Da La Repubblica del 22/12/2002
Una battaglia per la dignità
di Nelson Mandela
UN FAMOSO poeta ha detto: "I codardi periscono molte volte prima della loro morte. Gli uomini coraggiosi, invece, conoscono la morte una sola volta". Ci sono tante persone nel mondo che possono aiutare a vincere, attraverso il loro coraggio, la lotta contro l'Aids. Spesso mi chiedono chi sia per me un vero eroe. Rispondo che per me non è qualcuno che ricopre una posizione importante. Anzi, considero eroi le persone semplici, uomini e donne comuni, che si impegnano per combattere la povertà ovunque sia. ente che si preoccupa di curare malattie diaboliche come è l'Aids.
Finché ci saranno questi piccoli, grandi eroi, il mondo continuerà ad avere speranza. L'Aids oggi provoca più morti di qualsiasi guerra, carestia o calamità naturale. Sta devastando le nostre famiglie, ha reso impossibile il lavoro negli ospedali, priva le scuole di studenti e professori. L'economia ne soffre, e ne soffrirà sempre di più, perde lavoratori, produttività e profitto.
Le case farmaceutiche devono dimostrare coraggio e prendersi finalmente le loro responsabilità. Finora hanno sfruttato la drammatica situazione sanitaria che esiste nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, per caricare sulle medicine prezzi esorbitanti che vanno al di là della normale capacità di spesa dei governi e dei malati. Questo comportamento è totalmente sbagliato e deve essere condannato con ogni mezzo. E bisogna che cadano al più presto i veti alla diffusione dei prodotti a basso costo.
La priorità dei governi del continente africano deve essere oggi riuscire a prevenire l'espandersi del virus e dare medicine agli ammalati. Esperienze come quelle già realizzate in Uganda, Senegal e Tailandia dimostrano che è possibile. Il Sudafrica ha avuto ragione e diritto nel voler ricorrere a medicine generiche che costano molto meno di quelle tutelate da brevetto.
Finora, non è stato fatto tutto ciò che era possibile per convincere le case farmaceutiche a cambiare il loro approccio. Credo che non ci sia nulla di più importante: l'arma del dialogo deve essere vincente. Se andiamo avanti con un chiaro piano per convincere l'industria a stabilire prezzi abbordabili per tutti gli ammalati, sono sicuro che il risultato sarà positivo.
Ho visto morire una nipote e due pronipoti di Aids. Non c'è nessuna vergogna ad ammettere di avere una malattia e che potrebbe essere fatale. Quando ero in prigione ho avuto la tubercolosi. Da uomo libero ho combattuto con un cancro alla prostata. E ogni volta l'ho detto pubblicamente senza che nessuno mi discrimini per questo. Lancio un appello a riflettere su come ci comportiamo: non dobbiamo trattare i sieropositivi come se fossero portatori di un marchio d'infamia. Dobbiamo abbracciarli e amarli. Dobbiamo lottare contro la povertà e per i diritti umani. Ma dobbiamo anche imparare a essere vicini ai nostri cari e incoraggiarli a non perdere la speranza. La determinazione a vivere è importante quanto le medicine.
Finché ci saranno questi piccoli, grandi eroi, il mondo continuerà ad avere speranza. L'Aids oggi provoca più morti di qualsiasi guerra, carestia o calamità naturale. Sta devastando le nostre famiglie, ha reso impossibile il lavoro negli ospedali, priva le scuole di studenti e professori. L'economia ne soffre, e ne soffrirà sempre di più, perde lavoratori, produttività e profitto.
Le case farmaceutiche devono dimostrare coraggio e prendersi finalmente le loro responsabilità. Finora hanno sfruttato la drammatica situazione sanitaria che esiste nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, per caricare sulle medicine prezzi esorbitanti che vanno al di là della normale capacità di spesa dei governi e dei malati. Questo comportamento è totalmente sbagliato e deve essere condannato con ogni mezzo. E bisogna che cadano al più presto i veti alla diffusione dei prodotti a basso costo.
La priorità dei governi del continente africano deve essere oggi riuscire a prevenire l'espandersi del virus e dare medicine agli ammalati. Esperienze come quelle già realizzate in Uganda, Senegal e Tailandia dimostrano che è possibile. Il Sudafrica ha avuto ragione e diritto nel voler ricorrere a medicine generiche che costano molto meno di quelle tutelate da brevetto.
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