Da La Repubblica del 30/05/2003

Dopo l'accordo di pace con i palestinesi oltre cento "villaggi" illegali dovranno essere sgombrati

I coloni sfidano la "road map" nuovi insediamenti a Hebron

di Pietro Veronese

GERUSALEMME — Negli alloggi prefabbricati di Havvat Maon, poco più di container appoggiati alla cima di una collina, presso Hebron, è tornato ieri un piccolo gruppo di coloni israeliani decisi a fare di tutto per restare. Nemmeno tre mesi fa la località era stata fatta sgomberare dai militari; adesso il problema ricomincia. Il ritorno dei coloni di Havvat Maon non poteva avvenire in un momento più molesto per il primo ministro riel Sharon: lo stesso giorno in cui si preparava all’incontro con il premier palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
I coloni di Havvat Maon sono quattro gatti ma la loro iniziativa giova a ricordare all’opinione pubblica israeliana e internazionale quale sarà la più spinosa questione interna che il governo di Sharon dovrà risolvere, se vuol progredire sulla via della pace. Per i palestinesi la questione numero uno è il terrorismo; per Israele sono gli insediamenti. Nell’ultimo trentennio sono stati costruiti e popolati decine e decine di abitati israeliani all’interno dei territori palestinesi; ma il problema acuto sono quelli illegali, che sorgono per iniziativa autonoma di gruppi di persone ispirate da convinzioni estremiste – solitamente alcune famiglie – senza alcuna autorizzazione. Il piano di pace (la «road map») prevede che questi insediamenti illegali vengano eliminati. Il fatto è che sono più di cento. E, da ieri mattina, uno in più. Il movimento dei coloni si oppone al nuovo processo di pace e ha deciso di convocare una grande manifestazione la prossima settimana a Gerusalemme.

Secondo gli ultimi sondaggi la maggioranza degli israeliani è con Sharon. il 56 per cento degli intervistati dal quotidiano Yediot Aharonot è favorevole alla «road map», anche se una maggioranza ancor più consistente si dice convinta che si tratti di un’imposizione americana e pensa che il processo di pace non eliminerà il terrorismo. Nella minoranza, comunque, ci sono anche i coloni e il problema per il primo ministro è che si tratta di oppositori poco numerosi ma molto rumorosi e bellicosi.
Nei due anni in cui ha governato Israele, Ariel Sharon è stato un promotore della politica degli insediamenti. Numerosi partiti estremisti ai quali fanno capo i coloni facevano e fanno parte delle coalizioni. Secondo il movimento pacifista Peace Now sono 34 i villaggi israeliani edificati nei territori palestinesi da quando Sharon è primo ministro (non quelli spontanei e illegali, ma abitati in piena regola). La popolazione totale dei coloni è di oltre 210 mila persone. Ma da quando si è incominciato a parlare della «road map» gli Stati Uniti hanno ripreso a premere per una moratoria degli insediamenti. Bush lo ha chiesto esplicitamente in un discorso pronunciato il 4 aprile. In passato analoghi appelli erano stati totalmente ignorati da Sharon, ma adesso la pressione americana è troppo forte.

Di tutte le presenze di coloni israeliani nei territori palestinesi quella di Hebron è probabilmente la più esplosiva. Si tratta infatti di una piccola comunità, seguace di un rabbino ultra-estremista, completamente isolata e circondata dalla popolazione araba. La tensione è sempre altissima.

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