già deciso di affrontare Bagdad, e cerca una giustificazione, il possesso di armi di sterminio da parte del rais, dei legami con Bin Laden. Il vostro governo è tra i più zelanti nell'appoggiarci».
Secondo lei, il dossier viene esaminato a livello di governi?
«In casi come questo in tutti i Paesi i servizi segreti devono informare l'esecutivo. A quale livello il dossier sia arrivato in Italia non lo so. Ma al minimo in qualche ministero qualcuno lo ha visto. Le smentite non mi convincono. Da noi so che lo vide il Pentagono, e sospetto che lo abbia visto anche la Casa Bianca».
Nella recente visita in Senegal, Bush parlò dell'uranio e dell'Iraq con il presidente del Niger. Ne parlerà con Berlusconi a Crawford domenica?
«Dubito che ne discutano personalmente, ma è probabile che ne discutano i loro consiglieri. La questione ormai è politica. Sicuramente ne parleranno Bush e il premier inglese Blair, atteso alla Casa Bianca oggi».
Ha la certezza che questo sia il retroscena?
«Non ho prove concrete in mano. Ma parliamo della fine del 2001, un periodo speciale. Le stragi dell'11 settembre hanno scatenato la caccia ad Al Qaeda e gli alleati sono ansiosi di aiutarci. Sebbene non lo abbia reso pubblico, il presidente Bush ha già deciso di affrontare Bagdad, e cerca una giustificazione, il possesso di armi di sterminio da parte del rais, dei legami con Bin Laden. Il vostro governo è tra i più zelanti nell'appoggiarci».
Secondo lei, il dossier viene esaminato a livello di governi?
«In casi come questo in tutti i Paesi i servizi segreti devono informare l'esecutivo. A quale livello il dossier sia arrivato in Italia non lo so. Ma al minimo in qualche ministero qualcuno lo ha visto. Le smentite non mi convincono. Da noi so che lo vide il Pentagono, e sospetto che lo abbia visto anche la Casa Bianca».
Nella recente visita in Senegal, Bush parlò dell'uranio e dell'Iraq con il presidente del Niger. Ne parlerà con Berlusconi a Crawford domenica?
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