Da La Stampa del 10/06/2003
Nuovo appello di Abu Mazen a Hamas
di Aldo Baquis
TEL AVIV - Nel tentativo di rilanciare la realizzazione della Road Map, superando gli effetti contrari provocati dagli ultimi cruenti attacchi palestinesi, il premier palestinese Abu Mazen ha pubblicamente esortato Hamas a riprendere il dialogo con l'Anp mentre il suo omologo israeliano Ariel Sharon ha suscitato l'ira dei coloni ordinando lo sgombero di alcuni avamposti non autorizzati, e in maggioranza disabitati. Il premier palestinese ha convocato una conferenza stampa per rispondere alle critiche mossegli dalle correnti radicali nei Territori e per ribadire che le posizioni da lui espresse a Bush al vertice di Aqaba «erano state concordate con il presidente Arafat e riflettevano le sue convinzioni».
Hamas, la Jihad islamica e anche esponenti di Al Fatah avevano accusato Abu Mazen di voler liquidare l’Intifada armata e di aver ignorato nel proprio discorso questioni fondamentali come il diritto del ritorno dei profughi, le sofferenze della popolazione palestinese, la liberazione dei prigionieri. Non a caso Abu Mazen ha voluto ieri accanto a sè il veterano dei detenuti palestinesi, il settantenne Abul Sukkar, liberato nei giorni scorsi da Israele dopo 27 anni di reclusione. E ha ribadito di essere personalmente impegnato nel rilascio di altri prigionieri (il numero complessivo assomma a 10 mila, a suo parere). Quindi ha rinnovato l'appello per la fine immediata di tutti gli attacchi. «Vogliamo intraprendere la via del negoziato, vogliamo un dialogo che riporti la calma. Chi decidesse di tirarsi indietro se ne assumerà la responsabilità. I dirigenti islamici hanno per il momento respinto il nuovo appello.
Nel frattempo Sharon, pur contestato dagli ultranazionalisti al congresso del Likud, ha deciso di mantenere gli impegni assunti ad Aqaba e ha ordinato lo smantellamento di alcuni avamposti non autorizzati eretti in Cisgiordania dai coloni, la cui leadership ha lanciato una campagna di mobilitazione generale in cui ha accusato Sharon di «premiare il terrorismo palestinese» con la rimozione forzata degli insediamenti illegali.
Hamas, la Jihad islamica e anche esponenti di Al Fatah avevano accusato Abu Mazen di voler liquidare l’Intifada armata e di aver ignorato nel proprio discorso questioni fondamentali come il diritto del ritorno dei profughi, le sofferenze della popolazione palestinese, la liberazione dei prigionieri. Non a caso Abu Mazen ha voluto ieri accanto a sè il veterano dei detenuti palestinesi, il settantenne Abul Sukkar, liberato nei giorni scorsi da Israele dopo 27 anni di reclusione. E ha ribadito di essere personalmente impegnato nel rilascio di altri prigionieri (il numero complessivo assomma a 10 mila, a suo parere). Quindi ha rinnovato l'appello per la fine immediata di tutti gli attacchi. «Vogliamo intraprendere la via del negoziato, vogliamo un dialogo che riporti la calma. Chi decidesse di tirarsi indietro se ne assumerà la responsabilità. I dirigenti islamici hanno per il momento respinto il nuovo appello.
Nel frattempo Sharon, pur contestato dagli ultranazionalisti al congresso del Likud, ha deciso di mantenere gli impegni assunti ad Aqaba e ha ordinato lo smantellamento di alcuni avamposti non autorizzati eretti in Cisgiordania dai coloni, la cui leadership ha lanciato una campagna di mobilitazione generale in cui ha accusato Sharon di «premiare il terrorismo palestinese» con la rimozione forzata degli insediamenti illegali.
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